Profeti e Patriarchi

Patriarca - Profeta

Profeti

Davide

[1041 a.C - 970 a.C.] È stato il secondo re d'Israele durante la prima metà del X secolo a.C.
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Re e Profeta

L'intera figura di Davide è importante per il ruolo nella formazione dello stato e della monarchia d'Israele. Le tribù sarebbero state certamente sterminate dai popoli vicini se non si fossero unite nella stessa fede. Il re Saul, è forse stato il primo capo militare capace di organizzare un corpo di soldati professionisti: si pensa che questi fossero predoni e Davide era uno di loro.

Il re era unto cioè consacrato, riceveva lo spirito di Jahvè per rappresentare Dio in mezzo popolo. Il suo compito era di salvare il popolo dalle invasioni e di garantire la giustizia ai poveri.

Davide successe a Saul il quale aveva una personalità rigida e scarsa intelligenza spirituale, era attaccato al potere e geloso della sua autorità. Se Saul era un uomo chiuso e ombroso attaccato all'apparenza e al suo potere e, la sua vicenda, sarà marcata da una triste fine, Davide, viceversa, pur nei momenti difficili ha sempre avuto una semplicità e nobiltà d'animo.

Ecco i momenti principali di questa lotta:
Davide disse a Saul: "Nessuno si perda d'animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo". Saul rispose a Davide: "Tu non puoi andare contro questo Filisteo a batterti con lui: tu sei un ragazzo e costui è uomo d'armi fin dalla sua giovinezza". Ma Davide disse a Saul: "Il tuo servo custodiva il gregge di suo padre e veniva talvolta un leone o un orso a portar via una pecora dal gregge. Allora lo inseguivo, lo abbattevo e strappavo la preda dalla sua bocca. Se si rivoltava contro di me, l'afferravo per le mascelle, l'abbattevo e lo uccidevo. Il tuo servo ha abbattuto il leone e l'orso. Codesto Filisteo non circonciso farà la stessa fine di quelli, perché ha insultato le schiere del Dio vivente". Davide aggiunse: "Il Signore, che mi ha liberato dalle unghie del leone e dalle unghie dell'orso, mi libererà anche dalle mani di questo Filisteo". Saul rispose a Davide: "Ebbene va' e il Signore sia con te".

Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e gli fece indossare la corazza. Poi Davide cinse la spada di lui sopra l'armatura, ma cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato. Allora Davide disse a Saul: "Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato". E Davide se ne liberò. [vv.32-5]

Davide rifiuta l'armatura, non vuole combattere con le stesse armi del nemico. Si affida totalmente e ciecamente al Signore, perché sa che lo libererà.

Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nel suo sacco da pastore che gli serviva da bisaccia; prese ancora in mano la fionda e mosse verso il Filisteo. Il Filisteo avanzava avvicinandosi a Davide; mentre il suo scudiero lo precedeva. Il Filisteo scrutava Davide e, quando lo vide bene, ne ebbe disprezzo, perché era un ragazzo, fulvo di capelli e di bell'aspetto. Il Filisteo gridò verso Davide: "Sono io forse un cane, perché tu venga a me con un bastone?" E quel Filisteo Maledisse Davide in nome dei suoi dèi. Poi il Filisteo gridò a Davide: "Fatti avanti e darò le tue carni agli uccelli del cielo e delle bestie selvatiche".

Davide è di una bellezza che il filisteo non conosce. Golia sembra rappresentare il male e Dio sceglie contro di lui proprio un piccolo uomo armato solo della bellezza della fede.

Davide rispose al Filisteo: "Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d'Israele, che tu hai insultato. In questo stesso giorno, il Signore ti farà cadere nelle mie mani. Io ti abbatterò e staccherò la testa dal tuo corpo e getterò i cadaveri dell'esercito filisteo agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche; tutta la terra saprà che vi è un Dio in Israele. Tutta questa moltitudine saprà che il Signore non salva per mezzo della spada o della lancia, perché il Signore è arbitro della lotta e vi metterà certo nelle nostre Mani". Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a Davide, questi corse prontamente al luogo del combattimento incontro al Filisteo. Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpi il Filisteo in fronte. La pietra s'infisse nella fronte di lui che cadde con la faccia a terra. Così Davide ebbe il sopravvento sul Filisteo con la fionda e con la pietra e lo colpi e uccise, benché Davide non avesse spada. Davide fece un salto e fu sopra il Filisteo, prese la sua spada, la sguainò e lo uccise, poi con quella gli tagliò la testa. I Filistei videro che il loro eroe era morto e si diedero alla fuga.

La fede ha permesso a Davide di non fuggire, come faceva tutto il suo popolo. Ha lottato con e per il Signore e non per sua gloria personale.

Saul, chiuso nella sua cupa gelosia non può accettare che Davide sia amato da tutti e, in questo scontro, sembra comunicare quale debba essere l'atteggiamento dell'uomo giusto di fronte al male.

Davide con la cetra respinge il male oscuro che invece tormenta Saul: "Quando dunque lo spirito sovrumano investiva Saul, Davide prendeva in mano la cetra e suonava: Saul si calmava e si sentiva meglio e lo spirito cattivo si ritirava da lui". Davide è costretto a rifugiarsi nel deserto e non osa mai colpire il re, l'unto del Signore: "Contro chi è uscito il re d'Israele? Chi insegui? Un cane morto, una pulce. Il Signore sia arbitro e giudice tra me e te, veda e giudichi la mia causa e mi faccia giustizia, di fronte a te" (v. 15).

Non si vendica, perché sa che così facendo conquisterà la proiezione divina per l'avvenire. Chiede che sia il Signore a fare giustizia contro Saul, che risponde al bene con il male: "Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare per la sua strada in pace? Il Signore ti renda felicità per quanto hai fatto a me oggi" (v. 20).

Sarà proprio questo atteggiamento di Davide a far vivere il suo persecutore nella paura e a conquistare il cuore di tutti: "Ma tu giurami ora per il Signore che non sopprimerai dopo di me la mia discendenza e non cancellerai il mio nome dalla casa di mio padre" (v. 22). Una richiesta quasi inverosimile: Saul, il persecutore, chiede a Davide di salvare la sua discendenza e Davide giura che sarà fedele alla promessa.

In questo vediamo la vera statura di Davide: egli si comporta in un modo che va oltre la giustizia umana. È un uomo scaltro, ma ha il senso di Dio e questo lo rende radicalmente sincero e fedele.

Nel secondo libro di Samuele, dal Capitolo 13 al 19, ci viene descritto un dramma dove Assalonne, figlio di Davide, si ribella contro il padre e vuole prendersi il trono. Davide è nuovamente costretto a fuggire...

Questo è forse il momento culminante della vita di Davide: si dichiara disposto a morire per Assalonne. "Allora il re fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della porta e pianse; diceva in lacrime: "Figlio mio! Assalonne figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!". Fu riferito a Ioab: "Ecco, il re piange e fa lutto per Assalonne". La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo senti dire in quel giorno: "Il re è desolato a causa del figlio". Il popolo in quel giorno rientrò in città furtivamente, come avrebbe fatto gente vergognosa per essere fuggita in battaglia. Il re si era coperto la faccia e gridava a gran voce: "Figlio mio Assalonne, Assalonne figlio mio, figlio mio!".[2 Sam 19,1-5]

Lo spirito di Davide è sempre lo stesso, ma qui si rivela nella sua pienezza, nel suo ruolo di "patriarca ossia di padre di un'intera stirpe, quella stessa che nel Nuovo Testamento viene menzionata come "stirpe regale": la Legge dava al padre il diritto di lapidare il figlio che si ribellava, ma Davide vive già proiettato in un'altra dimensione.

Questi passi biblici, nel loro realismo umano, non possono lasciarci indifferenti. Ci annunciano che il male è vinto dal bene e dall'amore. Questo è possibile per ogni uomo che sceglie di amare più che essere amato. È così che Davide diventa l'uomo della misericordia, l'esempio vivente di chi non considera ormai più nessuno come suo nemico. Ogni credente è invitato a scoprire la presenza di Dio anche nel male, nell'ostilità dei familiari, dei più vicini. Questo ci aiuta a scoprire che siamo nelle mani di Dio, ci regala un cuore "povero" che rifiuta la vendetta e ci permette di percorrere un lungo cammino di caritatevole senso del giusto, senza farci cadere nella trappola dell'arroganza e nella pretesa di farci giustizia da noi.

Davide rappresenta il peccatore che scopre Dio. È questo che gli permette di rinascere sempre nuovo dai suoi errori e di rialzarsi dalle sue cadute. Ha vissuto il peccato come umiliazione e questo gli consente di fare una duplice scoperta: vive nella verità di fronte a Dio, sa di essere peccatore e di non meritare la misericordia, non sfugge e non si scusa, si affida interamente al Signore e sperimenta così la sua misericordia; in secondo luogo, l'umiliazione gli dona un cuore umile, Proprio attraverso il peccato vissuto nella verità, Davide matura nell'amore, impara la misericordia.
br> Nell'Antico Testamento, il re era chiamato Messia, in quanto con l'unzione, lo Spirito di Jahvè prende dimora in lui. Questo si realizza in modo molto particolare con Davide che non solo viene unto, ma anche scelto da Dio stesso per una alleanza eterna.

"Quando il re si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato tregua da tutti i suoi nemici all'intorno, disse al profeta Natan: "Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto una tenda". Natan rispose al re: "Va', fa' quanto hai in mente di fare, perché il Signore è con te". Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: "Va' e riferisci al mio servo Davide: Dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Ma io non ho abitato in una casa da quando ho fatto uscire gli Israeliti dall'Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione. Finché ho camminato, ora qua, ora là, in mezzo a tutti gli Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei Giudici, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi edificate una casa di cedro?". [2 Sam 7,1-7]

Davide incarna la figura del pastore che ama il suo popolo e lo libera dai nemici. Deve salvarli: "Al tempo in cui avevo stabilito i Giudici sul mio popolo Israele, e gli darò riposo liberandolo da tutti i suoi nemici. Il Signore ti farà grande, poiché ti farà una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. Se farà il male, lo castigherò con verga d'uomo e con i colpi che danno i figli d'uomo, ma non ritirerò da lui il mio favore, come l'ho ritirato da Saul, che ho rimosso dal trono dinanzi a te. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre" [2 Sam 7,11-16].

È la grande promessa. È il Signore stesso che sceglie di dare una casa a Davide, una discendenza per sempre. Due sono gli aspetti davvero rilevanti di questo capitolo sono:

  • Primo: Dio non vuole un tempio, ma promette una dinastia; cioè la vera presenza di Dio non sarà nel tempio ma nella discendenza. Davide si trova, ad essere mediatore di questa alleanza senza saperlo e senza averlo chiesto. È un'alleanza senza condizioni, eterna, che non dipende dalla fedeltà dei discendenti. La dinastia davidica finisce nel 587, con l'esilio, e non fu più restaurata, ma il suo compimento non può essere che nel Cristo.

  • Secondo: Davide è pastore. È chiamato ad amare il suo popolo, ad assicurargli la pace, a dare la sua vita per lui. Nella sua persona si manifesta l'amore di Dio per Israele, e questo fatto viene riconosciuto dal popolo. Che annuncio ci trasmette la profezia di Natan? Dio vuole realmente salvare il suo popolo e il suo amore sarà reso visibile da un nuovo Re, per mezzo del quale sapremo che l'amore di Dio non viene mai meno.