Torna alla Home
 
Prologo di un successo.
Nome in codice: Das Revier.
Inverted Novel.
La storia di Derrick.
La scelta del nome.
Il supervisore.
Cronaca di un successo.
Il cartoon.
Il mio nome è Derrick.
Assalto al treno.
Un ispettore in carriera.
Il cardinale.
Un eroe in quattro terzi.
Il segreto di Derrick.
La sindrome di Tappert.
Il secondo uomo.
La carriera di Fritz.
La carriera di Harry.
Orme di piccoli piedi.
Due amanti per Harry.
La seconda vita di Fritz.
L'autore di Derrick.
Bundesfilmpreise.
Il dottor Traut.
Il produttore di Derrick.
Una famiglia in giallo.
Atmosfere musicali.
Sonata di morte.
Il suono dell'orchestra.
Direttori a confronto.
Le tracce di Derrick in Italia.
Illustri fans.
Celebri detrattori.
Italiani veri e finti.
Il testimone oculare.
La voce di Derrick.
Il restauro di Derrick.
L'ufficio di Derrick.
Qui Squadra Omicidi.
Fedeltà nei dettagli.
Dove abita, ispettore?
Le donne di Derrick.
Derrick ha acciuffato una donna!
L'auto di servizio.
Derrick comics.
La biblioteca di Derrick.
La mediateca di Derrick.
Il Catalogo.

 

Due esperti del giallo all’italiana, Oreste del Buono e Laura Grimaldi ne parlano come di un ottimo prodotto in grado di sposare il rigore dell’indagine con l’azione e un ritmo credibile.

Secondo Franco Enna – invece – è statico, robotico e tradizionalista, "Il serial non dice nulla di nuovo, una volta visto un episodio si ha l’impressione di averli visti tutti".

Loriano Machiavelli – autore dei soggetti per la serie «L’Ispettore Sarti» – non accetta l’idea innovativa della "trama rovesciata" in cui lo spettatore è spesso più informato sui fatti che non il poliziotto.

Andrea Pinketts, scrittore seguace della "scuola dei duri", non apprezza l’ispettore proprio perché troppo normale: "La logica diventa "spettacolare" solo se appartiene a un essere irrazionale. Che senso ha un detective sensato?".

 

 

La squadra omicidi al completo in una scena di "Delitto sul Transeuropa Express", screenshot ZDF)
La bustina di Minerva.

"Le storie dell’ispettore Derrick sono molto seguite. A lume di buon senso critico, non ci sarebbero ragioni per cui Derrick dovrebbe piacere". Così iniziava Umberto Eco nella sua rubrica settimanale La Bustina di Minerva su "L’Espresso". Con pungente ironia lo scrittore tenta di spiegare al lettore, e forse anche a se stesso, quali siano i punti di forza della serie. Se la quotidianità delle vicende, le ambientazioni vaghe "per non negare ad alcuno la possibilità di sentirsi nella propria città" sono annoverati tra gli elementi positivi, Eco sostiene anche che "Derrick arriva a intuire la verità non perché sia diabolicamente intelligente, ma perché è sensibile all’interlocutore, non ne diffida mai completamente, prende sul serio i suoi patemi – e pensiamo quanto diverso sia Colombo, che invece diffida sempre. Certo anche a Colombo, come a Derrick, alla fine dispiace di aver rovinato il colpevole; ma a Colombo dispiace perché in fondo, in questa lotta di reciproche astuzie, l’avversario – così diverso da lui – gli era diventato quasi simpatico; Derrick soffre alla fine perché il colpevole lo amava sin dall’inizio, come uno zio". Recuperando il contenuto del saggio di Calabrese, Eco conclude affermando che "Derrick è mediatore tra realtà e immaginario perché rende normali le sensazioni narrate e invoca una normalità parallela nei suoi spettatori: "è il trionfo della mediocritas, intesa appunto come stare nel mezzo, e diventata valore invece che anonimato. Ed è inutile fare gli snob: fa sentir bene tutti, anche chi si ritiene superiore, perché fa rifiorire in ciascuno la mediocrità che si credeva di aver rimosso".

Derrick in "L'intruso". (Screenshot ZDF)