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Comunicato
stampa
Nel
corso del convegno sul paesaggio svoltosi la scorsa settimana a Roma è
stato presentato l'appello che vi inviamo in allegato. Vi preghiamo di
sottoscriverlo e di diffonderlo il più possibile. Dobbiamo tentare di bloccare
l'approvazione della legge Lupi che da recenti notizie potrebbe avvenire
entro la fine di febbraio. Tutte le adesioni dovranno pervenire per posta
elettronica all'indirizzo info@italianostra.org con
l'indicazione della qualifica e degli estremi di un documento di
identificazione.
Fermate
la legge Lupi ”per il governo del territorio”
Appello presentato in occasione
del convegno di Italia Nostra, Roma 28 gennaio 2005. Primi firmatari
Desideria Pasolini dell’Onda, Edoardo Salzano, Vezio De Lucia, Piero
Bevilacqua, Vittorio Emiliani, Gaia Pallottino, Giuseppe Barbera, Giuseppe
Gisotti, Alberto Magnaghi ...
La
Camera dei Deputati si appresta a votare la riforma del governo del
territorio, nel testo approvato dalla VIII commissione parlamentare. Il
testo, in gran parte dovuto al presidente della commissione on. Lupi,
sopprime il principio stesso del governo pubblico del territorio, che
rappresenta una della principali conquiste del pensiero liberale e
accomuna tutti i paesi sviluppati, e cancella i risultati di importanti
conquiste per la civiltà e la vivibilità della condizione urbana e la
tutela del territorio ottenute nell’ultimo mezzo secolo dalle forze
sociali e politiche e dalla cultura italiana.
Nella legge si sostituiscono gli “atti autoritativi”, e cioè la
normale attività pubblica di pianificazione, con gli “atti negoziali
con i soggetti interessati”. La relazione di accompagnamento della legge
specifica che i soggetti interessati non si identificano – come sarebbe
auspicabile - con la pluralità dei cittadini che hanno diritto ad avere
una ambiente urbano vivibile e salubre, ma si identificano invece con la
ristretta cerchia degli operatori economici. Un diritto collettivo viene
dunque sostituito con la sommatoria di interessi particolari: prevalenti,
quelli immobiliari. I luoghi della vita comune, le città e il territorio
vengono affidati alle convenienze del mercato.
Nella legge si sopprime l’obbligo di riservare determinate quantità di
aree alle esigenze di verde, servizi collettivi (scuole, sanità, sport,
cultura, ricreazione) e spazi di vita comuni per i cittadini, ottenuto
decenni fa grazie a un impegno massiccio delle associazioni culturali,
delle organizzazioni sindacali, del movimento associativo e di quello
femminile, delle forze politiche attente alle esigenze della società. Gli
“standard urbanistici” sono infatti sostituiti dalla raccomandazione
di “garantire comunque un livello minimo” di attrezzature e servizi,
“anche con il concorso di soggetti privati”. L’obbligo del rispetto
quantitativo degli standard urbanistici è già rispettato nei comuni dove
la corretta pianificazione urbanistica è un risultato consolidato, ma è
un traguardo ancora molto lontano in numerosissime città italiane.
Nella legge si esclude la tutela del paesaggio e dei beni culturali dagli
impegni della pianificazione ordinaria delle città e del territorio.
Contraddicendo una linea di pensiero che, da oltre mezzo secolo, aveva
tentato di integrare con la pianificazione i diversi aspetti e interessi
sul territorio in una visione pubblica unitaria, contraddicendo gli
indirizzi culturali e legislativi che dalle leggi del 1939 e del 1942
avevano condotto alla “legge Galasso” e alle successive leggi
regionali, paesaggio e trasformazioni territoriali sono divisi: affidati a
leggi diverse, a uomini diversi, a strumenti diversi. Non c’è dubbio a
chi spetterà la parola in caso di contrasti: non certo a chi rappresenta
i musei e il bel Paese, ma a chi investe, occupa, trasforma, agli
“energumeni del cemento armato”, pubblico e privato.
Ci siamo limitati a sottolineare alcuni aspetti più negativi della legge,
che ci sembrano sufficienti per esprimere un giudizio preoccupato e
severo: preoccupato per gli effetti, severo nei confronti non solo di chi
l’ha proposta, ma anche di chi non l’ha contrastata.
E’ grave il silenzio della stampa.
E’ grave l’atteggiamento minimalista dei gruppi parlamentari
dell’opposizione che, nel migliore dei casi, si sono limitati a
un’azione di piccoli emendamenti e di espressione di parziale dissenso a
una linea radicalmente eversiva.
E’ grave il silenzio dei partiti politici, che si presentano di nuovo
alle elezioni senza aver espresso con chiarezza il loro orientamento
(anzi, le loro decisioni) su un argomento così rilevante per il futuro
del paese, per le condizioni di vita dei suoi abitanti, per la sorte
stessa della democrazia.
ITALIA NOSTRA - COMUNICAZIONE
info@italianostra.org
fax 06.8542892
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