Profeti e Patriarchi


Patriarca - Profeta

Profeti

Daniele

Daniele (620 a.C.- 530 a.C.) è l'ultimo dei quattro profeti maggiori.

Daniele, di nobile famiglia giudea, è un adolescente quando viene deportato a Babilonia dove eserciterà il servizio di profeta.

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Daniele Profeta

Daniele è un profeta ebraico del VI secolo a.C. Il suo nome in ebraico significa "Dio giudica". È considerato l'ultimo dei quattro grandi profeti dell'Antico Testamento cristiano, perché il suo libro è ritenuto contenere profezie su Gesù Cristo. Il nome "Daniele" compare anche nel Libro di Ezechiele come figura proverbiale di saggio. Il profeta Ezechiele, infatti, lo assimila a Noè e a Giobbe.

Daniele è di nobile famiglia giudea e da adolescente viene deportato a Babilonia, dove esercita il servizio di profeta. Il re ebbe dei sogni che lo spaventarono. Allora emanò un ordine che gli fossero condotti tutti i sapienti di Babilonia, affinché potessero dare delle spiegazioni. Vennero maghi, indovini, astrologi, caldei ma non seppero dare spiegazioni. Infine fu portato Daniele, e il re raccontò i sogni: "Se dunque riesci a farmene conoscere il significato, indosserai la porpora, porterai una collana d'oro e sarai terzo nel governo del regno" (Dn 5,16).

Daniele rifiutò i doni e fece conoscere il significato al re. Allora per ordine di Baldassarre, Daniele fu vestito di porpora, gli fu messa la collana d'oro al collo e si proclamò che sarebbe terzo nel governo del regno. Ma in quella stessa notte Baldassarre, re dei Caldei fu ucciso e Dario, il Medo, ricevette il regno all'età di sessantadue anni. Nel Capitolo 6 del Libro di Daniele si narra che a Dario piacque preporre al governo delle province centoventi satrapi con a capo tre ministri, di cui uno fu Daniele. Daniele si distingueva per la bravura, tanto che il re pensava di dargli autorità su tutto il regno.

Perciò i ministri e i satrapi cercavano un pretesto, una mancanza per poter accusare Daniele, ma non riuscivano a trovare né un pretestò né una mancanza. Astutamente cercavano qualcosa che riguardasse il suo Dio. E proposero al re Dario di emettere un editto: "Chiunque, entro trenta giorni, rivolgerà una preghiera a qualsiasi Dio, o uomo, fuorché a te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni". Condiscendente al consiglio, il re Dario firmò il documento del divieto.

Gli istigatori del decreto, andarono da Daniele e lo sorpresero che rivolgeva preghiere e suppliche al suo Dio e riferirono al re che Daniele aveva osato infrangere la legge. Il re udito questo, rimase molto afflitto, ma si mise in cuore di salvare Daniele. Ma questi nemici ricordarono al re che qualunque divieto o comando abbia fatto il re è irrevocabile. Allora Dario ordinò che Daniele fosse preso e gettato nella fossa dei leoni, e l'imboccatura fosse sigillata con una grossa pietra. Il re passò la notte in digiuno, verso l'aurora si recò in gran fretta alla fossa dei leoni, e quando vi fu vicino chiamò Daniele, il quale rispose: "il mio Dio ha mandato il suo Angelo che ha chiuso la bocca dei leoni ed essi non mi hanno fatto alcun male". Il re si rallegrò e ordinò di trarre fuori Daniele dalla fossa e fu trovato indenne, poiché aveva avuto fiducia in Dio.

Allora il re dette ordine e furono presi quelli che avevano diffamato Daniele e vennero gettati nella fossa dei leoni, essi, le loro mogli e i loro figli. Non avevano ancora toccato il fondo della fossa, che i leoni si lanciarono su di loro e stritolarono tutte le loro ossa.

A Daniele furono rivelati misteri concernenti gli avvenimenti futuri relativi al suo popolo Israele, alla riedificazione di Gerusalemme e del tempio di Salomone. Egli vide in visione "Queste bestie enormi, apparse in numero di quattro, sono quattro re, che sorgeranno sulla terra, ma poi riceveranno il regno i santi dell'Altissimo e lo possederanno per sempre, in eterno. [...]

La quarta grande bestia più terribile delle altre tre aveva dieci corna". In mezzo a queste corna spuntò un altro piccolo corno, il quale aveva occhi di uomo e abbatté tre delle precedenti corna; questo piccolo corno proferiva grandi cose e simbolicamente rappresenta l'Anticristo che farà guerra ai santi. Le quattro bestie vengono distrutte e i loro corpi vengono arsi per sempre.

"Io stavo contemplando nelle visioni notturne: or ecco venire nelle nubi del cielo uno come un Figlio d'Uomo, il quale s'avanzò fino all'anziano e fu condotto davanti a lui, che gli conferì potere, maestà e regno, sì che tutti i popoli, le nazioni e le genti di ogni lingua lo servivano. Il suo potere è un potere eterno che non passerà, e il suo regno non sarà mai distrutto". (Dn 7, 13-14).

La profezia di Daniele può considerarsi come il punto di arrivo dell'intervento di Dio in tutta la storia precedente del Popolo eletto ed apre nuovi orizzonti per la storia futura del Regno promesso.