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Ozio, Industria, Lavoro

A buona lavandaia non mancò mai pietra

A buon cavalier non manca lancia.

Cioè, quando si vuol fare una cosa, si trova il modo di farla.

A buon cavallo non manca sella.

Quando una cosa è buona, non manca mai chi l'adopri.

A cattivo lavoratore ogni zappa dà dolore

Cattivo lavoratore a ogni ferro pon cagione.

A chi non ha da far Gesù gliene manda.

A chi non pesa, ben porta.

Ben fa una cosa chi non ne sente fatica o aggravio o rincrescimento, chi la fa facile, volentieri.

A fare i fatti suoi uno non s'imbratta le mani.

Affaticati per sapere e lavora per avere.

A gloria non si va senza fatica.

Esiodo disse che il sudore è l'ornamento della faccia della virtù.

A lavoratore trascurato i sorci mangiano il seminato.

Al tramontar del sole il bue caca nel timone.

Cioè, stanco di lavorare.

A porco pigro (o peritoso) non cadde (o non toccò) pera mezza.

A roba fatta non manca compratore

Lavoro fatto, denari aspetta.

Asino punto, convien che trotti.

A star fermi si fa la muffa.

Chi avesse quel che non ha, farebbe quel che non fa.

Cattiva scusa dello svogliato.

Chi ci va, ci lecca; chi non ci va, si secca

Chi va, lecca, e chi sta, si secca.

Chi si sta ozioso, non approda nulla; ma chi s'affatica, busca qualcosa

Chi d'estate non lavora, nell'inverno perde la coda.

Chi dorme non piglia pesci

Chi dorme grassa mattinata, va mendicando la giornata

Chi dorme quanto può, non dorme quanto vuole

Chi si cava il sonno, non si cava la fame

Volpe che dorme, vive sempre magra

Il sonno è parente della morte.

Chi è avvezzo a fare, non si può stare.

Chi è lungo a mangiare, è lungo anche a lavorare.

Chi è ozioso, è dubbioso.

Chi fa bella gamba, non fa bella testa.

Chi fa per sé, fa per tre

Chi fa da sé, fa per tre

Chi vuol presto e bene, faccia da sé

Comanda, e fai da te

Chi per altrui mano s'imbocca, tardi si satolla

Chi vuol, vada; e chi non vuol, mandi.

Che dicesi anche:

Non v'è più bel messo che se stesso

Quel che tu stesso puoi e dire e fare,
che altri il faccia mai non aspettare.

Chi fatica non pecca.

Chi fugge fatica, non fa la casa a tre solai.

Chi ha arte, ha parte

Arte dà parte, chi da lei non si parte.

Tutta la città di Firenze è descritta in arti, onde chi è scritto in alcuna può partecipare al governo; e s'intende anche che chi sa fare un'arte è ricapitato e può campare da per tutto. (SERDONATI.) Legalmente le arti potevano ancora partecipare al governo e il Serdonati piglia la legge in parola.

Chi ha voglia di fare non ha bisogno di pungolo.

Chi lavora da beffe, stenta daddovero.

Chi lavora si rimpannuccia,
chi non lavora si gratta la buccia.

Chi mi dà a fare, mi sciopera.

Motto di chi ha sempre molte cose alle mani.

Chi non è alle sue nozze,
o che son crude o che son troppo cotte

Tristo a colui che non si trova alle sue nozze.

Chi non è presente quando si fanno i fatti suoi.

Chi non ha entrata (o mestiere) e va a spasso, ne va allo spedale passo passo.

Chi non ha pane lavorato, agosto diventa maggio.

Chi non ha voglia di lavorare perde l'ago e il ditale.

Chi non maneggia, grameggia

Chi non suda, non ha roba

Pane di sudore ha gran sapore.

Chi non sa che fare, pettini i cani.

Chi non vuol durar fatica in questo mondo, non ci nasca.

Chi s'aiuta, Iddio l'aiuta

Aiutati, ch'i' t'aiuto.

E al contrario:

Chi non s'aiuta, s'annega.

Chi sa menare tutt'e due le mani, è da più degli altri.

Chi sa zappare, zappa con la zappa di legno.

Chi se ne sta con una man sopra l'altra, il diavolo balla nel grembiule.

La tentazione è figlia dell'ozio.

Chi si vergogna di lavorare, abbia vergogna di mangiare.

Chi vuol riposare, convien travagliare.

Chi vuol viver senza pensieri, ne ha più degli altri.

Fare e disfare è tutto un lavorare.

Gatta inguantata non prese mai topo.

Giammai col bramare, il sacco puoi colmare.

Iddio dà l'ali alla formica perché vada più presto.

I giorni spesi bene sono i meglio impiegati.

Spesi per usati; impiegati vale messi a frutto.

Il fuoco e l'amore non dicon mai vanne al lavoro.

Il lavorare è un mezzo orare.

Il libro serrato non fa l'uomo letterato.

Quanti sono che si credono letterati per avere un buon numero di libri nello scaffale; e per aver letti e imparati a memoria molti frontespizi! -- A un pubblico lettore che avea in casa pochi libri, uno disse: Ave lector sine libris. E questi all'altro che aveva copiosa Biblioteca: Avete libri sine lettore.

Il miele non si fa senza le pecchie.

Cioè, nulla si ha senza fatica e capacità d'industria, ed è analogo all'altro:

Col nulla non si fa nulla.

Il miglior podere è un buon mestiere.

Il perder tempo, a chi più sa, più spiace.

Il pigro è sempre in bisogno

La pigrizia è la chiave della povertà

Non fece mai prodezze la pigrizia.

Il sangue de' poltroni non si muove.

E anche:

Poltroneria non fece mai figliuoli (o non ha eredi).

Il tempo bene speso è un gran guadagno.

In amoroso stato non dura l'occupato.

Si non Intendes animum studiis et rebus honestis Invidia vel amore vigil torquebere. (ORAZIO.)

La fatica genera la scienza, come l'ozio la pazzia.

L'ago e la pezzetta mantien la poveretta

A voler che il mento balli, alle man gna fare i calli.

Gna per bisogna.

L'aiuto mangia tutto.

Se puoi, fa' tutto da te, che a ricompensare chi ti soccorre coll'opera sua perdi spesso anche l'utile ricavato dalle tue proprie fatiche.

La malattia de' sani è una festa che non si trova nel lunario.

Di chi si finge malato per non lavorare.

La ruggine mangia il ferro.

L'ozio consuma, come il lavoro conserva. <<L'attività, dice il Balbo, è il sangue della vita morale, e tolta quella o scemata, il cuore cessa di battere o non batte più generosamente, e la vita diventa un languore indegno del nome di vita, e scende al grado di una sorte di vegetazione>> (Pensieri ed Esempi.) (PASQUALIGO, Racc. Ven.)

La soma, la bestia doma.

Ma:

La peggior soma è il non averne alcuna.

La testa dell'ozioso è l'officina del diavolo.

La vecchia mal raddotta, sulla sera la piglia la rocca.

Lavora come avessi a campare ognora; adora come avessi a morire allora.

È qui bello il porre insieme con la preghiera il lavoro.

Lavoro è sanità.

Lavoro non ingrassò mai bue.

L'erba non nasce sulla strada maestra.

Letto e fuoco fanno l'uom dappoco

Il letto caldo fa la minestra fredda.

O anche:

Il caldo de' lenzuoli non fa bollire la pentola.

Lo stare indarno non è il fatto nostro.

L'ozio è il padre di tutti i vizi.

L'ozio è la sepoltura d'un uomo vivo.

L'ozio non fa con la virtù lega.

L'ozio è sempre bisognoso

Meglio il rognoso che l'ozioso.

Meglio diventar mori che rossi.

Meglio abbrunirsi al sole lavorando, che arrossire delle male azioni consigliate dall'ozio. (PASQUALIGO, Racc. Ven.)

Molte volte si perde per pigrizia, quel che s'è guadagnato per giustizia.

Niente facendo s'impara a far male, come facendo male s'impara a far bene.

Non c'è la peggior minestra che quella de' frati.

Perché è data per carità, e si mangia senza guadagnarsela.

Non mancò giammai da fare a chi ben vuol trafficare.

Non s'apprezza ben redato, quanto ben da sé acquistato.

Paesi fecondi, rendon molti vagabondi.

Perché nutriscono anche l'ozio.

Per dimenar la pasta il pan s'affina.

Per i poltroni è sempre festa.

E in modo più vivace:

A casa Poltroni è sempre festa.

Per istar bene si fa delle miglia.

Per non saper fare un cartoccio fu impiccato un uomo a Firenze.

Per via (o via facendo) s'acconcian le some.

Aggiungono anche:

E mal per l'asino che le porta.

Vale che in operando s'impara a vincere le difficoltà.

Quando facciam del male, il diavolo ci tenta,
quando non facciamo niente, noi tentiamo lui.

Quando il filo è in istanga, non tenere il culo in panca.

Se non ci fosse il va' con Dio, bel mestier sarebbe il mio.

È dei mendicanti viziosi.

Sonno mena sonno

Un sonno tira l'altro

Troppo dormire fa impoverire

Uomo poltrone, uomo poverone.

Un uomo ozioso è il capezzale del diavolo.

Uomo lento non ha mai tempo.

 

 

 
   
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