Patriarca - Profeta
Giosuè
Figlio di Nun con l'imposizione delle mani da parte di Mosè, fu riempito dello spirito di sapienza.
Dopo la morte di Mosè, condusse mirabilmente il popolo d'Israele lungo il corso del Giordano nella terra promessa.
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Giusuè Patriarca
Giosuè è vissuto nel XII secolo a,C. il suo nome significa "Dio salva". Nacque in Egitto al tempo della schiavitù degli ebrei. Figlio di Nun, della tribù di Efraim, partecipò all'uscita dall'Egitto degli ebrei sotto il comando di Mosè. Si distinse come comandante militare quando le tribù ebraiche furono attaccate dagli Amaleciti a Refidim. Guidò le dodici tribù ebraiche nelle prime conquiste in terra di Israele, dopo l'esodo dall'Egitto.
Con Mosè salì per un tratto sul Monte Sinai, dove Mosè ricevette le tavole dei dieci comandamenti. Fece parte dei dodici esploratori che Mosè inviò a perlustrare il paese di Canaan: è da questo momento che prese il nome di Giosuè (prima si chiamava Osea). Solo Caleb e Giosuè portarono notizie incoraggianti alla loro perlustrazione, e furono i soli di quella generazione a entrare nella terra promessa dopo che il popolo aveva errato per quarant'anni nel deserto.
Mosè, prima di morire, elegge Giosuè come suo successore e lo incarica di condurre il popolo alla conquista del paese di Canaan. Dio incoraggia Giosuè ad essere forte e ad appoggiarsi sulle leggi della Torah per condurre il popolo.
Giosuè ottiene l'appoggio delle tribù che si erano insediate ad est del Giordano (tribù di Ruben, tribù di Gad e la metà della tribù di Manasse), per aiutare le altre tribù a conquistare il paese.
Il primo ostacolo è proprio il fiume Giordano. Giosuè fa avanzare l'Arca dell'Alleanza portata dai sacerdoti davanti al popolo: il fiume arresta miracolosamente il suo scorrere e permette l'attraversamento dei conquistatori israeliti. Giosuè erige un monumento di dodici pietre sulla riva ovest a Galgala. Galgala sarà il punto di partenza per tutte le conquiste successive.
Giosuè fa circoncidere tutti gli uomini ebrei nati nel deserto, non ancora circoncisi. Così può celebrare la Pasqua, commemorazione dell'uscita dall'Egitto.
L'antica città di Gerico costituisce la prima conquista degli Israeliti sotto il comando di Giosuè. Il testo della Bibbia racconta che le mura della città caddero dopo che i sacerdoti girarono sette volte per sette giorni attorno alla città, suonando lo Shofar. La città viene rasa al suolo e una maledizione è pronunciata contro tutti gli abitanti di Gerico: tutti gli abitanti sono uccisi, ad eccezione della famiglia di Rahab, una prostituta che aveva ospitato le spie ebraiche.
La conquista di Canaan, l'attraversamento del Giordano e la caduta di Gerico, come la vittoria di Ai sono descritti come opere di Jahvè: quando Israele si mantiene fedele all'alleanza, Egli combatte e vince per lui.
L'aiuto decisivo di Jahvè è sottolineato anche durante la battaglia di Gàbaon. Israele ha di fronte un poderoso esercito. I cananei si sono coalizzati con altri popoli per contrastare Israele. Ma Israele vince ancora. Dio scompiglia l'esercito nemico con una grandinata di eccezionale violenza. La battaglia tuttavia non è terminata: anche se il nemico è in fuga, con il favore delle tenebre l'esercito dei popoli coalizzati potrebbe riorganizzarsi. Allora Giosuè, con voce squillante, ordina al sole: "O sole, fermati su Gàbaon!" E il sole si ferma. Giosuè ha tutto il tempo per annientare l'esercito nemico. La Bibbia, riportando questo episodio, intende semplicemente affermare che Dio, e Dio solo, è l'artefice della vittoria di Gàbaon.
Dopo la battaglia di Gàbaon, quasi tutte le città fortificate dei cananei si arrendono o cadono nelle mani degli israeliti. Le dodici tribù hanno ora spazi sufficienti per installarsi definitivamente nella terra promessa. Giosuè divide la terra occupata fra le dodici tribù di Israele. A est del Giordano si stabiliscono le tribù di Gad e di Ruben. Poi, iniziando da nord verso sud, si insediano le tribù di Dan, Neftali, Aser, Zabulon, Issacar, Efraim, Beniamino, Giuda e Simeone. L'Arca dell'Alleanza è trasportata da Guilgal, dove si trovava dopo il passaggio del Giordano, a Silo: sarà spostata poi a Gerusalemme dal re Davide.
Giosuè raduna presso la città di Sichem le tribù di Israele. Davanti al popolo riunito, pronuncia un memorabile discorso. Fa il riassunto delle opere straordinarie compiute da Jahvè per il suo popolo e poi esorta il popolo stesso a servire il loro Dio con fedeltà, a scegliere, se servire "il Dio dei nostri padri o gli dèi stranieri di questo paese".
Giosuè muore a centodieci anni e viene sepolto nella città araba di Kifl Haris, mentre la tomba di Giuseppe e quella di Eleazaro si trovano rispettivamente nelle vicinanze di Nablus (antica Sichem) e di Awarta, alcuni chilometri a sud-est.