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Senza veli per Michelangelo 10 dicembre 2004
Il nudo, la censura, il rapporto con il Maestro: Luisa Ranieri racconta il suo "Eros"
Paolo Nuti

Qualche anno fa l'avevamo soprannominata l'anti-Ferilli ma il nomignolo, per la verità non troppo benevolo, l'hanno già dimenticato tutti. Luisa Ranieri nel frattempo è cresciuta e dopo il tormentone pubblicitario che l'ha resa famosa al grande pubblico ("Anto', fa caaaaaldo"), un film con Pieraccioni e due fiction Rai di discreto successo, torna sul grande schermo con "Eros" diretta dal grande maestro Michelangelo Antonioni. Inutile nasconderlo, la sua bellezza è dirompente. Dopo il film eccola di nuovo senza veli, questa volta in un'intervista, dove rivela che cosa è per lei l'eros e la passione, i suoi limiti, i suoi sogni e le sue paure.

Partiamo dal film, anzi partiamo da quello che non vedremo nel film. Sono state tagliate alcune scene...
In totale si tratta di un taglio di tre minuti: un minuto per scena. Le scene censurate però non sono state tolte totalmente dal film: sono state soltanto abbreviate.

Perché?
Secondo i produttori il film era troppo forte. Gli americani sono un po' puritani: al Festival di Toronto hanno trovato la pellicola un po' troppo spinta e così, per venderla anche in America, (insieme a Antonioni l'hanno firmata anche altri registi internazionali) hanno dovuto prendere questa decisione.

Dispiaciuta?
Onestamente no, anch'io trovavo queste scene un po' lunghe e forti. Ma io non faccio testo: sono la diretta interessata e il film mi imbarazzava. Alla fine per me meno nudo c'è e meglio è.

Sarà, ma il film dura 40 minuti, e per una ventina circa sei nuda...
In realtà mi ha molto imbarazzato. Il nudo sul set mi imbarazza sempre, ma fare un film diretta da un regista che non ha la facoltà di parlare è stato davvero difficile: mi sono dovuta affidare all'intuito e a pochi mezzi espressivi per comunicare con lui... Accettare il nudo è stato ancora più difficile: di solito il regista motiva le sue scelte con gli attori. Con Michelangelo non è stato possibile: ho dovuto accettare le sue decisioni e basta. Poi, il fatto di essere timida ha complicato ulteriormente la cosa: sono andata oltre me stessa.

Il segreto per lasciarsi andare?
Ho seguito le indicazioni di Antonioni e soprattutto mi sono fidata di lui. Tre anni fa non potevo pretendere nulla: ero una giovane attrice, era il mio secondo film... mi fidavo della sua eleganza e quindi ho detto: se non lo faccio adesso e con lui non lo farò mai più...

Sul set il pudore non ti dava tregua. Ma cosa è il pudore per Luisa Ranieri? Dove sta il limite se ce n'è uno?
Il limite è secondo se stessi, secondo l'educazione, il proprio modo di essere. Non potrei darne una definizione esatta. Varia da persona a persona.

Dopo il film sappiamo cos'é l'"Eros" secondo Antonioni. E secondo Luisa?
È un gioco che si fa in due o un gioco che fa l'uno verso l'altro quasi sempre per accendere i sensi ed è una simulazione intellettuale molto forte.

E la passione?
La passione è invece qualcosa che si consuma, che è diverso dal solo pensiero. E un atto vero e proprio che inizia e putroppo finisce...

Nella vita di tutti i giorni preferisci conquistare o essere conquistata?
Più che essere conquistata io amo essere corteggiata. Mi piacciono i lunghi corteggiamenti, quelli di una volta. Perché fanno parte del gioco: il corteggiamento è erotico, è fatto di sguardi, di sapori, di cene, di incontri. Sono un buon inizio di un rapporto, anche solo dal punto di vista "chimico". È una cosa bella, animale, istintiva...

Cosa deve fare un uomo per conquistarti oltre a corteggiarti per mesi e mesi?
La cosa che mi colpisce di più in un uomo di sicuro è l'eleganza. Mi piacciono gli uomini galanti che sono rispettosi e allo stesso tempo intelligenti.

E questo principe azzurro galante, intelligente che ti corteggia per mesi e mesi l'hai trovato?
Magari, te l'avrei già detto! Parliamo purtoppo soltanto di cose astratte! (ride n.d.r.)

Luisa Ranieri allo specchio. La tua più grande qualità e il tuo più grande difetto
La mia qualità è sicuramente la costanza. Il mio più grande difetto è l'impulsività, sono molto impulsiva, troppo.

C'è qualcosa che detesti di stessa, che non vorresti proprio avere e invece...
La timidezza, mi fa diventare matta.

Con Antonioni l'hai superata...
Beh, io amo il mio mestiere. E sul set la timidezza la vinci perché ti crei il personaggio, la tua storia e quindi un mezzo che ti protegge. Il personaggio che stai interpretando è come uno scudo, è una cosa che non sei tu: ti ripara dal mondo che ti circonda. Essere se stessi nel mezzo agli altri invece è molto più difficile...

Ami il tuo mestiere fino a quanto? Quanto sei disposta a sacrificare per il tuo lavoro?
A tutto c'è un limite. Mi amo molto e non potrei mai andare oltre i miei limiti accettando cose che secondo me non hanno un decoro, un costume sufficiente.

...che ti hanno insegnato in famiglia. A proposito, l'hanno visto "Eros"?
No

Perché? ti vergogni?
Sì, sono timida. A casa mia sono la bambina di mamma e dei miei fratelli. E mi piace che mi pensino così

Secondo me l'hanno già visto...
Molti mi avevano promesso di non vederlo e invece se lo sono guardato fino in fondo. Segno che il film piace... In realtà non mi posso lamentare...

Hai un'attrice o un attore che ti piace particolarmente?
Anthony Hopkins. Non l'ho mai incontrato dal vivo ma credo che sia uno dei più grandi attori viventi perché è molto sottile, raffinato intelligente.

Un regista con cui vorresti lavorare?
Non vorrei offendere nessuno. Mi diverte molto Woody Allen ma è una mèta irraggiungibile... e trovo molto eleganti e divertenti i film di Faenza, Salvatores, Virzì. Ci sono anche alcuni registi giovani molto bravi come Sorrentino ad esempio...

Stai lavorando con qualcuno?
No, sono in attesa.

Hai iniziato con il teatro, poi un film con Pieraccioni, poi fiction, pubblicità e di nuovo cinema. Cosa ti piace di più?
Il cinema, soprattutto per i tempi diversi. Permette di curare meglio i personaggi, di lavorare di più sui dettagli. Anche un certo tipo di fiction ha un sapore particolare che assomiglia vagamente a quello del cinema. Ma se potessi scegliere vorrei continuare a lavorare per il grande schermo.

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