Profeti e Patriarchi

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Profeti

Isaia

Profeta ebreo é uno dei cinque maggiori profeti biblici.

Considerato insieme ad Elia uno dei profeti più importanti di tutta la Bibbia, gli succederanno Geremia, Ezechiele e Daniele.

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Isaia Profeta

Isaia, il cui nome che significa "il Signore salva", era il figlio di Amoz e nacque nell'anno 765 a.C. circa, apparteneva alla Tribù di Levi, consacrata al culto divino. Isaia é considerato con Elia uno dei profeti più importanti di tutta la Bibbia, poi gli succederanno Geremia, Ezechiele e Daniele. Il peso politico datogli dal suo essere profeta lo rese un personaggio molto in vista nel suo tempo; la sua attività politica e profetica fu costantemente impegnata a denunciare il degrado morale portato dalla prosperità del paese.

Isaia nelle profezie svela che il Regno di Giuda sarà punito da Dio, attraverso l'Assiria, per le sue infedeltà e immoralità. Dal disastro sfuggirà solo una piccola parte che sarà il germe del nuovo popolo messianico. Le Profezie si chiudono con la promessa della restaurazione, e dal ceppo davidico spunterà il Messia che regnerà eternamente in Sion.

I primi anni di attività del profeta riguardano l'ultimo periodo del regno di Uzzia e la guerra siro-efraimita. La prosperità riflette il tempo di Uzzia, perdiodo durante il quale é esaltata la potenza militare: "Il suo paese é pieno di cavalli, e ha carri a non finire".

Nel suo ciclo profetico é sottolineata anche l'importanza dell'alleanza con l'Egitto. Contro il partito filo-egiziano Isaia suggerisce una politica di fedeltà ai patti con l'Assiria, che si realizza nell'ultimo periodo della sua vita, durante il tempo di Ezechia, dopo la grande crisi prodotta dall'invasione di Sennacherib. In due quadri grandiosi sono descritti lo sterminio di Edom e il ritorno a Sion degli ebrei per una via santa che attraverserà il deserto, divenuto per l'occasione un roseto.

Ritroviamo, nell'appendice storica, la descrizione dell'invasione di Sennacherib, con la profezia di Isaia, e la malattia di Ezechia con la guarigione miracolosa.

La predicazione del Profeta Isaia riguarda la vita del popolo ebraico: il culto, la politica, la vita sociale, la vita economica. Isaia interviene continuamente nella vita della sua città, nell'atteggiamento dei suoi re e nel comportamento dei suoi concittadini. La sua parola esprime il giudizio di Dio sulla storia e sull'umanità, rappresentate la prima dall'insieme delle potenze mediorientali e dall'Egitto, la seconda dal popolo ebraico stesso.

La prima parte del Libro biblico a lui dedicato é un richiamo alla conversione come unico atteggiamento per evitare l'intervento punitivo di Dio che si concretizzerà nell'esilio. In essa vengono condannate le stesse realtà portanti della vita e della storia d'Israele che ormai non "portano frutto". É condannato con veemenza il culto liturgico staccato dall'impegno vitale. É condannata la concezione di appartenenza al popolo di Dio che porta ad agire nell'ingiustizia, nell'egoismo e nel non riconoscimento della dignità dell'uomo, soprattutto se debole.

Nella seconda parte, Isaia mostra di preoccuparsi di un giudeo vivente verso la fine dell'esilio babilonese e parla della prossima liberazione d'Israele, del suo ritorno in Palestina e dell'inaugurazione del "Regno di Dio". Il tempo della schiavitù é terminato, Ciro farà rientrare gli ebrei dall'esilio, tutto é opera di Dio. Riappare la figura del "servo di Dio" che, sofferente per il popolo, chiederà ed otterrà la salvezza per esso. La liberazione dall'esilio é il primo passo verso l'era messianica e, al popolo che si lamenta per il ritardo nella salvezza, Isaia non perde occasione per sottolineare che la causa sta nei suoi peccati.

Questa seconda parte contempla dunque un messaggio di consolazione e di liberazione, che raggiunge Israele in un momento particolare della sua storia, quando si ritrova fiaccato e prostrato dalla potenza babilonese. Questa liberazione storicamente é vista nella persona di Ciro, il re persiano che nel 538 consentirà il ritorno degli Israeliti nella loro terra.

Sul piano della fede biblica, invece, anticipa la figura del Messia che attuerà la liberazione definitiva attraverso il dono della vita con la sua offerta in riscatto di tutti.

La terza parte del libro comprende un grande canto di gioia per il ritorno dall'esilio. Questo ritorno é visto come un secondo esodo. In esso é descritta la gioia, i prodigi e la festa del primo esodo, quello dall'Egitto. Gerusalemme e Sion sono il punto di arrivo, ma anche di partenza per proclamare la salvezza ricevuta. Tutti sono chiamati a sperimentare la realtà di questo secondo esodo: sia quelli che di fatto sono ritornati dall'esilio, sia quelli che sono rimasti in Gerusalemme. A questi ultimi é chiesto un "esodo sul posto", ossia un'uscita da se stessi per andare incontro al prossimo, attraverso la pratica del digiuno e del culto sincero.

Il nucleo centrale della dottrina di Elia é la santità di Dio, pertanto tutto il popolo di Israele deve aspirare a diventare santo. Fu un profeta brillante nel parlare e seppe attaccare, con sottile ironia, certi costumi e riti pagani praticati da molti. Nel timore di contaminazioni pagane, fu contrario a qualsiasi alleanza con popoli stranieri. Secondo Isaia il regno futuro si sarebbe realizzato attraverso coloro che avrebbero accolto senza riserve le richieste di Jahvé. A capo di tale regno vi é il re Messia, discendente di David, l'Emmanuele, il Dio-con-noi. Il testo biblico descrive il Messia come l'Emmanuele che sarebbe stato concepito dal grembo di una Vergine e come il virgulto che sarebbe germogliato dalla radice di Iesse, descrivendolo quindi come vero Dio e come vero Uomo. Lo stesso Gesù, secondo quanto riportato nel Vangelo di Luca, sceglie un brano di Isaia per iniziare la sua predicazione.

Isaia, vedendo che le sue ultime profezie si rivolgevano a "sordi che non volevano ascoltare", si ritirò dalla vita pubblica, seguendo il consiglio di Dio: "Chiudi questa testimonianza, sigilla questa legge tra i miei discepoli [...]. Ora vieni e traccia queste cose in loro presenza sopra una tavola, e scrivile in un libro, perché rimangano per i giorni futuri, per sempre". La sua generazione non gli dava ascolto, ma vi avrebbero prestato orecchio le generazioni future. Isaia tramandò quindi i suoi oracoli a una cerchia di fedeli che li conservò con amore e li trasmise ai posteri, probabilmente rivisti alla luce degli ultimi insegnamenti di Isaia stesso.