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La scommessa di Sabrina
29 set 2004
Bellissima, intrigante ma soprattutto molto molto intraprendente. Ecco chi è Sabrina Paravicini, attrice, scrittrice giornalista che a soli 34 anni, dopo film e fiction tv ("Un medico in famiglia" Rai) ha deciso di di osare di più.
Paolo Nuti

Con una telecamera digitale, sei attori, 11 persone sul set ha girato un intero film in soli 24 giorni. Dopo aver fondato una casa cinematografica indipendente e spendendo soltanto 55mila euro, naturalmente. Così si è ritrovata regista, produttrice e protagonista di un film coraggioso che il primo ottobre verrà distribuito in tutt'Italia dalla major american Tristar Columbia, intitolato "Comunque mia. Le ragioni di un tradimento". Considerato quanto costa mediamente girare e produrre un film sembra quasi impossibile. Eppure è vero. Come ha fatto? Determinazione e fantasia, ecco la sua ricetta.

Sabrina,attrice, scrittrice, giornalista, hai fatto mille cose. Come e perché è nata l'idea di esordire alla regia?
Se devo essere sincera non ho mai avuto l'occasione di interpretare un ruolo scritto proprio per me come nel mio film: fare la regista è stato un modo per vedere dove io, come attrice potevo arrivare. Ho azzardato perché fare la regista, la produttrice e la protagonista dello stesso film è davvero complicato. Potevo fare tutto male. Però ho deciso di giocarmi tutto. La regia nasce dal fatto che mi piace molto dar corpo alle immagini. Avevo già fatto tre corti, l'ultimo era venuto molto bene. Il film è nato e cresciuto con lo stesso gruppo con cui avevo fatto proprio quel corto.

E' stato difficile dirigerti da sola?
In parte sì. Non tanto il rapporto con gli attori e con il cast quanto quello tra regista e troupe perché non ero abituata a coordinare un gruppo di lavoro. Come regista e produttore diventi il punto di riferimento di tutto: dei problemi e del risultato finale. La prima settimana è stata difficilissima: l'ho passata cercando di capire qual'erano le esigenze degli altri. Un semplice attore non ha molti problemi: arrivi sul set, ti trucchi, dici le tue cinque battute e torni a casa. L'attore però è solo un piccolo anello di una catena e io l'ho scoperto proprio con questo film. Ho dovuto comprare i cestini per il pranzo, pensare alla fotografia e al suono. Quando sei produttrice ti capitano un sacco di cose, anche le più stupide: magari stai per entrare in scena vestita da sposa ti chiedono: per pranzo prendiamo il cestino da 10 euro o da 12+iva?

Uno degli aspetti più interessanti di questo film è il budget estremamente ridotto: 55mila euro. Oggi bastano una buona idea e pochi spicci per girare un film indipendente, concordi?
Sì, è così. Questo film l'ho finanziato per intero; mi auguro che stimoli gli investitori privati: per loro 10mila euro non sono nulla. Per molti registi esordienti come me possono invece voler dire tutto. Fare cinema senza chiedere aiuto al ministero è possibile. Vorrei che questo film fosse preso d'esempio: basta una piccola telecamera digitale per girare con ottimi risultati. Sono diventata prodruttrice mio malgrado ma alla fine è stato meraviglioso nonostante i pianti che via via mi sono fatta.

Dì la verità, speravi un po' in nel festival di Venezia?
Sì, ci speravo. Ma non perché pensavo di aver fatto un film particolarmente interessante quanto perché contavo sul fatto che avrebbero premiato il coraggio di una giovane regista che ha girato con pochi spicci. E invece niente purtroppo. Noi italiani siamo gli unici esterofili: apriamo le porte agli altri e quello che abbiamo in casa non lo valorizziamo a sufficenza. In una situazione in cui un film costa minimo un miliardo e mezzo, girare con 50mila euro secondo me è una cosa degna di nota. Vorrei che questa mia esperienza servisse a chi ha pochi mezzi e una buona idea per dire: anch'io ce la posso fare.

Nonostante il budeget ridotto in Italia il tuo film sarà distribuito dalla Columbia... com'è nata la collaborazione?
Ho investito un po' di soldi per fare alcune scene che abbiamo montato e presentato alla Columbia. Loro mi hanno detto invitato a finire il lavoro senza però assicurarmi niente. Per me è stata una bella sfida...

Una prova di coraggio...
Sì, perché un conto è fare un film per poi vederlo con 20 amici.. un conto è distribuirlo in tutt'Italia con una major americana e alcuni standard qualitativi da rispettare...

Una sfida vinta comunque.
Credo proprio di sì: comunque vada, questo film è la dimostrazione di come è possibile lavorare artigianalmente con un badget ridicolo e ottenere comunque ottimi risultati.

Se non erro uscirà anche un libro sul film.
Sì, il romanzo scritto dalla protagonista nel film è un romanzo vero, che ho scritto io. L'avevo messo dentro un cassetto un po' di tempo fa.. Poi dovendo affrontare le spese per la promozione della pellicola mi è venuta l'idea: usarlo per un'operazione di marketing. Ho pensato che riuscire a distribuirlo, con la locandina del film in prima pagina significava avere una locandina itinerante in tutte le librerie d'Italia. Grazie alla lungimiranza di Feltrinelli ci sono riuscita. Tutti penseranno che è un'operazione a tavolino: in realtà è nata dalla pura e semplice disperazione economica.

C'è qualcona di autobiografico nella trama del film?
Nella mia vita ho avuto delle tragedie che mi hanno devastata: ho perso una sorella quindici anni anni fa dopo venti giorni che era morto mio padre. Nel film ho messo questo dolore: Sandra, la protagonista, perde una sorellina prima di conoscerla e a lei dentro rimane questo dolore, questa assenza, questo punto interrogativo. Non ho voluto raccontare la mia storia per intero, ma in piccola parte sì. Nel libro invece c'è veramente tutto di me: ci sono quattro protagonisti e ognuno di loro mi rappresenta un po'. Il fatto è che ognuno di noi si porta dietro qualcosa di radicato da cui non è possibile staccarsi.

Progetti futuri?
Vorrei continuare con la produzione che è stata un'esperienza incredibile. L'idea è pensare di fare qualcosa di imprenditoriale. Ho visto fare un film dall'inizio alla fine...

Tra tutte le cose che hai fatto dunque preferisci dunque essere una produttrice...
Mi piacciono le sfide e mi piace l'idea di riprovarci e di avere il lavoro sotto controllo però devo dire che la cosa che mi gratifica di più in assoluto è scrivere perchè è come entrare in un'altra vita, entrare nella vita dei tuoi personaggi- è un momento pazzesco.

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