Profeti e Patriarchi


Patriarca - Profeta

Profeti

Abacuc

Sant'Abacuc, profeta, davanti all'iniquità e alla violenza degli uomini preannunciò il giudizio di Dio, ma anche la sua misericordia, proclamando: "Il giusto vivrà per la sua fede".

Martirologio Romano, 2 dicembre, n. 1.

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Abacuc Profeta

Abacuc è del VI secolo a.C., contemporaneo del profeta Daniele e l'incontro tra i due è narrato nel passo deuterocanonico (Dn 14,33-39).

Lo stato morale di Israele nel tempo di Abacuc era sprofondato in una serie di vizi, sui quali prevaleva un'idolatria grossolana dominata dall'esaltazione dell'uomo, che indignava e rattristava il profeta, il quale tuttavia era rischiarato dall'insegnamento divino.

Dio non è indifferente di fronte all'iniquità del suo popolo e lo castiga per mezzo dei Caldei. "Fino a quando, o Eterno, griderò, senza che tu mi dia ascolto? Io grido a te: "Violenza!" e tu non salvi! Perché mi fai vedere l'iniquità e tolleri lo spettacolo della perversità? E perché mi stanno dinanzi la rapina e la violenza? Vi sono liti, e sorge la discordia. Perciò la legge è senza forza e il diritto non fa strada, perché l'empio aggira il giusto, e il diritto n'esce pervertito" (Ab 1,2-4).

Il dramma si svolge nel cuore e nella coscienza di Abacuc, l'angoscia lo opprime davanti a ciò che sta accadendo e fa sorgere in lui delle domande così dolorose, da fargli fortemente sentire la necessità di abbandonarsi a Dio per essere liberato dal suo profondo turbamento. Lui è un uomo di fede e si domanda "fino a quando?", la sofferenza lo prova; la sua fede ha bisogno di essere sorretta nella sua debolezza e illuminata, e trova una risposta nella misericordia di Dio. Quel grido "fino a quando?" è il grido della sua fede, quella fede che ha già insita la certezza di una riposta a tempo e luogo da parte di Dio; tuttavia l'attesa è lunga e sofferta, e in essa Abacuc accetta la tribolazione come una prova necessaria. Perché Dio permette il male? Com'è possibile che egli dimentichi i suoi, indifesi in mezzo a tutta la malvagità dell'uomo? Il profeta riceve risposta alle sue domande, che sono anche le nostre di oggi: bisogna passare per un tempo di apprendimento doloroso, prima di comprendere ciò che Dio vuole produrre nel cuore dei suoi, che attraversano i giorni della prova.

"Forse contro i fiumi, Signore, contro i fiumi si accende la tua ira o contro il mare è il tuo furore, quando tu monti sopra i tuoi cavalli, sopra i carri della tua vittoria? Tu estrai il tuo arco e ne sazi di saette la corda. Pausa Fai erompere la terra in torrenti; i monti ti vedono e tremano, un uragano di acque si riversa, l'abisso fa sentire la sua voce. In alto il sole tralascia di mostrarsi, e la luna resta nella sua dimora, fuggono al bagliore delle tue saette, allo splendore folgorante della tua lancia. Sdegnato attraversi la terra, adirato calpesti le genti. Sei uscito per salvare il tuo popolo, per salvare il tuo consacrato.

Hai demolito la cima della casa dell'empio, l'hai scalzata fino alle fondamenta. Con i tuoi dardi hai trafitto il capo dei suoi guerrieri che irrompevano per disperdermi con la gioia di chi divora il povero di nascosto. Hai affogato nel mare i suoi cavalli nella melma di grandi acque. Ho udito e fremette il mio cuore, a tal voce tremò il mio labbro, la carie entra nelle mie ossa e sotto di me tremano i miei passi. Sospiro al giorno dell'angoscia che verrà contro il popolo che ci opprime. Il fico infatti non germoglierà, nessun prodotto daranno le viti, cesserà il raccolto dell'olivo, i campi non daranno più cibo, i greggi spariranno dagli ovili e le stalle rimarranno senza buoi" (Ab 3,8-17).

Abacuc ha capito che il giudizio finale delle nazioni e le sciagure che cadranno su di esse hanno per scopo la gloria di Dio. Comprende quale deve essere l'atteggiamento dei giusti in attesa dell'opera immensa della redenzione. E sa che i pensieri di Dio sono rivelati solo agli uomini di fede, quella fede che rende presenti le cose che si sperano e convince su cose che non si vedono. E anche se, sotto il giogo della debolezza umana, si lamenta che Dio non ascolta il suo grido, l'Eterno non perde occasione di dimostrargli di averlo ascoltato: gli spiega quanto siano giusti i giudizi che fa scendere sul suo popolo e sui nemici del suo popolo; e gli insegna che il giusto ha come risorsa la fede in Lui.

Anche se inizialmente si lamentava per debolezza di fede, ora il profeta può esclamare di aver udito il Suo messaggio, perché Egli lo ha ascoltato: "ora ho udito", ho la conoscenza dei tuoi pensieri, li ho afferrati per fede! Dio che non gli nasconde nulla, lo tratta da amico, gli rivela i suoi pensieri più segreti, e Abacuc adesso è in piena comunione col suo Signore; ha compreso: Dio ha gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male, ed ora si rallegra in Lui, per le perfezioni del Suo agire e comprende il suo amore.

Il profeta comprende l'insegnamento che vale per ogni tempo e in ogni circostanza: "Il giusto vivrà per la sua fede"! Il Signore gli raccomanda di essere paziente, perché i giusti devono imparare a vivere conformemente alla fede, il solo principio sul quale ci si possa appoggiare anche in tempi calamitosi. Il cammino della fede è meraviglioso perché ci eleva al di sopra di tutti gli ostacoli, al di sopra delle nostre stesse esperienze, e fissa i nostri sguardi sulle cose che non si vedono, poiché le cose che si vedono esistono per un tempo limitato, quelle che non si vedono sono eterne!