L’UCINA –
Unione Costruttori Industrie Navali ‘spinge’ perché la nautica
da
diporto (quasi tutta motorizzata) si diffonda. E’ il suo mestiere.
Ciò
comporta la costruzione di porticcioli turistici che, data la scarsità
dei mezzi
dei
Comuni , sono affidati ai privati (almeno come promotori se non anche come
costruttori).
Costoro chiedono in cambio il suolo per costruire case, residences,
alberghi,
bar, ristoranti ecc… da rivendere. Poiché è assodato che un
porto turistico
è
quasi sempre passivo come gestione, il guadagno sta tutto nel
‘contorno’ citato.
Il
cemento corre a fiotti nel paese che ha il maggior consumo pro capite di
cemento,
Ma
non basta, proprio l’UCINA, anni fa in un servizio apparso sul
bollettino del Touring,
enumerava
le caratteristiche (peraltro ovvie) che si richiedono al porto: in
posizione non
lontana
dal centro del luogo turistico, dotato di parcheggi (altre spianate di
cemento),
situazione
gradevole e ridente della località.
Ricordiamo
quando nelle grandi banche, in vista di finanziamenti, si studiavano
le scelte
economiche
dei paesi in via di sviluppo (rimasti comunque sottosviluppati): essi
chiedevano
prestiti
internazionali per l’aeroporto destinato ad accogliere il
Concorde;
lo stadio da 100.000 posti e il grattacielo destinato
all’Amministrazione
Centrale.
Oggi, ogni Sindaco delle località litoranee chiede: il palazzetto
dello sport,
la
piscina olimpica e-poteva mancare? – il ‘porticciolo’ che, per
ragioni di cassetta,
deve
essere ‘’grande’’. La balneazione dei cittadini e dei turisti?
In piscina! Poi ci si chiede
perché
il turista diserta il ponente ligure; anzi, si ritiene che le colate di
cemento
favoriscano
la loro presenza.
Così
la Liguria, che già aveva pochi spazi di costa non occupati, vede,
soprattutto
nel
Ponente (un porticciolo ogni 5/6 Km) i poveri turisti residui, dividere il
metro quadrato
loro
concesso (non di più) con le sdraio a caro prezzo. Il panorama? Visibile
dall’alto.
L’acqua
è quella che, bontà loro, i pochissimi fruitori delle barche,
consentono di disporre.
Un
porto si pulisce con le maree con molta lentezza con la conseguenza che
gli spazi
circostanti
sono quelli che sono, a meno di non accontentarsi dei residui degli yacht,
residui
di lusso.
Ma…ma
la speranza di vedere i nababbi scendere dagli yacht lussuosi e acquistare
interi
negozi di ogni genere, rimane. Dopo tutto, non dice il proverbio che
‘chi di
speranza
vive, disperato muore’ ?
C’è
già l’esperienza: il turismo perde colpi anno su anno, porto o non
porto.
Pagheremo
sempre il ‘coperto’ (qualche turista chiede anche se ci sono le
lenzuola);
ma
saremo sempre con il ‘coperto’ di cemento.
Tutto
questo per – statistiche insegnano – poche diecine di minuti di
navigazione
all’anno
del proprietario del posto-barca. Parcheggio a mare quindi poiché é
esaurito lo spazio
a
terra.