Probità, Onoratezza
Al peso che si compra bisogna vendere.
A mani monde Dio gli dà da mangiare.
Chi ha ragione, Iddio l'aiuta
La ragione Iddio l'ama.
Chi non ha fede non ne può dare.
Chi non vuol rendere, fa male a prendere.
Chi promette, in debito si mette
Ogni promessa è debito.
Chi promette nel bosco, dee mantenere in villa.
Chi ha promesso nel pericolo, mantenga poi quando è al sicuro.
Chi tarda a dar quel che promette, del promesso si ripente.
Chi va diritto non fallisce strada.
Qui ambulat smpliciter, ambulat confidenter. (Proverbi.)
Chi vuol ben pagare, non si cura di bene obbligare.
E per lo contrario dicesi:
Il promettere è la vigilia del non attendere
Chi scrive non ha memoria.
Chi vuole che il suo conto gli torni, faccia prima quello del compagno.
È probità ed è accortezza: se ognuno faccia i conti per se solo, il saldo lo faranno le bastonate.
Chi vuole ingannare il comune, paghi le gabelle.
Perché andando sinceri, non si paga il frodo ch'è sempre più caro.
Col suo si salva l'onore, e con quel d'altri si perde.
Dei giudizi non mi curo, che le mie opere mi fanno sicuro.
Dove non c'è onore, non c'è dolore.
È ingiuria da dirsi allo svergognato.
È meglio mendicare, che sulla forca sgambettare.
Gli avventori non mancano a casa Dabbene.
Il bel rendere, fa il bel prestare.
Il ben fare è guerra al tristo.
Il galantuomo ha peloso il palmo della mano.
Il galantuomo ha piacere di veder chiudere.
La vigna pampinosa fa poca uva.
Cioè, chi promette molto, attiene poco.
Poc'uva fa la vigna pampinosa,
E il dire e il far non son la stessa cosa. (RICCIARDETTO.)
E di profferte per cerimonia, ed anche di un discorso molto frondoso che sieno frasche senza costrutto, sogliamo dire proverbialmente:
Assai pampini, e poca uva.
Le parole legano gli uomini, e le funi le corna ai buoi
Il bue per le corna, e l'uomo per la parola.
Le parole non empiono il corpo
Le parole non s'infilzano.
Non se ne può far capitale, perché non si conservano come le scritture, le quali si sogliono tenere insieme infilzate
Le parole son pasto da libri.
Parola sta qui sempre in luogo di promessa, ma nell'ultimo si gioca sulla parola.
Non si cava mai la sete, se non col proprio vino.
Che poi non t'ubriaca, come dice un altro proverbio.
Non si dee dar tanto a Pietro, che Paolo resti indietro.
A ciascuno il suo avere: giustizia distributiva.
Non toccare il grasso colle mani unte.
Non ti s'attacchi alcuna cosa.
Ognuno faccia col suo.
Pesa giusto, e vendi caro
Caro mi vendi, e giusto mi misura.
Così il compratore: ma il venditore poco onesto:
Dieci once a tutti, undici a qualcuno e dodici a nessuno.
Piuttosto pecora giusta, che lupo grasso.
Qui è gioco di parola: cosa giusta è cosa mezzana; giusto, né grasso né magro, né grande né piccolo, ecc.
Pochi denari, e molto onore.
Promessa ingiusta tener non è giusto.
Promettere e non mantenere è villania.
Promettere è una cosa, e mantenere è un'altra--ovvero
Altro è promettere, altro è mantenere--ma
Chi promette e non attiene,
l'anima sua non va mai bene.
Quel ch'è di patto, non è d'inganno.
Tra galantuomini, una parola è un istrumento.
Val più un pugno di buona vita, che un sacco di sapienza.
Vuoi vendicarti de' tuoi nemici? governati bene. |