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La nuova produzione di Ringelmann mostrava dall’inizio caratteristiche innovative soprattutto sul piano della sceneggiatura. L’assassino era conosciuto dallo spettatore sin dall’inizio. Si trattava di una inversione nel classico schema del poliziesco, una "trama rovesciata" come la chiamano gli americani. Diversamente da quanto accadeva nei telefilm di Erik Ode nei panni del commissario Keller, colui che si fosse trovato dall’altra parte del teleschermo spesso sarebbe stato a conoscenza di un maggior numero di fatti od elementi – economici alla risoluzione del giallo – di quanti non ne avrebbe conosciuti invece l’investigatore stesso. La tensione sarebbe scaturita dal contrasto psicologico e privo di violenza che si sarebbe venuto a creare tra Derrick ed il colpevole. «L'idea del colpevole conosciuto fin dall'inizio può riuscire; il miglior esempio è "Colombo". Ma poi deve scatenarsi un vortice attorno al delinquente, come in "Colombo". Nel primo gruppo di sceneggiature - ricorda Horst Tappert - non vorticava un bel niente, regnava la calma piatta». Nessuna novità, d’altra parte, per quanto poteva riguardare i contenuti delle sceneggiature di Reinecker: anche Derrick – come il suo predecessore – avrebbe indagato su delitti "a sfondo sociale". Purtroppo, come scrissero i critici dell'epoca, i dialoghi che Reinecker scriveva avevano la stessa originalità delle previsioni del tempo. I responsbili della ZDF si accorsero in tempo che qualcosa non funzionava e decisero subito di correggere il tiro: gli spettatori dovevano essere tenuti in sospeso, dovevano sapere o non sapere esattamente quello che Derrick sapeva o non sapeva. Herbert Reinecker era dispiaciuto del cambiamento, ma non poteva chiudere gli occhi davanti alla necessità. Scrisse così delle nuove storie concepite secondo il classico schema poliziesco del whodunit che furono girate subito ed inserite tra le puntate del primo blocco di «Derrick». |
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Horst Tappert e Fritz Wepper al lancio della serie. (Foto ZDF) | ||||
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L’idea iniziale si basava su un film di 90 minuti strutturato in due "tempi". In una prima parte veniva commesso il delitto ed in una seconda si giungeva alla soluzione, all’esplicazione dei motivi che avevano spinto il colpevole a commetterlo; intenzione dell’autore era seguire ed analizzare le vie ed i metodi che portano al delitto, quelle che Reinecker definì die Wege des Verbrechens. Con queste nuove sceneggiature l’autore Herbert Reinecker intendeva distaccarsi dal consueto modello che film e romanzi con questo tipo di soggetto avevano seguito fino ad allora. Il morto all’inizio e quindi la domanda: chi è l’assassino? Il colpevole non doveva essere la figura nascosta in un rebus ma sarebbe già stato conosciuto sin dall’inizio, così da fare emergere completamente il mondo dell’Uomo-assassino. Il motivo principale di questa novità era analizzare come e perché l’Uomo arriva compiere un delitto. Sopra: la premiazione della Goldene Kamera del 1980. Da sinistra: Horst Tappert e Fritz Wepper. All'estrema destra Herbert Reinecker e "il commissario" Erik Ode. (Foto: Goldene Kamera)
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