Profeti e Patriarchi


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Malachia

San Malachia, profeta, dopo il ritorno da Babilonia preannunciò il grande giorno del Signore e la sua venuta nel tempio e che sempre e dovunque si deve offrire al suo nome una oblazione pura.

Martirologio Romano, 18 dicembre, n. 1.

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Malachia Profeta

Il libro biblico di Malachia è l'ultimo dell'Antico Testamento. Il profeta difende gli immutabili princìpi di Dio, la sua misericordia e il suo amore, e mette in risalto l'amore di Dio per un Israele ribelle. L'autore lo scrisse nella seconda metà del V secolo a.C., quindi nel periodo della ricostruzione postesilica.

I peccati che Malachia rimprovera sono gli stessi rimproverati da Neemia. In Israele il sacerdozio era contaminato, il matrimonio corrotto dalle unioni miste con donne straniere e dai divorzi dalle israelite, la decima - che doveva essere per legge riconosciuta ai Leviti - era trattenuta, e molto altro ancora. Erano le colpe dei sacerdoti che compromettevano la purità rituale: offrivano animali difettosi e trascuravano il loro dovere, la celebrazione del culto e la loro vita erano diventati due sfere separate e indipendenti, anziché compenetranti l'uno nell'altra.

"Dov'è il Mio onore?", Dio chiese ai sacerdoti d'Israele, perché mostravano così poco rispetto e onore a Lui nei loro sacrifici, offrivano cibo contaminato e animali ciechi, zoppi o malati. I sacerdoti non erano grati per il loro ministero, per il loro lavoro davanti al Signore. Si lamentavano di ciò che la gente donava, non erano nemmeno consapevoli di disprezzare Dio con le loro azioni; probabilmente non conoscevano l'entità della loro offesa e lentamente scivolavano nel disprezzare il nome di Dio.

Per questo furono puniti; Malachia svela che le calamità che, per tali colpe, si erano già abbattute sul popolo: le cavallette, la siccità, lo scarso raccolto ... Sarebbero cessate, appena si fossero ravveduti. E poi parla del giorno ardente della divina punizione, dove si vedrà la differenza tra i giusti e gli empi: Mentre per i primi si leverà "il sole della giustizia", gli altri saranno distrutti.

Nel suo invito alla conversione è estremamente perentorio: piuttosto che continuare così, sarebbe meglio chiudere le porte del Tempio. "Oh, ci fosse tra di voi chi chiude le porte, perché non arda più invano il mio altare! Non mi compiaccio di voi, dice il Signore degli eserciti, non accetto l'offerta delle vostre mani " (Ml 1,10). I pagani magnificano meglio il nome di Dio, mentre Israele lo sta profanando con un culto sleale: "Dall'oriente all'occidente il mio nome è grande fra le nazioni; in ogni luogo si brucia incenso al mio nome e si fanno offerte pure; perché grande è il mio nome fra le nazioni, dice il Signore degli eserciti.

Voi però lo profanate" (Ml 1,11). Per Dio sarebbe stato meglio chiudere le porte, piuttosto che continuare un culto inutile. Tuttavia, Egli non andrà avanti senza culto: se i sacerdoti e le persone del popolo ebraico non lo avessero adorato nello Spirito e nella verità, Dio avrebbe trovato i Suoi fedeli fra i Gentili. Malachia svolse il suo ministero in un tempo di grande incertezza sociale e religiosa, raccolse gli interrogativi del suo popolo: Dio non vede l'oscuro agire degli empi? Non reagisce positivamente al ben operare dei pii?

La risposta è che ci sarà un nuovo giorno della creazione, "il giorno che io preparo": "Ecco, infatti sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo li incendierà - dice il Signore degli eserciti - in modo da non lasciar loro né radice né germoglio" (Ml 3,19).

Sarà un giorno di giudizio, richiamato qui dall'immagine del fuoco: il fuoco infatti purifica, consuma. Saranno colpiti gli empi, i presuntuosi, come paglia arsa dal fuoco, che senza speranza "non lascia loro né radice né germoglio". Ma arriverà anche "il giorno del Signore" come evento di salvezza, nonostante l'apparente assurdità di una vita tribolata: "Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia e voi uscirete saltellanti come vitelli di stalla" (Ml 3,20).

Dio manderà il messaggero dell'alleanza, che preparerà a Lui la via, entrerà nel Tempio e lo purificherà con "il fuoco del fonditore" e con "la potassa dei lavatori di panni". Allora sì che l'offerta diverrà gradevole: "Li raffinerà come si fa dell'oro e dell'argento; ed essi offriranno al Signore offerte giuste" (Ml 3,3). Israele sarà grande fra le nazioni e i giusti saranno particolarmente cari a Dio, che possiede "un libro di memorie".

La profezia di Malachia risulta più che mai attuale. Viviamo in tempi in cui ogni valore sembra calpestato e quello che conta pare sia solo l'avere, il successo, il proprio tornaconto in una società senza speranza. La parola del profeta ci invita oggi, come in quel tempo, a ritrovare la speranza, perché Dio è il Signore della storia del passato, del presente e del futuro, e il Suo intervento è certo.