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Parsimonia, Prodigalità

A far bene non v'è inganno, a dar via non c'è guadagno.

Distingue bene l'uomo benefico dall'improvido scialacquatore.

Bisogna aprir la bocca secondo i bocconi

Bisogna fare i passi secondo le gambe.

Bisogna compartire il refe secondo le pezze.

Accomodare i mezzi al fine.

Bisogna far la spesa secondo l'entrata.

Chi butta via oro con le mani, lo cerca co' piedi.

Cioè, mendicando o esulando.

Chi compra il superfluo venderà il necessario.

Chi dà del pane a' cani d'altri, spesso viene abbaiato da' suoi .

Chi dà il suo avanti di morire, apparecchiasi a ben soffrire.

Detto specialmente contro i vitalizii.

Chi della roba non fa stima o cura, più della roba la sua vita dura.

Chi fa tutte le feste, povero si veste.

Rimane povero, e non ha poi da rifarsi il vestito.

Chi getta la sua roba al popolazzo, si trova vecchio poi, povero e pazzo.

Chi ha poco, spenda meno.

Chi ha quattro e spende sette, non ha bisogno di borsette.

Chi imita la formica la state, non va pel pane in presto il verno.

Chi la mattina mangia il tutto, la sera canta il cucco.

Cucco, animale di cui si dice che ha più voce che penne.

Chi la misura, la dura

Chi non si misura, non dura.

Chi mangia la semenza, caca il pagliaio.

Chi mette la tovaglia, mette la casa in isbaraglia

Pranzo di parata, vedi grandinata.

Chi non tien conto del poco, non acquista l'assai.

Chi scialacqua la festa, stenta i giorni di lavoro.

È detto pe' mestieranti che in Firenze massimamente si mangiano la domenica il guadagno della settimana, poi fanno festa anche il lunedì. Lo Strozzi dice a questo proposito: lavorare poco sempre è piaciuto alla nostra plebe; il Venerdì de' Beccai, il Sabato degli Ebrei, la Domenica de' Cristiani, il Lunedi de' Battilani, de' Calzolai, e in oggi de' Sarti; questi lavorano sino a mezzo la festa, poi fanno la Lunigiana.

Chi si stende più del lenzuolo, si scuopre da piedi

Bisogna distendersi quanto il lenzuolo è lungo

Chi ha poco panno, porti il vestito corto.

Chi tutto dona, tutto abbandona.

Chi tutto mangia tutto caca.

Detto di chi spende il suo in mangiare.

Chi va a cavallo da giovane, va a piedi da vecchio.

Chi veste il domenicale, o bene bene, o male male.

Cioè, o non ha altri panni, o può consumarne quanti vuole; il domenicale è l'abito delle feste.

Chi vuol godere la festa, digiuni la vigilia.

Dal campo deve uscir la fossa.

Da quel che c'è si vuol prima cavare quel che bisogna, dal poco il necessario.

È meglio il pan nero che dura, che il bianco che si finisce

Son meglio le fave che durano, che i capponi che vengon meno.

È meglio morir di fame, che di stento.

A chi spende troppo nel mangiare.

È meglio perdere, che disperdere.

È meglio puzzar di porco, che di povero.

Porco, è guitto, gretto, sordido, meschino.

Erba che non ha radice, muor presto.

Dicesi contro quegli che, avendo poca facoltà, vogliono sfoggiare e non posson durarla.

Grassa cucina (o grasso piatto), magro testamento

A grassa cucina, povertà vicina

La cucina piccola fa la casa grande.

Guai a chi gode tutto il suo.

Guai a quelle feste che hanno la vigilia dopo.

Vale dal far festa o gozzoviglia, ma s'intende anche d'ogni fortuna o allegrezza.

Il costo fa perdere il gusto

Ciò che gusta alla bocca, sgusta alla borsa

Al mangiare gaudeamus, al pagare suspiramus.

Il pazzo fa la festa, e il savio se la gode

Chi fa la festa, non la gode.

Il sarto fa il mantello secondo il panno.

Che se no

Il più corto torna (o rimane) da piede.

Cioè, da ultimo.

I quattrini bianchi van serbati pe' giorni neri.

La povertà gastiga il ghiotto.

La roba si fa colle mani, e si disfà co' piedi.

La seta non tiene il nodo.

Dicesi di quei che sfoggiano sopra le forze, e la roba sguscia via.

Le piccole spese son quelle che vuotano la borsa.

Lo sparagno è il primo guadagno

Cava, e non metti ogni gran monte scema

Non mettere e cavare, si seccherebbe il mare.

Non sempre lo spreco è segno d'abbondanza

Allo scialacquatore non mancò mai roba

Ruina non vuol miseria.

Il fallito è prodigo.

Non si satolla nessuno con l'uova bevute.

Passata la festa, il pazzo in bianco resta.

Piccion grossi e cavalli a vettura, è bravo chi la dura.

Prodigo e bevitor di vino, non fa né forno né mulino.

Quando il padre fa il carnevale, a' figliuoli tocca a far la quaresima.

Quattrino risparmiato, due volte guadagnato.

Secondo i beni sia la dispensa;
il savio lo crede, il pazzo non ci pensa.

Si può amar la salsa verde, senza mangiar le biade in erba.

Mangiare le biade (o il grano) in erba si dice del vendere le entrate che son di là da venire, o consumare le rendite prima che sieno maturate.

Son più i pasti che i giorni.

E in altre province dicono:

Vi son più dì che lucaniche (salsicie).

Tanto sparpaglia una gallina, quanto radunan cento

Fa più uno a spargere, che cento a radunare.

Trista quella ca' che mangia quanto ha.

Tristo è quel villano che dà il mangiare a' cani.

È tristo ognuno che si lasci mangiare il suo dai parassiti o dagli imbroglioni.

Troppa cera guasta la casa.

Non fare a tutti buon viso, tanto che ti vengano a mangiare o a comandare in casa.

Velluto a' servitori, e rascia a' gentiluomini.

Questo dicevano ai tempi del Serdonati, quando il fasto di già smodava nelle livree.

Viver parcamente arricchisce la gente.

 

 
   
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