Patriarca - Profeta
Ezechiele
Sant'Ezechiele, figlio del sacerdote Buzì, fu profeta.
Rimproverò l'infedeltà del popolo eletto, predicendo la distruzione ormai prossima della città santa di Gerusalemme e la deportazione del popolo. Durante la deportazione tenne viva la speranza profetizzando una nuova vita.
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Ezechiele Profeta
Ezechiele nacque nel regno di Giuda, intorno al 620 a.C. Fu deportato in Babilonia nel 597 a.C. assieme al re Ioiachin e si stabilì nel villaggio di Tel Abib sul fiume Chebar, vicino all'antica città di Nippur nell'odierno Iraq. Cinque anni più tardi ricevette la chiamata alla missione di profeta. Inascoltato all'inizio della sua missione, dopo la caduta di Gerusalemme il popolo gli diede ascolto perché aveva compreso la veridicità delle sue profezie.
Le profezie erano in grado di vedere i fatti che si verificavano a Gerusalemme, seppur Ezechiele ne fosse distante quasi 2.000 km. Vedeva se stesso come pastore che doveva vegliare sul popolo, guidandolo dall'interno, presentandosi anche come guardiano del popolo, annunciando l'imminente giudizio di Dio, accusando gli israeliti per i loro peccati e invitandoli alla conversione. Come gli altri profeti, non usa l'espressione spirito, anche se talvolta essa appare in riferimento letterale al soffio divino o ad un generico spirito che prende possesso del profeta, senza altre specificazioni.
Ezechiele fu portavoce di un messaggio di condanna: il popolo di Giuda aveva disobbedito alle leggi di Dio, trascurato il sabato, profanato il Tempio, praticato l'impurità, stretto legami con popoli stranieri e per questo avrebbe dovuto essere punito. Ma Ezechiele, legato ad esso, portò anche un messaggio di speranza, perché Giuda si sarebbe risollevato dalla sua caduta, sarebbe stato risuscitato dalla sua tomba (Ez 37,12), se si fosse impegnato a seguire quanto Dio gli aveva comandato.
Ezechiele è un uomo esuberante e fantasioso, ricco di sogni e di visioni, senza ritegno alcuno nel raccontarli! La sua opera è in stretta relazione con il popolo in esilio e con il grande impegno che, di conseguenza, Dio gli richiede affinché le tribù divise possano essere riunite in un solo popolo, in una terra libera dalle persecuzioni.
Ez 3,1-9: "Mi disse: "Figlio dell'uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo, poi va' e parla alla casa d'Israele". Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: "Figlio dell'uomo, nutri il ventre e riempi le viscere con questo rotolo che ti porgo". Io lo mangiai e fu per la mia bocca dolce come il miele. Poi egli mi disse: "Figlio dell'uomo, va', recati dagli Israeliti e riferisci loro le mie parole, poiché io non ti mando a un popolo dal linguaggio astruso e di lingua barbara, ma agli Israeliti non a grandi popoli dal linguaggio astruso e di lingua barbara, dei quali tu non comprendi le parole: se a loro ti avessi inviato, ti avrebbero ascoltato; ma gli Israeliti non vogliono ascoltar te, perché non vogliono ascoltar me: tutti gli Israeliti sono di dura cervice e di cuore ostinato. Ecco, io ti do una faccia tosta quanto la loro e una fronte dura quanto la loro fronte.
Come diamante, più dura della selce ho reso la tua fronte. Non li temere, non impaurirti davanti a loro; sono una genia di ribelli"
Viveva della parola di Dio e se parlava al popolo era perché Dio gli parlava. Inoltre, vede se stesso come sentinella e in particolare "Al termine di questi sette giorni mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell'uomo, ti ho posto per sentinella alla casa d'Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: Tu morirai! e tu non lo avverti e non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta perversa e viva, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te". (Ez 3,16-18).
È solo e porta di fronte al Signore il carico della responsabilità. A volte dovrà essere dolorosamente un segno per il popolo, e dovrà pagare di persona: "Mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell'uomo, ecco, io ti tolgo all'improvviso colei che è la delizia dei tuoi occhi: ma tu non fare il lamento, non piangere, non versare una lacrima. Sospira in silenzio e non fare il lutto dei morti: avvolgiti il capo con il turbante, mettiti i sandali ai piedi, non ti velare fino alla bocca, non mangiare il pane del lutto". La mattina avevo parlato al popolo e la sera mia moglie mori. La mattina dopo feci come mi era stato comandato e la gente mi domandava: "Non vuoi spiegarci che cosa significa quello che tu fai?". Io risposi: "Il Signore mi ha parlato: Annunzia agli Israeliti: Così dice il Signore Dio: Ecco, io faccio profanare il mio santuario, orgoglio della vostra forza, delizia dei vostri occhi e amore delle vostre anime.
I figli e le figlie che avete lasciato cadranno di spada. Voi farete come ho fatto io: non vi velerete fino alla bocca, non mangerete il pane del lutto. Avrete i vostri turbanti in capo e i sandali ai piedi: non farete il lamento e non piangerete: ma vi consumerete per le vostre iniquità e gemerete l'uno con l'altro. Ezechiele sarà per voi un segno: quando ciò avverrà, voi farete in tutto come ha fatto lui e saprete che io sono il Signore. Tu, figlio dell'uomo, il giorno in cui toglierò loro la loro fortezza, la gioia della loro gloria, l'amore dei loro occhi, la brama delle loro anime, i loro figli e le loro figlie, allora verrà a te un profugo per dartene notizia" (Ez, 24,15-26).
Il profeta è una creatura di Dio, è un frutto della sua iniziativa, sa che è stato chiamato, è consapevole di essere servo della parola. Vede Dio che agisce nella storia, scopre, i segni del tempo e ne parla: questo è il suo compito. Ma proprio da questo compito, proprio da questo dialogo con Dio e con i suoi contemporanei nascono le tensioni e le difficoltà.