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Gioco

Al gioco si conosce il galantuomo

Il tavolino è la pietra di paragone.

Al balordo mutagli gioco.

Perché l'antico ha imparato a mente, ma il nuovo non indovina.

Assai vince chi non gioca.

Carta che venga, giocator si vanti

Ognuno sa giocare, quando la gli dice bene.

Carta para, tienla cara.

Chi dal Lotto spera soccorso, mette il pelo come un orso

Chi gioca al Lotto è un gran merlotto

Chi gioca al Lotto, in rovina va di botto.

Chi dà vantaggio, perde.

Dare vantaggio nel gioco, o dare dei punti e simili, vale far giocare l'avversario a migliori condizioni, e trattandolo come da meno, rendergli più facile la vincita.

Chi è più vicino al sussi (o al lecoro), fa sei.

Sussi (o lecoro secondo i giuochi e secondo i luoghi), la carta o segno qualunque dove si raccolgono tutti i denari che formano il banco.

Chi gioca a' trionfini, perde la pazienza e i quattrini.

Chi gioca a primiera e non va a primiera, perde a primiera.

Andare a primiera è tenersi in mano quelle carte che poi conducano a far primiera

A primiera i due assi, menano a spasso.

Cioè, fanno perdere.

Chi gioca per bisogno, perde per necessità.

Chi gioca, non dorme.

Può dire egualmente che il giocatore sta all'erta per non essere ingannato, o che perde la tranquillità e il riposo.

Chi ha buono in mano, non rimescoli.

Cioè, chi ha buone carte. Figuratamente vale che chi sta bene, non cerchi altro.

Chi ha fortuna in amor non giochi a carte.

Chi non può dare alla palla, sconci.

Cerchi mandare all'aria il gioco, quando non può riuscirgli a bene.

Chi non può giocare metta al punto.

Chi non vuol perdere, non giochi.
Si dice contro a' brontoloni, i quali, se perdono, buttano all'aria il tavolino.
Chi perde, giocherà, se l'altro vuole.
Chi è in isvantaggio non sa diffendersi dal ricominciare.
Chi presta sul gioco, piscia sul fuoco.

Chi sa il gioco, non l'insegni.

E si dice anche fuori del gioco.
Chi si vuol riaver, non giochi più
Egli è molto da pregiare, chi ha perduto e lascia andare.

Chi va al gioco, perde il loco.

Chi vince da prima, male indovina (o perde da sezzo)

Chi vince da sezzo empie il sacchetto

Chi vince prima, perde il sacco e la farina

Chi vince poi, perde il sacco e i buoj.

Chi vince non dileggi, e chi perde non s'adiri.

Denari di gioco, oggi te li do, domani te li tolgo.

Giocare e perdere lo sanno far tutti.

Il gioco di bambara, chi più vede manco impara

Sette e figura, prova tua ventura, sette e fante dàgli tutte quante.

Il gioco è guerra.
Ludimus effigiem belli.
Il gioco ha il diavolo nel core
Dove si gioca, il diavolo vi si trastulla.

Il perdere fa cattivo sangue
Il gioco vien dall'ira, uno paga e l'altro tira.

Non bisogna giocare con chi propone i giochi.
Perché ne sa troppo.
Non si deve far torto al gioco.

Non ti mettere a giocare, se non vuoi pericolare

Il gioco risica la vita e rosica la roba.

Quando è perduto il re, è finito il gioco.
Tolto dagli scacchi.
Si gioca per vincere
Non si può vincer sempre.

Si perde molto, per essere stolto.

Terno, il duol dell'inferno.

Perché non vengono mai

Che tu possa vincere un ambo al lotto!

È imprecazione perché chi ha vinto un ambo seguita a giocare e si rovina: lo stesso popolo dice in quest'altro proverbio che lavorare e lavorare danno le sole vincite che fanno prò.

Ambo lavorar, terno seguitar, quaderna e cinquina lavorar dalla sera alla mattina.


 

 

 
   
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