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«La tv è una fogna» 18 aprile 2004
Alex Infascelli critica duramente il piccolo schermo ma precisa: «il cinema non è da meno»
Paolo Nuti

La tv va al cinema e ne esce a pezzi. Dopo il successo di "Almost Blue", Alex Infascelli torna con il suo secondo film "Il siero della vanità" (nelle sale dal prossimo 16 aprile) interpretata da un cast di tutto rispetto: Margherita Buy, Barbara Bobulova, e Francesca Neri. Il film paragona la televisione odierna a una grande fogna post-moderna nella quale siamo costretti a vivere. Nessuna polemica con la televisione sottolinea il regista, anche se, è innegabile, il piccolo schermo viene descritto come un mostruoso elettrodomestico casalingo pronto a divorare e sconvolgere le nostre vite quotidiane.

Tutto ruota intorno alla scomparsa di alcuni noti personaggi dello spettacolo. Ben presto l'ispettore Lucia Allasco (Margherita Buy) capisce che le scomparse sono legate a una puntata di un talk show condotto da una spregiudicata anchor-woman: Sonia Norton (Francesca Neri). Da qui, in una atmosfera horror, si scoprirà che gran parte di questi delitti derivano dalla vanità del mezzo televisivo, dalla sua capacità di taroccare la realtà e di influenzare i comportamenti di tutti coloro che ne vengono a contatto. Ma la televisione è davvero una fogna? Ne abbiamo parlato con il giovane regista.

Il film è sembra una dura critica al mondo della televisione...
Fare un film sulla tv nasconde un pericolo: quello di fare sociologia del piccolo schermo. La mia scelta è diversa: ho cercato di fare un film che si ponesse alla stessa altezza della Tv, non a livello superiore. Che cercasse di raccontarla così com'è, senza nessuna polemica nascosta. Non racconta una tv passata, racconta quella odierna. È un film sull'horror vacui che spesso questo mezzo rappresenta.

Spesso si parla di tv spazzatura costruita su misura per il pubblico spazzatura. Cosa ne pensa?
Io non sono d'accordo con questo ragionamento. Credo che la gente non sia abituata a scegliere né possa farlo più di tanto. L'unica cosa che può fare è spengere la tv, ma è difficile. La stessa protagonista del film, che alla fine diventa spettatrice, non ci riesce.

Qual è dunque il messaggio del film?
Che non è il pubblico a volere la tv spazzatura, ma è troppo debole per rifiutarla... Le colpe non sono della tv o dello spettatore ma vanno ricercate più a monte. La realtà è che viviamo tutti in una grande fogna, proprio come quella in cui viene girata l'ultima parte del film.

I suoi personaggi sono ispirati a qualcuno in particolare?
No: sarebbe stata una limitazione ispirarsi a qualcuno in particolare. Il mio film è una sorta di frullatore di personaggi, riproposti come piccoli Frankenstein. Non è un film sulla tv, lo definirei piuttosto un film nella tv.

Che cosa guarda in tv?
Non la guardo molto, ma sono particolarmente affascinato dalle televendite.

Secondo lei la televisione è potere?
Sicuramente la tv dà molto potere, ma sa toglerlo anche molto velocemente. Credo che le persone che spariscono in fretta dalla televisione siano le più pure, mentre quelle che ci rimangono più a lungo, le più corrotte. Con questo non voglio dire che il cinema sia un mondo migliore: è una fogna, proprio come la tv. Sarebbe davvero interessante anche il processo inverso: che la tv facesse un film come questo sul mondo del cinema

La colonna sonora del film è curata da Morgan ...
Sì. Abbiamo iniziato a lavorarci sei mesi prima dell'inizio delle riprese. Questo è uno dei primi film registrati in surround sound: c'è una attenzione del tutto speciale al sonoro. Credo infatti che il successo di un film sia da imputarsi per un buon 70 per cento all'audio.

Nonostante la critica alla tv, i suoi attori saranno presto sul piccolo schermo per promuovere il film. Nessun imbarazzo?
No, nessuno: è come se tornassero a casa. È giusto che entrino in quel circo da cui sono appena usciti.

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