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Non siamo noi
a giocare al rialzo
26 marzo 2004
Alamanno Contucci, presidente del Consorzio Vino Nobile difende i produttori e il ruolo di "calmieratori" dei prezzi
Alemanno Contucci

Il presidente del consorzio del Chianti Classico, Ricasoli, ha lanciato una pesante accusa contro i ristoratori e i proprietari delle enoteche che, a suo avviso, contribuirebbero all'aumento eccessivo del prezzo dei vini al dettaglio e dunque alla contrazione delle vendite. È d'accordo con lui?
Io credo che il problema del "ricarico" eccessivo sul prezzo dei vini sia sempre esistito. Certo, in un momento di crisi generale come questo la questione è ancora più evidente. Con prezzi troppo alti al dettaglio il rischio è quello di contrarre ulteriormente la vendita del vino. Proprio per questo, il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano ha deciso di consigliare a tutti gli associati di mantenere i prezzi stabili, così come abbiamo fatto nel 2003, gravando su di noi gli eventuali aumenti di materie prime, cartoni, bottiglie ecc... In un momento in cui il mercato tedesco e giapponese sono in netta contrazione conviene naturalmente essere cauti, venire incontro alle esigenze del consumatore. Anche il cambio non ci aiuta: il recente deprezzamento del dollaro nei confronti dell'euro ha giocato a nostro svantaggio. Ebbene: io credo che questo messaggio deve essere recepito anche dall'altro anello della catena: chi vende il vino. Ma, si noti bene, enoteche e ristoranti sono due realtà diverse: nel primo caso, una volta acquistata la bottiglia, la si stappa in casa e la si consuma in tutta tranquillità, anche in giorni diversi. Nel secondo, spesso si lascia metà bottiglia sul tavolo, al contrario di quanto avviene all'estero dove è molto diffusa la mescita al carrello. Ecco, in questa fase di crisi generale io mi sento di rivolgere un appello ai ristoratori e agli enotecari: è opportuno essere lungimiranti e rimanere con i prezzi fermi, aspettando tempi migliori.

I produttori di vino, e il Consorzio, inteso come associazione dei produttori, posso fare qualche azione concreta per calmierare i prezzi al dettaglio? Che strumenti hanno nei confronti del ristoratore o dell'enoteca per "costringerli" a mantenere il prezzo basso, se ne hanno?
Strumenti coercitivi non ne abbiamo. Ristoratori e enotecari sono il libero mercato e fanno quello che ritengono più opportuno. Noi come Consorzio, stiamo cercando di persuadere ristoratori e enotecari a non aumentare i prezzi. Lo abbiamo fatto anche recentemente, durante l'anteprima del vino Nobile a metà febbraio. E sembra che gli operatori stiano recependo correttamente il messaggio. Certo, è difficile diminuire i prezzi. Io credo però che mantenerli fermi equivalga già a praticare un piccolo sconto, parti per lo meno all'inflazione.

A quanto ci risulta alcuni agenti, incaricati dai produttori di piazzare il vino in enoteche e ristoranti, spesso invitano a aumentare i prezzi al dettaglio invece che a diminuirli. Questo per mantenere il loro prodotto a un prezzo standard, allineato, sul mercato. La minaccia è molto semplice: chi non si allinea non verrà più rifornito di quel tipo di vino. Le risulta niente del genere?
No, obiettivamente no. Ma faremo delle piccolo verifiche in merito, soprattutto con quelle aziende che si servono di agenti e di una solida struttura commerciale per vendere i loro prodotti. Certo è che quell'agente che dovesse comportarsi così è poco lungimirante: aumentare eccessivamente il prezzo del vino vuol dire ridurre il numero di bottiglie vendute e dunque la percentuale guadagnata dall'agente grazie alla vendita.

Acquistare lo stesso vino al ristorante costa molto di più che acquistarlo in enoteca. Perché?
Evidentemente il ristorante ha dei costi generali superiori all'enoteca, dovuti alla cucina, ai camerieri e ai sommelier in alcuni casi. Il servizio di ristorazione insomma costa e deve essere pagato. Credo una certa differenza di prezzo, pari al 20-30% in più, sia del tutto giustificata. Altra questione scottante: il nome del vino.

Recentemente la Comunità europea ha approvato un regolamento che liberalizza, entro certi limiti, l'uso della denominazione del vino. Il Consorzio del Vino Nobile si sta muovendo? In che modo?
Il 6 marzo abbiamo fatto qui a Montepulciano un incontro alla presenza dell'amministrazione comunale e provinciale, di professori universitari, di rappresentanti del Governo proprio per insistere sull'importanza di questo tema. In realtà questa decisione ha due paletti ben precisi che, per il momento, ci tutelano in maniera adeguata. In pratica: il Brunello o Il Nobile possono essere prodotti in ogni parte del mondo a patto che lo siano già da dieci anni dall'entrata in vigore della legge, e che l'etichetta usata durante lo stesso periodo sia in lingua italiana. Non esistono al momento duplicati di Nobile o di Brunello. Naturalmente è stato aperto un varco: il rischio è quello di una progessiva modifica di questi vincoli in senso permissivo che dobbiamo evitare in ogni modo. Per quanto ci riguarda stiamo registrando il marchio "Vino Nobile di Montepulciano" in vari paesi del mondo, naturalmente in quelli più importanti. Devo dire però che il processo è oneroso sia a livello economico sia a livello temporale.

Il deprezzamento del dollaro ha influito negativamente nelle esportazioni di Vino Nobile in America?
Devo dire di no. Nel 2003 abbiamo avuto un incremento di vendite negli Stati Uniti pari al 4,5% contro il calo registrato in Germania pari al 12-13% dove il cambio è ininfluente. Certo è che se il cambio Euro/dollaro si mantenesse su questi livelli, non escludo in futuro ripercussioni negative sulle esportazioni. Devo dire però che i segni che percepiamo, in relazione al mercato del vino, sono buoni. Recentemente, in Germania, ho percepito un fermento, un interesse intorno al mercato del vino che mancava da anni. Io continuo a parlare della Germania perché evidentemente, la Germania è il più grande importatore di vini italiani in generale ma anche di vino Nobile in particolare.

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