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(diario della crisi: 2010 - Ventisettesimo mese di SESSANTA minimo)
P.S. qualcuno vocifera di un ventennio critico
Il 2010 sarà un anno difficile e duro (speravo di no)
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La seconda grande pioggia di carta …..
13/05/2010
Di F. Allegri
Quando l’anno scorso il Presidente uscente e pure quello entrante degli USA fecero l’iniezione di liquidità alle loro banche gli europei si divisero in 2 partiti: gli scettici e i critici.
Non ci fu nessuno che disse lo faremo anche noi e per quel che ne so sono il primo a dire l’abbiamo fatto anche noi.
La cifra che è stata stanziata è minore per un motivo: gli USA hanno avuto 16 anni di malgoverno, noi qualcuno in meno; non ci sono altre grosse differenze.
Guardando agli USA si può vedere che il grande salvataggio non ha risollevato quella economia e si può dire che questa seconda grande pioggia di carta non farà il miracolo nemmeno in Europa.
Questa iniezione di carta ci darà quei mesi di tranquillità che ho preannunciato nell’articolo precedente, resta all’orizzonte la questione islandese e quella portoghese.
Soprattutto l’ultima perché si tratta di un grande paese con un doppio debito pubblico e privato e il secondo è vasto più del primo. A settembre daremo una valutazione finanziaria appropriata del piano di salvataggio e capiremo se vale anche per quel paese.
Dell’Italia parlerò un’altra volta!
Oggi mi concentro ancora una volta sul vero grande malato: gli Stati Uniti di America.
A Febbraio c’era stato l’ultima caduta delle borse dovuto alla speculazione e queste si sono ripetute a distanza di 3 mesi per un motivo: è in discussione una riforma che limiterà il numero degli speculatori e renderà il lavoro più difficile agli squali medi e piccoli. Si ritorna alla Glass Seagall, nulla di più e nulla di meno salvo sorprese.
Washington non farà la regolamentazione severa auspicata da tanti, forse sarebbe bastato il divieto di vendere futures allo scoperto. Nader ha proposto la creazione di un ente di tutela del risparmiatore, c’è un emendamento al Congresso, ma l’approvazione sarà difficile.
Ho tradotto l’altro ieri una lettera di Dennis Kucinich ai suoi elettori titolata: “Concentrarsi sull’economia” scritta all’indomani dalla sconfitta elettorale democratica in Massachusetts.
A mio avviso tale lettera (che ho già pubblicato) ha un valore culturale.
Kucinich non dimostra di capire la gravità della crisi, ma nonostante questo suggerisce una cura che definirei Europea e social democratica.
Lui chiede al Presidente di creare nuovi posti di lavoro, di aiutare le persone con un’ipoteca sulla casa, di tutelare risparmiatori, pensionati e pensionabili.
A Febbraio la ripresa americana doveva ripartire da una maggiore tutela sanitaria e da un maggiore contrasto agli interessi assicurativi che in parte abbiamo visto. In parte c’è stata quella riforma sanitaria che Kucinich chiedeva, ma solo in parte visto che lui rimanda a domani il Medicare per tutti.
Cosa propose Kucinich contro la crisi? Eccolo: “MA CIÒ CHE VA FATTO È DI RIPRENDERE L’INIZIATIVA NEL NOSTRO PAESE PER CREARE MILIONI DI LAVORI PORTANDO L’AMERICA A REALIZZARE LA RICOSTRUZIONE DELLE NOSTRE STRADE, PONTI, ACQUEDOTTI, FOGNATURE – MILIONI DI LAVORI CON UN’INIZIATIVA DETTA WORKS GREEN ADMINISTRATION CHE CI AIUTERA CON IL DESIGN, L’INGEGNERIA, LA MANIFATTURA, L’INSTALLAZIONE E IL MANTENIMENTO DI DECINE DI MILIONI DI MICRO TECNOLOGIE EOLICHE E SOLARI. ABBIAMO MOLTI MODI DIVERSI CHE POSSIAMO USARE PER FAR MUOVERE ANCORA LA NOSTRA ECONOMIA. MA DOBBIAMO SFIDARE WALL STREET. DOBBIAMO SFIDARE LE BANCHE.”
In Europa si parla troppo di salvataggio e rigore, l’America non lo fa! Si preoccupano meno del deficit e anche noi dovremmo guardare in cosa si trasformeranno queste enormi quantità di carta.
Faccio mia la raccomandazione di Kucinich: “Non possiamo permettere alle banche di accumulare ancora capitale mentre gli affari a Main Street deperiscono senza investimenti. Non si può permettere alle banche di continuare a pagare alti premi mentre allo stesso tempo gli americani lottano per sbarcare il lunario.”
L’Europa non ha avuto 16 anni di malgoverno, ma non ha nemmeno una linea unica e forte per uscire dalla crisi. Non siamo ancora fuori dal tunnel ma abbiamo fatto una corsa in avanti: serviranno altre spinte forti o l’intelligenza? Oggi non posso rispondere.
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