Mestieri, Professioni diverse
A fare il fabbro con la barba, e alle lettere con la bava.
Gli studi bisogna cominciarli presto, che non importa delle opere manuali.
Al cattivo lavoratore or gli casca la zappa ora il marrone.
Quando non si ha voglia, si trova sempre qualche disgrazia.
Allo sprone i cavalli, al fischio i cani,
e al bastone intendono i villani.
Al sarto povero gli si torce l'ago.
Il lavoro gli conclude poco.
Al villano, la zappa in mano
Chi è uso alla zappa, non pigli la lancia
Chi è uso al campo, non vada alla corte.
Per via d'esempi significano: ognuno faccia il suo mestiere
Chi è uso alle cipolle, non vada a' pasticci
Non desiderare i sapori de' signori
Non è buono mangiar ciliegie co' signori.
Ammoniscono degli inconvenienti i quali nascono dal mescolare insieme condizioni disuguali
Co' gran signori bisogna usar poche parole.
Amor di signore, amore di donnola.
Perché d'ordinario non ha fondamento o tradisce. (Prov. spagnuolo.)
Al villan che mai si sazia, non gli far torto né grazia
Il villano punge chi l'unge e unge chi lo punge.
A mal villano non gli dar bacchetta in mano.
Aprile e conti per lo più son traditori.
Fidarsi alla buona stagione d'aprile, è come fare i conti innanzi l'oste.
A voler star pari col contadino bisogna giocar di zero.
Barca rotta, marinaio scapolo.
Cioè, disoccupato: dicesi di ogni artefice a cui per qualunque motivo mancando gli strumenti sia di mestieri stare ozioso.
Battilano, o unto, o si muor di fame.
Batti il villano, e saratti amico
Chi fa il servizio al villano, si sputa in mano.
Coteste ingiurie, che si accoccano agli uomini di certe professioni, sono appunto come quelle che sogliono essere barattate tra città e città vicine: il villano più e meglio dell'uomo in giubba stampa in proverbi le sue risposte non rade volte assai calzanti; e alcune ne troverà chiunque si metta a sfogliare queste carte.
Beata quella casa che v'è cherica rasa.
Molte famiglie si credono che fare il prete, cioè tirare su a prete uno de' figliuoli le arrichisca.
Biada di mugnaio, vin di prete e pan di fornaio, non fare a miccino.
Cappuccio e cotta sempre borbotta.
Cattivo è il mestiero che non nutrisce l'artefice.
Cavalier senza entrata, e muro senza croce, da tutti è scompisciato
Un conte senza contea è come un fiasco senza vino
La nobiltà è come lo zero.
Se non vi si mette qualche altro numero, nulla vale
Nobiltà poco si prezza, se vi manca la ricchezza--perché
Necessità abbassa nobiltà.
Chi bazzica co' preti e intorno ha il medico, vive sempre ammalato e muore eretico.
Chi crede a' sensali diventa sensale.
Chi dice mal dell'arte, non sarà de' consoli.
Chi strapazza il mestiere, non fa fortuna.
Chi disse navigare, disse disagio.
Chi è dell'arte, è sospetto.
Gli artefici, massime nello stimare i lavori, si favoriscono I'un l'altro.
Chi esce fuor del suo mestiere, fa la zuppa nel paniere.
(Vedi Illustrazione XVI.)
Chi è in mare navica, chi è in terra radica
Barca, perdita cavalca.
Chi è oste o fornaio, e fa il barcaruolo, dato gli sia d'un mazzuolo.
Chi è uso a mercanzia, non sa che guerra sia.
Chi fa un frate, fa un ciuco.
Chi ha da essere zanaiolo, nasce col manico in mano
Dicesi anche:
Chi ha da essere facchino, nasce col cercine in capo.
Chi ha l'arte, ha ufficio e beneficio.
Chi ha un cieco fuori, ha un podere in Chianti.
I ciechi cantando per le vie sogliono fare molti danari.
Chi muta stato, muta fortuna.
Chi non ha arte, medico si faccia
Chi ha mestiere, non può perire.
Chi non sa orare, vada in mare a navigare
Chi non naviga, non sa cosa sia timor di Dio.
Chi pesca a canna, perde più che non guadagna
Chi va dietro a pesce e penne, in questo mondo mal ci venne.
Detto dei cacciatori o pescatori.
Chi serve all'altare, vive d'altare
Il prete dove canta vi mangia
L'entrata del prete vien cantando e va via zufolando.
Chi sta a sportello ne vede mezza.
I Fiorentini i giorni di festa aprivano solo l'uscietto del legname che chiudea bottega e donde non si vedevano che in parte le mercanzie.
Chi vuol lavor gentile, ordisca grosso e trami sottile.
Del tessere; ma può stare anche figuratamente
A filar fine il cul se ne ride, a filar grosso si riempie il dosso.
Chi vuol udir novelle, al barbier si dicon belle.
Cioè nelle botteghe dei barbieri.
Chi vuol provar le pene dell'inferno, d'estate il fabbro e l'ortolan d'inverno.
E al contrario:
D'inverno fornaio, d'estate tavernaio.
Contadini e montanini, scarpe grosse e cervelli fini.
Coscienza di mugnai (o di fornai), coscienza d'osti.
Sono tenute comunemente d'uno stesso calibro.
Da ricchi impoveriti e da poveri arricchiti, prega Dio che t'aiti
Dio ti guardi da villan rifatto cittadin disfatto
(Vedi Illustrazione XVll.)
Non è superbia alla superbia uguale,
d'uom basso e vil che in alto stato sale
Chi vuol veder discortesia, metta il villano in signoria
Non introdur l'asino in sala, che poi ti manderà fuori e della sala e della camera
Quando la merda monta in scanno,
o che la puzza o che la fa danno.
Ebrei e rigattieri, spendon poco e gabban volontieri.
Ebreo, donna e uomo con corona mai la perdona.
Egli è disgrazia quando i frati s'impiccano.
Perché soliti a vivere quietamente. E anche:
Viene da Dio che i frati s'annegano.
È meglio la pace de' villani che la guerra de' cittadini.
Loda lo stare in villa.
Esser signore e minchione, è esser minchione due volte.
Figliuole d'osti e caval di mugnai, non te n'impacciar mai.
Frate che chiede per Dio, chiede per due (cioè anche per sé).
Frate che fu soldato è più sperimentato.
Questo più volte si è veduto anche dei preti.
Frate sfratato e cavol riscaldato, non fu mai buone
(Vedi Illustrazione XVIIl.)
Frati osservanti risparmiano il suo e mangiano quel degli altri.
Gallina vecchia senza tetto, non fu mai senza difetto.
Non è senza vizio colui che essendo vecchio va cercando il pane ad ogni uscio e non ha niun alloggio. (SERDONATI.)
Gallo di mugnaio, gatto di beccaio, garzone d'oste, ortolano di frati e fattor di monache.
hanno opinione di fortunati
Caval di monaci, porci di mugnaio e figliuoli di vedove non han pari.
son ben pasciuti.
Giudice e scrivano vuol tenere il piede in mano.
Non vogliono fretta.
Grama quella ca', dove soldato o prete va
Non bazzichi prete e soldato, chi è maritato
A cherico che si fa frate non gli fidar la tua comare.
Guai a quel pescatore che teme dell'acqua fredda.
Dicesi di coloro che vogliono fare un'arte e poi non vogliono andar sottoposti agli incomodi che simile arte o ufficio arreca.
Guardati da alchimista povero.
Perché spinto dal bisogno e dalla brama dell'oro che sempre cerca e mai non trova, ordisce spesso qualche inganno. (SERDONATI.)
Guardati dal villano, quando ha la camicia bianca.
Come indizio di villano che non lavora. E i giorni di festa nei quali suole il contadino mutarsi la camicia ed oziare, gli riescono incentivo ai vizi o alle risse.
I frati si uniscono senza conoscersi, stanno uniti senza amarsi e muoiono senza piangersi.
Il beccaio non ama il pescatore.
Perché gli porta via il guadagno.
Il cantante ha la sua bottega nella gola.
Il tuo nemico è quel dell'arte tua
L'astio è tra gli artefici
L'invidia fu sempre maritata tra gli artefici.
Esiodo aveva detto che il fabbro invidia il fabbro, ed il vasaio il vasaio
Quello è tuo nemico che è di tuo ufficio.
Ufficio, accenna agli impieghi pubblici.
Il villano nelle piume vi sta a disagio.
Il villan nelle piume sta a disagio. (Orl. Inn.)
Il villano nobilitato non conosce suo parentato.
Il villano viene sempre col disegno fatto.
I mezzani sono i pidocchi del diavolo.
Prendono il sangue da quelli che li nutrono.
I mugnai sono gli ultimi a morir di fame
Trenta mugnai, trenta beccai, trenta sartori, fan cento e venti ladri.
Invito d'oste non è senza costo.
La carità de' frati accompagna fino alla porta
Carezze di frati t'accompagnano fino alla porta, e te la serran dietro
Né da frati né da monache non t'aspettar mai niente.
La roba del villano dura trent'anni e un mese e poi la torna al suo paese.
La terra non avvilisce l'oro.
Di uomo pregevole che sia di bassa condizione.
L'avvocato d'ogni stagione miete e d'ogni tempo vendemmia.
L'occhio, la fede e l'onore non toccar mai di signore.
Loda il mare, e tienti alla terra
Meglio raccomandarsi agli uomini in terra che ai santi in mare.
Detto contro al navigare.
Loda lo scarpello, attienti al pennello; costa manco, e par più bello.
Melensa è quella mano che non mangia a spese del villano.
I contadini ci fanno le spese a tutti.
Montanini e gente acquatica, amicizia e poca pratica.
Nave vecchia, ricchezza del padrone.
Né il medico né l'avvocato, sanno regolare il fatto proprio
La vita de' medici, l'anima de' preti, e la roba de' legisti sono in gran pericolo
Niuno s'ha da vergognare della sua arte.
Il mestiere non avvilisce l'uomo.
Non è villano perché in villa stia,
ma villano è chi usa villania.
Non fu mai villano senza malizia.
Ogni bottega la sua malizia.
Così ogni mestiere, ogni professione.
Ogni uomo ha buona moglie e cattiva arte.
Degli uomini è solito lodarsi della moglie e lamentarsi dell'arte che fanno.
Ognuno parla ben del suo mestiere.
Ognun patisce del suo mestiere.
Ognuno trascura per sé i godimenti dell'arte sua, quasi venutagli a noia perché ci ha guardato dentro: il cuoco non è mai ghiotto, il calzolaio va colle scarpe rotte.
Oste antico, nemico moderno
Oste di contado, assassino o ladro
Oste e nemico, è tutt'uno.
L'oste è peggior dell'inimico assai:
Che s'ami l'inimico disse Cristo
Che s'ami l'oste non lo disse mai.
Pazzo è quel prete che biasima le sue reliquie.
Più vale mestiero che sparviero.
Lo sparviere in pugno era l'ozio degli antichi nobili.
Poeti, pittori, strologi e musici fanno una gabbia di matti
Poeti, pittori e pellegrini a fare e a dire sono indovini.
Povera quella bocca che mangia con la rocca.
Accenna ai miseri guadagni delle filatrici di lino dal giorno d'oggi a confronto del passato.
Rocca, morte nascosta.
Perché il troppo filare prosciuga lo stomaco e fa intisichire.
Prega il villano, il mercato è disfatto.
Se tu mostri cedere o temere, I'altro rincara la posta.
Prete, medico e avvocato. trovasi in ogni lato.
Preti, frati, monache e polli non si trovan mai satolli.
Promesse di barcaiolo e incontro d'assassini, sempre costano quattrini.
Quando i cavalli ruzzano, il padrone stenta.
Si dice dei vetturini che non hanno lavoro.
Quando il villano è a cavallo, non vorrebbe mai che si facesse sera.
Quando il villano è alla città, gli par d'essere il potestà.
Quando il villano tratta ben, la pioggia secca il fien.
Cose impossibili
Il villan porta scritto sulla pancia, villan senza creanza
Il villano si conosce sempre
Chi è stato battezzato con l'acqua del fosso puzza sempre di umido.
Quel che vien di penna e stola, tosto vien e tosto vola.
Se t'imbianco, gli è onor mio; se ti rompo, non t'ho fatt'io.
È un dettato delle lavandaie che strusciano i panni per lavarli bene e presto.
Si spende più a fare un mercante che un dottore.
Si vive bene all'ombra del campanile.
Cioè a spese della chiesa
L'ombra del convento la rende il cento per cento
Nella casa dov'è un buon dottore o un ricco prete, non si sente né fame né sete.
Taglia lungo, e cuci stretto
Lunga gugliata, maestra sguaiata
Punti lunghi e ben tirati, oggi cuciti e domani strappati.
Ma si trova anche:
(Stanno bene in tutti i lati)
Punto di festa poco dura, ma la figura
Punto pasquale dura poco e comparisce male.
Mettere un punto per rimedio, di festa, passa, di Pasqua non si deve mai.
Traduttori, traditori.
Tre cose simili; prete, avvocato e morte. Il prete toglie dal vivo e dal morto; I'avvocato vuol del diritto e del torto; e la morte vuole il debole e il forte
Tutti i mestieri fanno le spese
Tutti i mestieri danno il pane.
Un pane dura cento miglia, e cento pani non durano un miglio.
Usano questo dettato i marinai per significare che secondo i venti giungono presto o tardi.
Viene asin di monte, caccia caval di corte
Il can di monte caccia quel di corte.
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