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LE FASCE E IL
TERRITORIO
ASPETTI
ARCHITETTONICI DELL'AMBIENTE LIGURE |
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L'aspetto
che più caratterizza il paesaggio delle valli e che costituisce
l'elemento più significativo di un continuo rapportarsi dell'uomo alla
natura è la presenza massiccia della pietra. Tale elemento si pone come
oggetto principale dell'utilizzazione dello spazio e del territorio, del
fluire della vita materiale e di quella spirituale.
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La
sussistenza delle genti liguri ponentine passa attraverso i secolari
terrazzamenti r del territorio, troppo spesso inospitale e r scosceso, e
quindi dal costituirsi di spazi ! agrari, a volte stretti e angusti, le
cosiddette «fasce» che si attuano restringendo le aree naturali e
riducendole a terra coltivata sino ad altitudini elevate.
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I
muri a secco, costruiti secondo tecniche millenarie in via di estinzione,
si pongono come elemento portante dello sviluppo degli insediamenti in
quanto permettono di aumentare lo spazio coltivabile in piano, impedendo
il dilavamento della terra fertile a causa delle acque piovane, -e una
migliore- irrigazione attraverso il lento rilascio delle stesse. Tali
strutture sono il frutto di continui interventi di costruzione e
ricostruzione che hanno, per secoli, impegnato risorse umane ed economiche
in uno sforzo ciclopico, oggi, tuttavia, vanificato dal progressivo
abbandono delle campagne e quindi dalla rinaturalizzazione dei terreni. In
questo caso, se non avverranno inversioni di tendenza (oggi purtroppo poco
probabili), scompariranno, per sempre, secoli di lavoro e di cultura
materiale. Andrà perduta la cultura di generazioni di contadini-muratori
che con grande capacità hanno saputo adattare l'opera dell'uomo al
territorio ed ai suoi materiali. sono gli stessi muratori che hanno
costruito paesi e borghi, mulini e frantoi, ponti e piloni, «supenne» e
chiese e santuari in una interminabile opera di qualificazione e
riconoscibilità del territorio e del paesaggio.
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Abbiamo
così quegli innumerevoli paesi delle valli Impero e Prino, tutti in
pietra e «ciappe» di ardesia, segno di intensa «colonizzazione agricola»
del territorio dove generazioni di liguri hanno vissuto, spesso al limite
della sussistenza; le stesse genti partecipare di sentire nelle quotidiane
gioie e miserie quando ci attardiamo, con malinconia, a osservare i ruderi
di un grande «casone» di campagna. Questi borghi erano uniti da una
ragnatela di strade mulattiere che, pure, li collegavano ai frantoi ed ai
mulini costruiti, in numero davvero elevato, accanto ai principali corsi
d'acqua o ad essi collegati attraverso canali {le «bealere» e i «beudi»
) posti su archi di pietra.
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Di
pietra erano lastricate le strade più importanti, larghe sino a due e più
metri; i «rissoi» {così erano chiamate in dialetto le pietre dei
lastricati) erano puliti e mantenuti praticabili dal lavoro collettivo.
Sempre di pietra gli archi di controspinta delle case incombenti sui «carruggi»
stretti e bui. I torrenti e i rii erano attraversati da splendidi ponti di
pietra a schiena d'asino, ad uno o più archi, con i parapetti sormontati
da conci ad ogiva.
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Sui
sentieri si incontreranno spesso i piloni, anch'essi di pietra lavorata,
sorta di edicole religiose costruite per «segnare» i percorsi, ma anche
espressioni dell'esigenza di protezione divina sui viandanti in epoche così
insicure e travagliate pure sotto l'aspetto spirituale, oppure, in certi
casi, esempi di sovrapposizione cristiana a culti pagani praticati dalle
popolazioni rurali.
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Tali
percorsi possono essere letti ed interpretati in maniera più esauriente
dall'analisi dell'ubicazione di oratorI campestri e santuari, costruiti
per dare riposo, asilo e conforto religioso al viandante stanco, ma anche
per costituire, insieme con i campanili, un segno di riconoscibilità, un
punto di riferimento, un elemento di identificazione con le comunità di
appartenenza, dettato dall'esigenza di non sentirsi isolato propria
dell'uomo medievale.
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Nella
campagna, o negli alpeggi delle valli imperiesi, veri e propri «monumenti"
arcaici sono costituiti dalle «supenne", costruzioni tronco-coniche
di pietra con copertura in pietra e terra, adibite, volta per volta, a
rifugi legati ai cicli stagionali di uomini, animali ed attrezzi. Tutto
assume statura di autentico «monumento" architettonico ed artistico
non per le manifestazioni esteriori ( che pure esistono anche se tarde) ma
per il valore intrinseco di queste costruzioni in pietra, opera di anonimi
maestri-contadini che hanno tramandato per secoli quella sapienza manuale
collettiva che ai nostri occhi assume un valore mitico.
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Tutte
queste espressioni della ligure sapienza pratica devono sopravvivere ed
essere valorizzate, ma prima di tutto devono essere capite. Nel mondo
contadino, in Liguria, ogni cosa è ridotta all'essenzialità
dell'utilizzo, frutto di un'economia di sussistenza dovuta alla penuria di
spazi agricoli, alla carente disponibilità di materiali, all'arcaicità
delle tecniche costruttive che si arricchiscono da occasionali contatti ed
apporti di maestri «foresti".
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Ed
ecco allora nascere vere e proprie scuole della pietra che hanno lasciato
testimonianze di sè nei portali di ardesia e in una miriade di figure a
volte ingenue, altre volte dense di espressività artistica, tutte opere
di maestri, per lo più anonimi, che solo quando emergono in modo
particolare si chiamano Varenzo di cenova. Per quanto riguarda i "maxei"
(muri a secco), non dovranno sfuggire quegli elementi «poveri" ma
assolutamente qualificanti del paesaggio architettonico che sono i casoni
di campagna, le scalette nei muri (a sbalzo o incavate), le grandi lastre
di pietra a cappello dei muri di confine, o le "ciappe garbe" ,
lastre di ardesia bucata e sporgenti dai muri delle campagne o dalle
terrazze delle case, ove alloggiare i pali di castagno ( «carasse» )
supporto di pergolati e di vigneti, nell'esigenza di sfruttare tutto 1o
spazio vitale necessario alla sopravvivenza. |
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A
fianco dei «monumenti" di pietra altre cose ci stupiranno, ma in
negativo, e sarà l'amara osservazione di come i modelli architettonici
delle città si siano insediati negli antichi borghi imponendo tipologie
estranee ed anonime e snaturando un ambiente che per secoli si era
conservato intatto.
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Stessa
sorte stanno subendo i crinali delle dolci colline digradanti al mare che
hanno visto l'edificazione selvaggia di case architettonicamente assurde
contaminando irrimediabilmente il profilo ligure.
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