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La rete del Cinese 21 febbraio 2003
News2000 intervista l'ex leader della Cgil, Sergio Cofferati, che spiega perché ha deciso di lanciare Fondazionedivittorio.it
Sergio Cofferati
Mentre guidava la Cgil tutta Italia parlava di lui. Dopo che l'ha lasciata, anche. Sergio Cofferati è così; è una delle poche persone in Italia che riesce a mettere d'accordo tutto l'arco costituzionale: da destra a sinistra lo sopportano in pochi. Ma lui sembra non curarsene più di tanto. Qualche settimana ha annunciato che contribuirà all'elaborazione della piattaforma programmatica dell'Ulivo: Cofferati è ufficialmente "sceso in campo". Contemporaneamente ha annunciato anche la sua discesa sul web: con un nuovo sito dedicato alla Fondazione Di Vittorio che presiede. L'abbiamo intervistato, via email naturalmente, per verificare quanto effetivamente usi il computer. Risultato? Giudicatelo voi.

Un nuovo sito per la fondazione di Vittorio. Qualcuno l'ha subito bollato come il nuovo giornale on line di Sergio Cofferati. È così?
Non direi. Un giornale, anche se on line, richiede risorse, competenze, know how che oggi non abbiamo. Sarei contento di avere un luogo utile a far crescere delle idee. Il sito della fondazione Giuseppe Di Vittorio nasce con tre finalità distinte: mettere a disposizione un luogo di lavoro per tutti quegli studiosi, e sono molti, che hanno deciso di collaborare con noi; una vetrina istituzionale della fondazione; un luogo di dibattito, di proposta, di confronto e di approfondimento per tutti coloro che hanno intereresse ad agire e interagire nella società.

Perché Sergio Cofferati ha scelto la rete per dialogare con la gente?
Con la gente dialogo oggi più di prima. Per la verità ho soltanto scelto di diminuire l'intermediazione dei media tradizionali. Girando l'Italia, partecipando a numerose iniziative, mi sono reso conto del bisogno di dialogo, partecipazione e protagonismo presente nella società italiana. Partecipare è per la sinistra un valore che va riconquistato. Le persone che hanno manifestato a Roma per la pace hanno in molti casi sopportato lunghi e faticosi viaggi per esserci. La rete, in forma diversa, permette di partecipare, di entrare in contatto con altre persone interessate agli stessi argomenti, di stare insieme e di agire insieme. Mi sembra un "luogo" adatto per crescere ed anche agire con molti altri, magari lontani migliaia di chilometri da noi.

Internet può essere secondo lei uno strumento di democrazia? Come?
Forse è già entrambe le cose: uno strumento per la democrazia, ma anche per il suo contrario, per il controllo delle persone e delle loro scelte. È un grande problema che coinvolge moltissimi altri temi. Credo che sull'utilizzo della rete, come delle tecnologie ad essa connesse, dovremo approfondire le nostre analisi. Ciò che non sarà possibile, sarà il rifiuto delle molte novità che già stiamo vivendo e che tra breve coinvolgeranno tutto il nostro modo di vivere. Dovremo però avere nuove regole e nuove tutele per contrastare i pericoli insiti nelle tecnologie di rete.

In che modo a suo avviso la rete ha modificato e modificherà la vita quotidiana di ognuno di noi?
Quando penso alle difficoltà che avevo nel reperire informazioni, nel trovare risposte a quesiti semplici, a conoscere idee diverse, e quando le metto a confronto con la semplicità con cui oggi entro in contatto con persone e fatti assai lontani, ne resto impressionato. E questo è solo l'aspetto più esteriore. Chiunque abbia utilizzato la rete, almeno una volta, ha esclamato "Come facevo prima!?". La nostra vita quotidiana è già cambiata moltissimo. In un futuro prossimo il nostro quotidiano cambierà ancor più in profondità. Pensi alla tecnologia wireless, alla diffusione dell'alta velocità di trasmissione, a come cambierà la telefonia cellulare da qui a poco tempo, ai nano chips, ai materiali "intelligenti" che presto saranno immessi sul mercato. Solo per fare qualche esempio e neppure dei più significativi. Quello che mi angustia è che queste e altre tecnologie, per ora, sono destinate relativamente a poche persone nell'occidente e quasi a nessuno nel terzo mondo. Mi preoccupa una diffusione della tecnologia che può diventare un ulteriore fattore di divisione e discriminazione tra ricchi e poveri, tra chi la saprà usare e chi ne sarà escluso. È un problema di democrazia; ma questo è un discorso che ci porterebbe assai lontano.

Alcuni suoi simpatizzanti hanno la percezione che lei fa paura tanto a destra quanto a sinistra. Perché?
Spero proprio di non far paura a nessuno.Sono invece certo che alcuni valori che sento miei, come la pace o il rispetto dei diritti, appartengano a milioni di altre persone. Se è questo che fa paura, allora hanno ragione ad averne.

Il nostro è un pubblico numeroso e molto giovane. Alle ultime elezioni molti ragazzi hanno votato per il centro destra. Perché secondo lei?
Non credo che i giovani votino a destra. Nella manifestazione per la pace di Roma, come in moltissime altre iniziative (pensi a cosa è stato il Firenze social forum) i giovani erano la maggioranza. No, credo che quello sia in parte un luogo comune. Se lei gira nelle associazioni di volontariato, in quelle impegnate su temi sociali od anche nelle organizzazioni politiche, troverà moltissimi giovani interessati a migliorare la vita propria e quella del loro vicino. No, ho molta fiducia nelle giovani generazioni e non credo che possano dare ascolto alle promesse del centrodestra.


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