Patriarca - Profeta
Elia
Una delle figure più carismatiche dell'Antico Testamento.
Fu profeta del Signore e re di Israele e con tale forza rivendicò i diritti dell'unico Dio contro l'infedeltà del popolo. La sua memoria viene fedelmente conservata, in particolare sul monte Carmelo.
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Elia Profeta
Secondo quanto si legge nei libri dei Re, Elia fu un grande profeta. Egli svolse la propria missione sotto il re Acab. Resuscitò il figlio della vedova di Sarepta, mentre era loro ospite durante una carestia.
Quando la regina Gezabele sterminò tutti i profeti di JHWH per instaurare il culto del solo dio Baal, restò l'ultimo fedele al Dio di Abramo, ma sfidò e vinse i 450 profeti del dio Baal sul monte Carmelo: qui, dopo che essi avevano pregato inutilmente il loro idolo per tutto il giorno, dimostrò la potenza di Dio accendendo, con la preghiera, una pira di legna verde e bagnata. Dopodiché, presso il torrente Kison, scannò con l'aiuto del popolo tutti i 450 sacerdoti di Baal. Per sfuggire all'ira di Gezabele si ritirò sul monte Oreb, dove parlò con Dio. Chiamò Eliseo a seguirlo ed a essere il suo successore. Infine, ascese verso il cielo con "un carro di fuoco e cavalli di fuoco" (2Re 2,11). Egli dunque non avrebbe conosciuto la morte così come già il patriarca Enoch, ed entrambi sono spesso rappresentati come figure simboliche di un'antica divinità solare.
Elia fece diversi miracoli, alcuni dei quali - particolarmente significativi - sono narrati nel primo Libro dei Re al capitolo 17, dal versetto 4 al versetto 16 "Moltiplicazione della farina e dell'olio", e dal versetto 17 al 24 (Resurrezione del figlio della vedova).
Elia era tutto preso da Dio, cercava Dio nella preghiera e nella solitudine: è il profeta che vive solo di Dio e per Dio. Il suo stesso nome, tradotto, significa: "solo Jahvè è Dio". Uomo energico e combattivo (al capitolo 21 del Primo libro dei Re lo vediamo intervenire a livello sociale contro il re e la regina Gezabele), sostenuto dalla sua forte esperienza di Dio, sarà in grado di scuotere il popolo per portarlo alla vera fede in Jahvè. Per il suo zelo personifica l'ideale profetico. Nel capitolo18, per esempio, è delineato il contesto in cui agisce Elia: Il popolo non sa più in che cosa credere. Si è lasciato prendere dal culto di Baal (religione agricola) ed Elia interviene per fare capire che la pioggia non è dono di Baal ma di Jahvé. In quel modo tutti scoprono la verità: gli idoli sono un nulla di fronte
a Jahvè.
Ma, Elia chi è? Di che cosa vive? come si sostiene di fronte a una situazione così difficile? Al capitolo 19 lo vediamo dopo lo scontro con i sacerdoti di Baal, che ha sostenuto per salvare il popolo. È il momento della fede pura per Dio solo, che trascende tutto ciò che è relativo e quotidiano. È qui che nasce la sua fedeltà di profeta, qui nasce la sua parola: il profeta si forma e matura nell'incontro segreto con Dio, nella solitudine piena di ascolto e di preghiera: "Elia, impaurito, si alzò e se ne andò per salvarsi. Giunse a Bersabea di Giuda. Là fece sostare il suo ragazzo. Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse "Ora basta, Signore!
Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri. Si coricò e si addormentò sotto il ginepro. Allora, ecco un angelo lo toccò e gli disse: "Alzati e mangia!". Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia cotta su pietre roventi e un orcio d'acqua. Mangiò e bevve, quindi tornò a coricarsi. Venne di nuovo l'angelo del Signore, lo toccò e gli disse: "Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino". 'Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb".
Nel capitolo 19 si capisce che Elia è stato un profeta diverso dagli altri: è colui che ritorna alle origini, allo spirito del deserto e, così facendo ripercorre, l'itinerario e l'esperienza di Mosè: "Là entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: "Che fai qui, Elia?". Egli rispose: "Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita".
Gli fu detto: "Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore". Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco.
Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco sentì una voce che gli diceva: "Che fai qui, Elia?". "Egli rispose: "Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita"
Il profeta vive di un solo assoluto Dio, e con la forza che ne riceve può far fronte, anche da solo, a qualsiasi situazione e ad ogni sorta di difficoltà. Il vero profeta è un "povero": Elia ha paura, si sente fallito, la solitudine gli pesa; ma vive tutto nella fede pura. Ogni uomo può essere profeta nella misura in cui lascia che la grazia di Dio operi nella sua umanità e nei suoi limiti. Allora diventa profeta, allora si trasforma "annuncio vivente" del Dio vivo.