News2000 intervista l'ex leader della Cgil, Sergio
Cofferati, che spiega perché ha deciso di lanciare Fondazionedivittorio.it
Mentre guidava la Cgil tutta Italia parlava di lui.
Dopo che l'ha lasciata, anche. Sergio
Cofferati è così; è una delle poche persone in Italia che
riesce a mettere d'accordo tutto l'arco costituzionale: da destra
a sinistra lo sopportano in pochi. Ma lui sembra non curarsene più
di tanto. Qualche settimana ha annunciato che contribuirà all'elaborazione
della piattaforma programmatica dell'Ulivo:
Cofferati è ufficialmente "sceso in campo". Contemporaneamente ha
annunciato anche la sua discesa sul web: con un nuovo sito dedicato
alla Fondazione
Di Vittorio che presiede. L'abbiamo intervistato, via email
naturalmente, per verificare quanto effetivamente usi il computer.
Risultato? Giudicatelo voi.
Un nuovo sito per la fondazione di Vittorio. Qualcuno
l'ha subito bollato come il nuovo giornale on line di Sergio Cofferati.
È così?
Non direi. Un giornale, anche se on line, richiede risorse, competenze,
know how che oggi non abbiamo. Sarei contento di avere un luogo utile
a far crescere delle idee. Il sito della fondazione Giuseppe Di Vittorio
nasce con tre finalità distinte: mettere a disposizione un luogo di
lavoro per tutti quegli studiosi, e sono molti, che hanno deciso di
collaborare con noi; una vetrina istituzionale della fondazione; un
luogo di dibattito, di proposta, di confronto e di approfondimento
per tutti coloro che hanno intereresse ad agire e interagire nella
società.
Perché Sergio Cofferati ha scelto la rete per dialogare
con la gente?
Con la gente dialogo oggi più di prima. Per la verità ho soltanto
scelto di diminuire l'intermediazione dei media tradizionali. Girando
l'Italia, partecipando a numerose iniziative, mi sono reso conto del
bisogno di dialogo, partecipazione e protagonismo presente nella società
italiana. Partecipare è per la sinistra un valore che va riconquistato.
Le
persone che hanno manifestato a Roma per la pace hanno
in molti casi sopportato lunghi e faticosi viaggi per esserci. La
rete, in forma diversa, permette di partecipare, di entrare in contatto
con altre persone interessate agli stessi argomenti, di stare insieme
e di agire insieme. Mi sembra un "luogo" adatto per crescere ed anche
agire con molti altri, magari lontani migliaia di chilometri da noi.
Internet può essere secondo lei uno strumento di
democrazia? Come?
Forse è già entrambe le cose: uno strumento
per la democrazia, ma anche per il suo contrario, per il
controllo delle persone e delle loro scelte. È un grande
problema che coinvolge moltissimi altri temi. Credo che sull'utilizzo
della rete, come delle tecnologie ad essa connesse, dovremo approfondire
le nostre analisi. Ciò che non sarà possibile, sarà il rifiuto delle
molte novità che già stiamo vivendo e che tra breve coinvolgeranno
tutto il nostro modo di vivere. Dovremo però avere nuove
regole e nuove tutele per contrastare i pericoli insiti nelle tecnologie
di rete.
In che modo a suo avviso la rete ha modificato
e modificherà la vita quotidiana di ognuno di noi?
Quando penso alle difficoltà che avevo nel reperire informazioni,
nel trovare risposte a quesiti semplici, a conoscere idee diverse,
e quando le metto a confronto con la semplicità con cui oggi entro
in contatto con persone e fatti assai lontani, ne resto impressionato.
E questo è solo l'aspetto più esteriore. Chiunque abbia utilizzato
la rete, almeno una volta, ha esclamato "Come facevo prima!?". La
nostra vita quotidiana è già cambiata moltissimo. In un futuro prossimo
il nostro quotidiano cambierà ancor più in profondità. Pensi alla
tecnologia
wireless, alla diffusione dell'alta velocità di trasmissione,
a come cambierà la
telefonia cellulare da qui a poco tempo, ai nano chips,
ai materiali "intelligenti" che presto saranno immessi sul mercato.
Solo per fare qualche esempio e neppure dei più significativi. Quello
che mi angustia è che queste e altre tecnologie, per ora, sono destinate
relativamente a poche persone nell'occidente e quasi a nessuno nel
terzo mondo. Mi preoccupa una diffusione della tecnologia che può
diventare un ulteriore fattore di divisione e discriminazione tra
ricchi e poveri, tra chi la saprà usare e chi ne sarà escluso. È un
problema di democrazia; ma questo è un discorso che ci porterebbe
assai lontano.
Alcuni suoi simpatizzanti hanno la percezione che
lei fa paura tanto a destra quanto a sinistra. Perché? Spero proprio di non far paura a nessuno.Sono invece certo
che alcuni valori che sento miei, come la pace o il rispetto dei diritti,
appartengano a milioni di altre persone. Se è questo che fa paura,
allora hanno ragione ad averne.
Il nostro è un pubblico numeroso e molto giovane.
Alle ultime elezioni molti ragazzi hanno votato per il centro destra.
Perché secondo lei?
Non credo che i giovani votino a destra. Nella manifestazione per
la pace di Roma, come in moltissime altre iniziative (pensi a cosa
è stato il Firenze social forum) i giovani erano la maggioranza. No,
credo che quello sia in parte un luogo comune. Se lei gira nelle associazioni
di volontariato,
in quelle impegnate su temi sociali od anche nelle organizzazioni
politiche, troverà moltissimi giovani interessati a migliorare la
vita propria e quella del loro vicino. No, ho molta fiducia nelle
giovani generazioni e non credo che possano dare ascolto alle promesse
del centrodestra.
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