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Il lato oscuro di Pedro 01 ottobre 2004
A tu per tu con Almodovar che esalta il cinema noir e annuncia: «Presto un film sarà su paranormale, fantasmi e misteri dell'occulto»
Paolo Nuti

Dopo aver incassato sei milioni di euro in Spagna, "La mala educacion", ultima fatica di Pedro Almodovar, sbarca in Italia. È un film duro, che non lascia speranze, che racconta la cattiva educazione ricevuta in Spagna all'interno di un collegio cattolico da due bambini, la loro amicizia, la scoperta della sessualità, l'amore di un prete per uno dei due. Ma non è un atto di accusa contro la Chiesa, è qualcosa di più. È la passione, è l'analisi lucida "dell'ubriacatura di libertà" vissuta dalla Spagna dopo la fine dell'oscurantismo e della repressione degli Anni '60. Ed è un atto d'amore verso il cinema, che per Almodovar è stato l'àncora di salvezza di tutta una vita.

Dopo un lavoro durato dieci anni, Almodovar è assolutamente soddisfatto di questo risultato. «Non sono stato molestato in collegio» tiene a precisare, ma come Enrique, uno dei protagonisti del film,ha usato il cinema come farebbe un detective, per scoprire e indagare ciò che lo circonda. Nonostante la sua fama, Almodovar non crede che i suoi film possano influenzare la Spagna che, a suo avviso, è influenzata invece dalla televisione. Per Pedro però non è tempo di fermarsi, anzi è ora di pensare al futuro: il suo prossimo film sarà la storia di tre generazioni di donne che vivono in provincia e credono nel paranormale. Sarà una commedia e a giudicare dall'entusiasmo di cui ne parla non vede l'ora di realizzarla. L'abbiamo incontrato alla presentazione stampa del suo film.

Che cosa è questa "mala educacion" di cui parla nel suo ultimo film?
È la cattiva educazione data dalla Chiesa ai miei tempi. I maestri dell'epoca non avevano le competenze per insegnare, eppure lo facevano. In questo film, che rientra appieno nel genere noir, non ci sono buoni o cattivi. Ci sono solo i cattivi e il peggio dei cattivi. Sono persone che scelgono liberamente la loro vita e questo, comunque, è positivo. Non si lamentano della loro sorte, nonostante finiscano male. Scelgono il lato oscuro della vita ma sono coerenti e portano la loro scelta fino in fondo.

A parte le sue motivazioni autobiografiche, quali sono quelle che l'hanno spinta a girare un film come questo, totalmente negativo?
In realtà ritengo che un film non possa essere considerato banalmente positivo né negativo. Certo, questo non è un film che offre conforto. Ma il cinema permette proprio questo miracolo: parlare delle cose brutte della vita. È tipico del genere noir che a me piace tanto: io non cerco alcuna lezione umana. Quello che ho voluto fare è stato esplorare il peggio del peggio umano.

Il cinema, nel film ha un ruolo molto importante...
Sì, rappresenta un modo di educazione alternativa a quello ufficiale e dunque è un grande punto di riferimento per i personaggi del film. Proprio come lo è stato per me quand'ero piccolo: nella stessa via del mio collegio c'era una sala in cui mi sono rifugiato per molto tempo. "La mala educacion" è un triangolo amoroso che si sviluppa nel corso degli anni tra i due bambini e tra uno dei due e Padre Manolo. Il cinema non è solo la professione di uno dei due bambini (Enrique) divenuto grande; il cinema è anche e soprattutto ricerca mediante cui lo stesso Enrique vuole scoprire la sorte del suo vecchio compagno d'infanzia Ignacio.

Vuol dire che Enrique, il personaggio-regista del film, è in qualche modo il suo doppio?
No, assolutamente. Anche se naturalmente ci sono cose di lui che mi appartengono: esattamente come lui cerco dei fatti di cronaca sui giornali per i miei film. Come lui ho fatto tre film a trent'anni. E come lui, in quanto regista, sono un detective. Ma la mia vita privata si svolge totalmente fuori dalle riprese: io non vado a letto con le persone con cui lavoro, per intenderci.

Nel film, contrariamente al solito, non ci sono personaggi femminili di rilievo. Perché?
Con questo volevo dimostrare di essere un buon regista anche per gli uomini (ride, ndr). No, a parte gli scherzi, nella storia un personaggio femminile c'è ed è anche positivo: è la madre, che accetta i propri figli così come sono.

A suo avviso i suoi film influenzano la Spagna?
Magari! (ride, ndr). Credo che la società spagnola si trovi più in alto rispetto alla politica. Forse è la tv che guida i cambiamenti, le trasformazioni: è la tv che aiuta ad accettare gli omosessuali, i trans e quant'altro. Sebbene buona parte della tv spagnola sia spazzatura e io non sia un esperto, è nell'ambito di certi programmi di gossip che vanno sempre più di moda che tutte le avventure sessuali sono trattate nello stesso modo. Una donna diventata uomo partecipa al Grande Fratello: dunque viene accettata per interposta tv dalla società.

Come colonna sonora del film ha scelto "Cuore matto" di Little Tony, perché?
Conosco questa canzone sia nella versione cantata da Little Tony che in quella cantata da Rita Pavone. Nella Spagna in cui sono cresciuto si ascoltava molta musica pop italiana. L'ho scelta per l'epoca in cui è stata cantata, per il tono, per il "tum tum" basso morboso e per il ritornello azzeccato rispetto al film: "dimmi la verità".

Prossimi impegni?
Come sempre lavoro su più fronti contemporaneamente. Sto scrivendo la storia di tre generazioni di donne che vivono in provincia e credono nel paranormale, nei fantasmi e nell'occulto. Voglio descrivere il loro rapporto con questi fenomeni, quello che hanno tra di loro. Personalmente non ci credo, ma tutte le donne della mia famiglia hanno sempre creduto nei morti che ritornano. Sono contento di questo nuovo progetto perché mi sto rendendo conto che probabilmente ne uscirà una commedia più che un film noir.

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