Coscienza, Gastigo dei falli
A chi è in fallo, l'uno par due.
A chi mal fa, mal va.
A chi vuole male, Dio gli toglie il senno.
Antica massima, improntata di fatalità pagana: ma può anche significare che la prudenza in fine dei conti manca al colpevole; che non si presuma cuoprire coll'arte i falli commessi, e correggerne i mali effetti.
Ad ogni tristo il dì suo tristo.
A veder la croce da lontano, il ladro si segna.
La Croce suole porsi a indicare il luogo dove uno è stato ammazzato.
Benedetto che si gastiga da se stesso.
Ben va al mulino chi c'invia l'asino.
È nostro il carico e il guadagno, o si facciano da noi le cose o per mezzo d'altri.
Chi altri tribola, sé non posa
Chi altri agghiaccia, se stesso infredda.
Chi di coltel ferisce, di coltel perisce--ovvero
Chi di coltello fere, di coltello pere.
Chi è cagion del suo mal pianga se stesso.
Chi cerca trova. e talor quel che non vorrebbe.
Chi delitto non ha, rossor non sente.
Chi è giusto, non può dubitare.
Chi è imbarcato col diavolo, ha a passare in sua compagnia.
Chi è in difetto, è in sospetto
Chi è in peccato, crede che tutti dicano male di lui
Chi ha la coda di paglia, ha sempre paura che gli pigli fuoco.
Chi fa, fa a sé.
Chi fa male, odia il lume.
Chi fa quel che non deve, gli intervien quel che e' non crede.
Chi ha arruffato la matassa la strighi.
Chi ha fatto il male, faccia la penitenza
Chi ha mangiato i baccelli spazzi i gusci
Chi ha fatto la piscia a letto la rasciughi
Chi imbratta, spazzi
Chi è imbrattato si netti.
Chi ha il cul nell'ortica, spesse volte gli formica.
Chi ha spago, aggomitoli.
Chi è in peccato, scampi fuggendo.
Chi ha tegoli di vetro, non tiri sassi al vicino
Chi ha testa (o cervelliera) di vetro non faccia a' sassi.
E chi ha una scheggia nell'occhio non riprenda il bruscolo nell'occhio altrui: a chi abbia il quale vizio proverbialmente suol dirsi:
Tirati in là, paiolo, che la padella non ti tinga.
Chi la fa, l'aspetti
Chi mal fa, male aspetta
Quel che si fa, si rià
Chi non falla, non teme
Chi non le fa, non le teme.
Chi la fa, la mangi
Chi l'ha fatta, si guardi.
Chi mal semina, mal raccoglie
Chi mal naviga, male arriva.
Chi mal vive, poco vive.
Chi mangia il pesce, caca le lische.
Chi rompe paga, e porta via i ciottoli (ovvero i cocci son sua).
Chi si scusa, s'accusa
Difendere la sua colpa è un'altra colpa
C'è chi risponde anco a chi non lo chiama.
Dinota il sospetto del colpevole, l'excusatio non petita.
Chi non gastiga i delitti ne cagiona dei nuovi.
Non potrebbe questo proverbio esser principio ad un trattato criminale?
Chi non ha coscienza, non ha vergogna né scienza.
Chi pecca in segreto fa la penitenza in pubblico.
Chi soffre, sel merta.
Chi sta alla scolte, sente le sue colpe.
Chi sospetta è in fallo.
Chi sta bene con sé, sta bene con tutti.
Come farai, così avrai.
Dappertutto c'è un testimonio.
E se non altri, vi sono la coscienza e Dio.
Diavol reca, e diavol porta.
Dimmi la vita che fai, e ti dirò la morte che farai.
Dio acconsente ma non sempre.
Dio lascia fare, ma non sopraffare.
Dio non paga il sabato (aggiungiamo ma a otta e tempo)
ovvero
Domeneddio non paga a giornate
Il giorno che si fa il debito non si va in prigione.
Il gastigo può differirsi, ma non si toglie.
Dove lega la ragione coscienza pugne.
Dove il discorso intoppa, non sa trovare argomenti, la coscienza t'impedisce; e si dice pure:
Trist'a quella bocca (o musa) che non sa trovar la scusa.
Gran peccato non può star celato.
Guai a quel topo che ha un sol buco per salvarsi!
Guarda alla pena di chi falla.
Il diavolo le insegna fare, ma non le insegna disfare
Il diavolo insegna rubare, ma non nascondere
Il diavolo insegna a far le pentole, ma non i coperchi
Il diavolo la fa e poi la palesa.
Il fuoco fa saltare le vespe fuori del vespaio.
Il gastigo fa lasciar la stanza del vizio, e il danno presente fa mutar parere. (SERDONATI.)
Il lupo avanti al gridare fugge.
Dicesi di quei che fatto alcun male si fuggono prima che la giustizia li scuopra. (SERDONATI.)
Il mondo paga chi ha da avere.
In bene e in male.
I pensieri sono esenti dal tributo, ma non dall'inferno.
La buona vita fa la faccia pulita.
La coscienza è come il solletico. (Chi lo cura, e chi no).
La coscienza vale per mille accusatori e per mille testimonia
La coscienza val per mille prove.
La fine del corsale è annegare.
La paura guarda la vigna.
Il timor del gastigo ritiene e raffrena i malfattori.
La pena è zoppa, ma pure arriva.
Raro antecedentem scelestum deseruit pede poena claudo. (ORAZIO.)
La penitenza corre dietro al peccato.
La prima si perdona, alla sconda si bastona
Alle tre si cuoce il pane (ovvero si corre il palio, o si dà il cavallo).
La saetta gira gira, torna addosso a chi la tira
Le saette non son foglie, chi le manda le raccoglie.
La vendetta di Dio non piomba in fretta.
Le bestemmie fanno come le processioni.
Che ritornano di dove ell'escono.
Mal non fare, paura non avere.
Molti hanno la coscienza si larga. che avanza una nave di chiesa
Molti hanno la coscienza dove i corbelli hanno la croce.
Molti, poi che l'hanno avuto, piangon quel che han voluto.
Né malattia né prigionia non fece mai buon uomo.
Mai! Così lavorano i proverbi, che fanno sentenze generali di ciò che accade pur troppo spesso.
Nessun pecca sapendo peccare.
È bella sentenza, e vale come se dicesse: dei tanti che peccano non ve n'è uno che sappia peccare in modo che gli torni conto, che pecchi insomma con giudizio.
Non bisogna aver paura che de' suoi peccati.
Non fu fatta mai tanto liscia di notte, che non si risapesse di giorno
Quel che si fa all'oscuro apparisce al sole
Non si fa cosa sotto terra, che non si sappia sopra terra
Non si caca mai sotto la neve, che non si scuopra
Non nevica e non diaccia, che il sol non la disfaccia
Se non vuoi che si sappia, non lo fare
Tutte le cose vengono al palio
Il tempo scuopre tutto.
Non importa andare a Roma per la penitenza.
La portiamo dentro:
Palleat infelix quod proxima nesciat uxor. (PERSIO).
Non passa giubbilèo che ognun non sia gastigato.
La colpa non si cancella mai senza che prima sia punita.
Non ride sempre la moglie del ladro.
Ogni coltello aspetta il suo coltello
Ogni fallo aspetta il suo laccio.
Ognuno è figliuolo delle sue azioni.
Peccati vecchi, penitenza nuova.
Per far di quel proverbio in me la prova,
Che dice: a colpa vecchia pena nuova. (Orlando Furioso).
Per una volta la si può fare anche a suo padre.
Anche chi meglio conosce, può rrimanere per una volta ingannato.
Poca scienza e molta coscienza.
Qual asino dà in parete tal riceve.
Proverbio antico.
Qual pane hai, tal zuppa avrai.
Quando Dio vuol punire un uomo, spesso si serve dell'altr'uomo.
Quando la lepre perde il passo, convien che cada in bocca a' cani.
Rare volte il diavolo giace morto nella fossa.
Rare volte i mali effetti delle nostre colpe e il gastigo che ne consegue, muoiono insieme con noi: questo discende nelle famiglie, e con esso le maledizioni.
Tal pensa salvarsi a pasqua, che è preso a mezza quaresima.
Tante volte al pozzo va la secchia, ch'ella vi lascia il manico o l'orecchia
Tanto va l'orcio per acqua, che e' si rompe
Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino
Tanto va la mosca al miele, che ci lascia il capo
Tanto va l'oca al torso, che ci lascia il becco
Tanto va la rana al poggio, che ci lascia la pelle
Tanto va la capra al cavolo, che ci lascia il pelo
Tanto vola il parpaglione intorno al fuoco, che vi s'abbrucia.
Nota parpaglione (papillon), farfalla. Qui s'intende quella specie di farfallone che entra per le case, e che si chiama in alcuni luoghi papazzucco e fiutola e fiutino.
Tutti i nodi vengono al pettine.
Ogni mala azione finalmente ha il suo gastigo. Ma vuol anche dire che ogni difficoltà o vizio d'una qualunque faccenda si manifestano alla fine.
Ugna di leone e lingua di gatto guariscon del matto.
Cioè il gastigo o il biasimo.
Una ne paga cento (ovvero una le paga tutte).
Vergogna è a far male.
Vale che delle cose buone o indifferenti non bisogna vergognarsi, ma delle cattive. |