Profeti e Patriarchi

Patriarca - Profeta

Profeti

Giacobbe

Per tutte le Chiese Cristiane è il Terzo Patriarca.

Venne soprannominato da JHWH stesso "Israele" in quanto lottò col Signore e vinse.

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Giacobbe Patriarca

Giacobbe, figlio di Isacco e di Rebecca, aveva un fratello gemello Esaù nato per primo che, quindi, era il primogenito, l'erede designato dal padre Isacco; la madre Rebecca tuttavia preferiva Giacobbe. Un giorno Esaù tornò a casa affamato e stanco e pur di mangiare subito, vendette al fratello Giacobbe la primogenitura in cambio di un piatto di lenticchie (Genesi 25, 29-34).

Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: "Figlio mio". Gli rispose: "Eccomi". Riprese: "Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte. Ebbene, prendi le tue armi, la tua faretra e il tuo arco, esci in campagna e prendi per me della selvaggina. Poi preparami un piatto di mio gusto e portami da mangiare, perché io ti benedica prima di morire".

Allora egli andò a prenderli e li portò alla madre, così la madre ne fece un piatto secondo il gusto di suo padre. Rebecca prese i vestiti migliori del suo figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe; [...] Poi mise in mano a suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato. Così egli venne dal padre e disse: "Padre mio". Rispose: "Eccomi; chi sei tu, figlio mio?". Giacobbe rispose al padre: "Io sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Alzati dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica". Isacco disse al figlio: "Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!". Rispose: "Il Signore me l'ha fatta capitare davanti". Ma Isacco gli disse: "Avvicinati e lascia che ti palpi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio mio figlio Esaù o no". Giacobbe si avvicinò ad Isacco suo padre, il quale lo tastò e disse: "La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù".

Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e perciò lo benedisse. Gli disse ancora: "Tu sei proprio mio figlio Esaù?". Rispose: "Lo sono". Allora disse: "Porgimi da mangiare della selvaggina figlio mio, perché io ti benedica". Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve. Poi suo padre Isacco gli disse: "Avvicinati e baciami, figlio mio!". (Genesi 27, 1-26)

In seguito, per scongiurare e sottrarsi all'ira di Esaù, Giacobbe si rifugiò presso suo zio Labano, dove lavorò e con astuzia chiese allo zio di ricevere come compenso del proprio lavoro, delle bestie striate e robuste che lui selezionava, lasciando allo zio quelle deboli, e con questo espediente si arricchì.

Il sogno della scala

Giacobbe partì da Bersabea, per andare in Haran, e giunto in una località, vi passò la notte: prese delle pietre, le mise come capezzale, poi si coricò per dormire. E sognò: gli apparve una scala, che appoggiata sopra la terra, con la cima arrivava in cielo; e per essa gli angeli di Dio salivano e scendevano. Ecco il Signore stava davanti a lui e gli disse: "Io sono il Signore Iddio di Abramo, tuo padre, e Iddio di Isacco! Io darò a te e alla tua progenie la terra dove tu riposi; e la tua progenie sarà come la polvere della terra; ti estenderai a occidente e a oriente, a settentrione e a mezzogiorno, e in te e nella progenie, saranno benedette tutte le nazioni della terra".

Dallo zio Labano Giacobbe si innamorò della figlia Rachele e per averla in sposa lavorò per sette anni come pastore. Al termine del riscatto Labano con un inganno invio di sera nella tenda di Giacobbe non Rachele ma la figlia maggiore Lia. Solamente il giorno successivo Giacobbe si accorse dell'inganno, Labano si giustificò asserendo che Lia era la maggiore e nubile, e quindi secondo l'usanza toccava a lei. Giacobbe non si arrese e con la certezza di poter ancora sposare Rachele lavorò per Labano altri sette anni, poi riuscì ad averla in sposa.

Lia partorì Ruben, Simeone, Levi, Giuda. Rachele, vedendo che non poteva avere bambini, era molto triste. Diede quindi a Giacobbe la sua serva Bila, e Bila ebbe due figli: Dan e Neftali. Allora anche Lia diede a Giacobbe la sua serva Zilpa, e Zilpa partorì Gad e Aser. Infine Lia ebbe altri due figli: Issacar e Zabulon e poi Dina. Ma infine Dio si ricordò di Rachele da cui nacquero Beniamino e Giuseppe. Dai figli maschi di Giacobbe ebbero origine le dodici tribù di Israele.

Intanto i rapporti con lo zio Labano erano diventati difficili; allora Giacobbe decise di partire: si levò, fece salire le mogli e i figli sui cammelli, e pose in cammino tutto il bestiame e tutte le sostanze che possedeva, mentre Rachele prese di nascosto di tutti gli idoli di famiglia di suo padre. Giacobbe ingannò Labano poiché non gli disse che sarebbe fuggito, passò il fiume e si diresse verso i monti di Galaad.
Labano lo inseguì, Iddio gli era apparso in sogno dicendogli di guardarsi dal parlare a Giacobbe né in male né in bene, e quando trovo Giacobbe gli disse di aver agito da stolto, rivoleva le sue statuette, ma non trovò le trovò: Rachele le aveva nascoste sotto il basto del cammello e ci si era seduta sopra.

Giacobbe fece così ritorno in Palestina e mandò dei messaggeri ad Esaù, suo fratello, nel paese di Seir, sperando nel suo perdono. Giacobbe passò la notte sullo Jabboc, un affluente del Giordano: è qui che avvenne la lotta con l'angelo di Dio. Durante la notte, prese le sue due mogli e le sue serve e gli undici figli e passò il guado del torrente Jabboc. Dopo averli fatti attraversare Giacobbe rimase solo: or, un uomo lottò con lui fino allo spuntar dell'alba e, vedendo che non poteva vincere su Giacobbe, lo colpì nella giuntura della coscia, cosicché si slogasse nella lotta. Allora quell'Angelo gli disse: "lasciami andare, che spunta l'aurora". Ma Giacobbe rispose: "Non ti lascerò, finché tu non mi avrai benedetto". L'altro gli domandò: "come ti chiami?" Rispose: "Giacobbe". Ed egli: "Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché sei stato forte contro Dio e gli uomini e hai vinto".

I due fratelli si riconciliano.

Giacobbe rimase in quel luogo a passare la notte. Poi prese, di ciò che gli capitava tra le mani, quanto più poté, per fare un dono al fratello Esaù: duecento capre e venti capri, duecento pecore e venti montoni, trenta cammelle allattanti con i loro piccoli, quaranta giovenche e dieci torelli, venti asine e dieci asinelli. Egli affidò ai suoi servi i singoli branchi e disse loro: "Passate davanti a me e lasciate un certo spazio tra un branco e l'altro". Diede questo ordine al primo: "Quando ti incontrerà Esaù, mio fratello, e ti domanderà: Di chi sei tu? Dove vai? Di chi sono questi animali che ti camminano davanti? Tu risponderai: di tuo fratello Giacobbe; è un dono inviato al mio signore Esaù; ecco egli stesso ci segue". Lo stesso ordine diede anche al secondo e anche al terzo e a quanti seguivano i branchi: "Queste parole voi rivolgerete ad Esaù quando lo troverete; gli direte: anche il tuo servo Giacobbe ci segue". Pensava infatti: "Lo placherò con il dono che mi precede e in seguito mi presenterò a lui; forse mi accoglierà con benevolenza". Così il dono passò prima di lui, mentre egli trascorse quella notte nell'accampamento. (Genesi 32, 14-22)

Poi Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù che aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i figli tra Lia, Rachele e le due schiave; mise in testa le schiave con i loro figli, più indietro Lia con i suoi figli e più indietro Rachele e Giuseppe. Egli passò davanti a loro e si prostrò sette volte fino a terra, mentre andava avvicinandosi al fratello. Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero. (Genesi 33, 1-4)

Dina oltraggiata

Dina la figlia di Giacobbe, fu rapita da Schem, figlio di Hemor l'Eveo, principe di quella regione. La violentò, però si innamorò di Dina, la amò e le parlò al cuore. Quando i figli di Giacobbe giunti dalla campagna, udirono il fatto, rimasero esterrefatti e si addolorarono. Il padre di Schem, Hemor, chiese a Giacobbe di perdonare il figlio e gli propose un'alleanza. I figli di Giacobbe con parole ingannevoli chiesero che la nuova alleanza fosse sugellata con la circoncisione dei Sichemiti, poi approfittarono della debolezza fisica dei maschi dovuta alla circoncisione stessa, li uccisero e saccheggiando ogni loro bene. Giacobbe condannò questa azione, per timore delle eventuali ritorsioni dei superstiti e dei popoli vicini.

Giacobbe riuscì a essere a Hebron accanto al padre proprio al momento della sua morte insieme con il fratello Esaù. Da questo momento in poi, Giacobbe si stanziò in questo luogo e la storia di Israele continuò con i suoi figli e, in particolare, con Giuseppe, il figlio più amato che, venduto dai fratelli, riabbraccerà solo in seguito, in Egitto, come vicegovernatore.

Il figlio Giuseppe

La storia di Giacobbe si intreccia con quella del figlio prediletto Giuseppe. Quando quest'ultimo, dopo essere stato venduto dai fratelli, divenne ministro del faraone, fece trasferire le Tribù di Israele e Giacobbe stesso in Egitto, per salvarli dalla lunga carestia, profetizzata in sogno al faraone sotto forma di 7 vacche magre, che solo Giuseppe seppe correttamente interpretare. Giacobbe, prima di morire, rivolse a ciascuno dei suoi figli diverse benedizioni e fu seppellito accanto agli altri patriarchi, Abramo e Isacco, nel campo di Macpela.

La discendenza di Giacobbe

Come narra la Genesi (46, 26-27), tutte le persone che entrarono con Giacobbe in Egitto, uscite dai suoi fianchi, senza le mogli dei figli di Giacobbe, furono sessantasei. I figli che nacquero a Giuseppe in Egitto furono due. Tutte le persone della famiglia di Giacobbe, che entrarono in Egitto, furono settanta.
L'inizio del libro dell'Esodo (1, 5) conferma che tutte le persone nate da Giacobbe furono settanta, e che Giuseppe si trovava già in Egitto. Gli Atti degli Apostoli (7, 14) riprendono che Giuseppe, allora, mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela e che l'intera discendenza era composta da settantacinque persone in tutto.