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Laia Marull, piccolo gigante 22 marzo 2004
La protagonista spagnola del film rivelazione "Ti do i miei occhi" alle prese con il tema della violenza domestica
Laia Marull

«È capace di sembrare fragile e forte al tempo stesso. È capace di sembrare scovolta o assolutamente bellissima con uno splendore che le viene dall'interno. È un'attrice molto valida che sa come fondere l'esperienza con dei sentimenti forti, le sue emozioni sono costantmente in superficie» parola di Iciar Bollain che l'ha diretta nel suo film "Ti do i miei occhi", record di incassi in Spagna. L'attrice rivelazione si chiama Laia Marull, vincitrice del Goya (l'Oscar spagnolo) come miglior attrice protagonista. E la descrizione della regista è assolutamente pertinente al personaggio: nel film di Bollain, appena uscito in Italia, Laia interpreta Pilar, una giovane donna vittima delle violenze del marito che combatte per non morire, soprattutto interiormente. Un gigante, vista la rabbia e il terrore che esprime con gli occhi nella pellicola; una bambina, vista la statura (è davvero piccolina) e il suo sorriso gentile che ricorda quello di Laetitia Casta.

Il film è assolutamente imperdibile. Perché parla di violenza tra moglie e marito senza mostrarcela mai fisicamente: ce la fa solo immaginare, ed è peggio. La violenza su Pilar è fisica ma soprattutto psicologica. Il marito rischia di annullarla. Lei tenta con tutte le sue energie di resistere, di salvare il matrimonio con l'uomo che ama. Alla fine però, umiliata e picchiata per l'ennesima volta, se ne va di casa senza voltarsi indietro. La regista racconta che il film ha avuto successo soprattutto tra le donne, in Spagna, dove il problema della violenza tra le mura domestiche è particolarmente grave. In alcune circostanze però ha fatto breccia anche sugli uomini: qualcuno di loro, al termine della proiezione, ha chiesto piangendo alla moglie: «Ma davvero ti ho fatto così male?»

Laia ha al suo attivo due film importanti: il primo ("Fugitivas", 2000 per la regia ) le è valso il Goya come migliore attrice esordiente; il secondo "Ti do i miei occhi" (2003) l'ha consacrata al grande pubblico. Ha esordito in teatro ma il cinema le sta dando grandi soddisfazioni. «Che cosa preferisci?» le ha chiesto qualcuno. Lei non vuole sbilanciarsi: "Non so -ha risposto - sono due cose molto diverse tra di loro. Il cinema richiede molte competenze in più rispetto al teatro. Il teatro è più immediato. Il cinema mi incanta: mi piacciono entrambi". Parla sottovoce; decisamente timida, è una fumatrice incallita. A Roma, alla presentazione del film si è presentata senza trucco, con una semplice maglietta rossa, pronta a rispondere alle domande dei giornalisti che non hanno esitato a complimentarsi più volte per l'interpretazione nel film.

Per la prima volta ti sei confrontata con un ruolo molto drammatico...
Sì, è vero, Pilar è il personaggio più drammatico che abbia mai interpretato. Forse anche il più difficile che mi sia mai capitato. Ma è stata una sfida importante per me, spero riuscita.

Come ti sei preparata? Hai frequentato un gruppo di donne con problemi simili?
In realtà la sceneggiatura che mi è stata proposta era molto chiara. Si capiva molto bene quello che accade sia al protagonista che alla protagonista. Insieme a Iciar (la regista n.d.r.) ci siamo chieste: quanto e come devo conoscere questa realtà? Abbastanza, ci siamo risposte. per questo Iciar mi ha dato un libro da leggere e mi ha messo in contatto con una associazione di Toledo grazie a cui ho conosciuto una donna che assomigliava molto al mio personaggio. E' stato molto utile parlare con lei. E' veramente assurdo vedere queante e quali contraddizioni esistano tra testa e cuore.

Qual'è stata la scena più dura che ha dovuto girare? quella in cui il marito, per umiliarla, la sbatte nuda sul balcone davanti a tutti?
Nella sceneggiatura la scena del balcone era "la" scena: abbiamo impiegato un giorno intero per girarla, l'abbiamo ripetuta un sacco di volte. Eppure devo dire che mi sono costate molto di più scene più semplici come la descrizione di un quadro (nei panni di una guida turistica n.d.r.). Non mi chiedete perché, sarò stupida...

Perché ha deciso di accettare questo film?
E' molto importante per me impegnarsi oggi su questo tema. Per le donne tra i 15 e i 40 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità. E' un dato sconvolgente che abbiamo appreso da una ricerca universitaria americana e questo rapporto descrive una realtà che non risparmia nessuna nazione in nessun continente.

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