Ci
si ripromette di
vendere
gran parte del patrimonio statale
che
ammonta, in valore, a cifre superiori al debito pubblico.
Se
fosse così facile disfarsi - almeno in parte - della palla di piombo
al
piede del Paese, bisognerebbe chiedersi come mai tanta cecità
sinora.
Il
fatto é che vendere, cioè incassare il corrispettivo, presuppone
che
ci siano altrettanti mezzi per comperare. Ora, chi ne ha,
troverebbe
comunque gli stessi beni in circolazione senza
attendere
lo Stato. Allora, vuol dire che costui preferisce investire
i
propri
mezzi in maniera differente. A meno che lo Stato non
''svenda''.
Cosa svende? Palazzi, isole, spiagge, opere d'arte, cioé
in
gran parte beni della collettività nel suo insieme (Stato e
collettività
finalmente sinonimi). E chi dice che la 'collettività' é
d'accordo
?
Poi,
altro quesito tra i mille possibili (é l'esperienza
recente
che ce lo suggerisce): si vendono a privati che talvolta
li
affittano agli stessi enti che prima ne erano proprietari..ma
con
canoni da capogiro. L'operazione si chiuderebbe (come si é
chiusa
in Italia
in parecchi casi) nettamente in perdita, salvo per
gli
''amici'' che vi hanno speculato, quegli ‘’immobiliaristi’ finiti
sotto
la lente della Magistratura.
Assorbire
liquidità che potrebbe essere investita in attività produttive
(con
la parte di rischio insita nel ciclo economico) é un altro 'non senso'.
Infine:
é solo di pochi anni fa la disastrosa esperienza. Percio'.
avremmo
preferito che gli schieramenti illustrassero la volontà
di
liberarsi del superfluo inutile; ma, per il successo, probabilmente
si
libereranno dell'utile e necessario.-
La
trasparenza dell'operazione: non pensateci neppure!
Noi
rivolgiamo un invito a tutti i soci: sorvegliate attentamente
ciò
che viene messo in vendita: il patrimonio storico, culturale e
Naturale
del paese è intoccabile, la Costituzione lo protegge.
E
la nostra associazione è sorta proprio per tale tutela, come
d’altronde
precisa il nostro stesso nome.