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Gratitudine, Ingratitudine
All'uom che è grato tutto va creduto.
Amico beneficato, nemico dichiarato.
A molti vili l'obbligo della gratitudine pesa come una specie di servitù laonde maggiore il beneficio, maggiore l'odio verso il benefattore.--Quod beneficia eousque læta sunt, dum videntur exsolvi posse: ubi multum antevenere, odium pro gratia redditur. (TACITO.)
Ben per male è carità, mal per bene è crudeltà.
Boccono rimbrottato (o rimbrontolato) non affogò mai nessuno.
Dicesi per fare intendere non essere da sdegnarsi se talora alcuno adirato ti rinfaccia i benefizi che t'ha fatti: ma doversi comportare con pazienza, perché il benefizio non si toglie per rimproverarlo.
Chi ben dona, caro vende, se villan non è chi prende.
Chi fa del bene agli ingrati, Dio l'ha per male
A far del bene alle carogne (o agli asini) Sant'Antonio l'ha per male.
Chi fa del bene agli ignoranti, fa onta a Cristo
Fate del bene al villano, dirà che gli fate del male.
Ignoranti, villani, gli sconoscenti
A far del bene ci facciamo dei nemici.
Chi ringrazia, non vuol obblighi.
Grazie, è formula di chi non accetta ed anche di chi vuol subito sgabellarsela e quasi scuoter via la gratitudine.
Comun servigio ingratitudin rende
Chi dona al volgo, inimicizia compra.
Dispicca l'impiccato, impiccherà poi te.
Intendesi nello stile dei proverbi, che lo spiccato poi t'impiccherà. Ed anche più disperatamente:
Non far mai bene, non avrai mai male.
Fa' bene a' putti se lo dimenticano, fa' bene a' vecchi muoiono.
Fate del bene al lupo, che il tempo l'ha ingannato.
Dicesi del far bene a chi non lo merita. (SERDONATI.)
Fatta la festa, non v'è chi spazzi la sala.
Somiglia quello napoletano:
Avuta la grazia, gabbato lo santo
Quando il corsaro promette messe e cera mandalo in galera.
Il ben far non porta merito.
Ma è un debito che si paga, un dovere che ciascuno ha.
Il dono dee chiuder la bocca a chi lo fa, ed aprirla a chi lo riceve.
Il ringraziar non paga debito.
Non basta dir grazie, se non si rendono grazie, sieno pur anche di solo affetto.
L'asino, quando ha mangiato la biada, tira calci al corbello.
L'ingrato colle bestie si conviene,
che non sa se non render mal per bene.
Maledetto il ventre che del pan che mangia non si ricorda niente.
Non c'è schiavo più legato, che all'amico l'obbligato.
Nutri la serpe in seno, ti renderà veleno--o
Nutri serpe in seno, ci lascerà veleno
Nutrisci il corbo, e' ti caverà gli occhi.
Opera fatta, maestro in pozzo.
Perché tutti ne dicono male, ch'è ingratitudine anche quella.
Quanto più si frega la schiena al gatto, più rizza la coda.
D'alcuni, che quante più carezze loro si fanno, più imbizzarriscono.
Se ben tu fai, sappi a chi lo fai.
Val più un piacere da farsi che cento di quelli fatti.
Si suole in Spagna un certo detto usare
(Certo quelli Spagnuoli han di be' tratti)
Che un servigio val più che s'abbia a fare
Che centomila milïon dei fatti. (Orlando Innamorato
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