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Quel viaggio in Sardegna dei fratelli Graviano
06 Novembre 2009
(dal Fatto Quotidiano)
PREMESSA DI FRANCO ALLEGRI
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Per la terza volta Sabato 7 novembre 2009 lessi Il Fatto Quotidiano! Come sapete non compro più i giornali e faccio quello che tutti voi farete fra 10 anni a prescindere da ulteriori scadimenti della stampa italiana. Devo dire che il numero di sabato del Fatto non era straordinario. Si parlava di un insulto (probabile) della signora Lario riferito al marito contenuto in un comunicato e omesso dall'Ansa al momento della diffusione dello stesso. Micro censura possibile da unire al fatto che ogni moglie tira di solito qualche vaso o piatto a quei mariti che si comportano come il nostro impresario che guida il governetto.
Quella sera, invece, ricevetti questo scritto di Gomez che era sul Fatto del giorno prima. Questo accade perché Futuro ieri, grazie ai suoi meriti culturali, è considerato un sito resistente (in settembre erano un centinaio). Noi siamo stati inseriti grazie al fatto che abbiamo una delle migliori reti di libera informazione in Italia! Forse immeritatamente!
Tale pezzo è in gran parte sconvolgente e al contempo disarmante perché un lettore attento e ben informato come me si rende conto che esso è stato fatto sotto l'assillo delle inchieste da fare: a metà strada. Credo che quello che è scritto nel pezzo vada letto, riletto e ricordato, ma con un accortezza: quella è la strada giusta delle inchieste, ma siamo solo a metà del percorso e ogni strada sconosciuta può condurre ovunque, magari con brusche virate dell'ultimo chilometro. Leggete pure e fatelo armati di coraggio e di curiosità per quello che ancora si deve scoprire e probabilmente non è intuibile. Abbiamo altri pezzi da pubblicare e tutti insieme comporranno un bel puzzle. Ecco lo scritto che ricevetti! (Questa premessa è stata ultimata il 6 gennaio 2010).
Quel viaggio in Sardegna dei fratelli Graviano
07 Nov 2009
Pubblico qui di seguito un mio pezzo sulla latitanza dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano e la nascita di Forza Italia. Il tema, anche se non sembra appassionare troppo la stampa italiana, è particolarmente attuale visto che le nuove indagini sulle stragi del '93, dopo il pentimento del boss Gaspare Spatuzza, sono entrare in una fase decisiva. Mi pi acerebbe sapere che cosa ne pensate e magari, dando un'occhiata alle loro foto segnaletiche dell'epoca (1994) che trovate su internet, se a qualcuno di voi, 15 anni fa, è capitato d'incontrarli. Magari a Milano o a Porto Rotondo.
Peter Gomez
Il Fatto Quotidiano, 6 novembre 2009
Chi ci ha lavorato sopra dice che quei cellulari parlano. Raccontano storie di sangue e di tritolo. Di bombe e di patti segreti. Ma anche vicende minime: l'amore di Giuseppe e Filippo Graviano, i due boss di Bracaccio responsabili delle stragi del '93, per Rosalia e Francesca; le vacanze in coppia; la strana passione dei due fratelli per i viaggi e per i luoghi di vacanza più o meno esclusivi.
Sì, perché i Graviano, mentre organizzavano gli attentati alle opere d'arte e, secondo il pentito Gaspare Spatuzza, trattavano un accordo politico con Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi, percorrevano l'Italia avanti e indietro.
I tabulati telefonici, incrociati con decine e decine di testimonianze raccolte dalla Dia (direzione investigativa antimafia), ci mostrano i due fratelli e le rispettive fidanzate che, insieme a un amico, vanno in febbraio al Carnevale di Venezia.
Poi i due ragazzi terribi li si spostano a Abano Terme, ospiti del proprietario di un tv privata siciliana.
Quindi arrivano a Riccione, dove da maggio a giugno, i mesi in cui si verifica il fallito attentato a Maurizio Costanzo e la strage fiorentina dei Georgofili, affittano un appartamento ammobiliato.
Da lì un nuovo trasloco. A inizio estate i Graviano sono i Versilia in una villa affittata dal proprietario di un'importante scuderia di trotto.
Infine, dopo la bomba milanese di Via Palestro, il colpo di testa. O forse di genio.
Mentre il leader del Psi, Bettino Craxi, fiaccato dagli avvisi di garanzia di Mani Pulite, dice ai giornali "Qualcuno vuole creare un clima di completa paura. Le bombe si propongono di aprire la strada a qualcosa, non di rovesciare qualcosa. Il potere politico è già stato rovesciato, o quasi", Giuseppe e Filippo arrivano in Sardegna.
Prendono un volo della Meridiana e in agosto sbarcano in Costa Smeralda.
Lì vanno ad abitare per quasi due mesi in un appartamento all'interno di una grande villa di Porto Rotondo, a poche centinaia di metri in linea d'aria, dal buen retiro estivo del futuro presidente del Consiglio.
Cosa accada a Porto Rotondo, non è chiaro.
Anche lo scorso agosto i due boss, sono stati interrogati dai magistrati di Firenze titolari delle indagini sulle stragi del '93, ma si sono rifiutati di rispondere.
Nelle carte in mano agli investigatori restano però molti sospetti e qualche certezza.
In Costa Smeralda Giuseppe e Filippo, mentre l'Italia segue con il fiato sospeso gli sviluppi dell'indagine sulla maxi - tangente Enimont (quasi 100 miliardi di lire versati dai vertici del gruppo Ferruzzi a tutto il pentapartito), fanno la bella vita.
Vestiti come sempre con capi firmati da Versace, riescono a imbucarsi in un grande ricevimento organizzato da una famiglia di celebri industriali del nord, fanno amicizia con i vicini di casa e pensano al futuro.
I problemi di Cosa Nostra sono tanti.
La prima presunta trattativa con lo Stato, quella condotta dall'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, non ha portato a nessun risultato.
Totò Riina, il 15 gennaio del '93, è stato arrestato.
La pressione sulla mafia non si è allentata.
E Luchino Bagarella, dopo aver visto finire in manette suo cognato Totò, ha riunito i cristiani (gli altri mafiosi ndr) e ha detto: "Non cambia niente. Finché c'è un corleonese fuori si va avanti come prima".
Solo Bernardo Provenzano, l'alter ego di Riina a cui i Graviano - ma lo si scopre solo oggi - erano particolarmente legati, ha sollevato dei problemi: va bene - ha detto - ma voglio che gli attentati avvengano al nord.
Era stato così che Giuseppe e Filippo si erano messi in viaggio: alla ricerca di obiettivi e, soprattutto, di nuovi contatti politici. Gente con cui stringere un patto. Persone importanti con cui mettersi d'accordo.
La mafia, raccontano i collaboratori di giustizia, per mesi aveva flirtato col Partito Socialista.
Ma poi era esplosa Tangentopoli e, se davvero il cavallo su cui puntava Cosa Nostra era Craxi, quello era morto, ucciso dagli avvisi di garanzia, quasi prima di partire (Giuseppe Graviano, con il pentito Spatuzza, definirà i socialisti "dei cornutazzi").
Il 4 aprile del 1993, anzi, il segretario del Psi incontra ad Arcore Berlusconi.
Ezio Cartotto, un ex democristiano assunto come consulente nel giugno del '92 da Marcello Dell'Utri per spiegare agli uomini di Publitalia i segreti della politica, dirà ai pm che proprio quel giorno Forza Italia comincia realmente a prendere corpo. Craxi infatti fa di tutto per convincere il Cavaliere a organizzare un partito che possa far argine all'avanzata delle sinistre.
"Hai la bomba atomica, hai la televisione, usala!", incalza l'amico. Berlusconi non sa che pesci pigliare: "Certe volte mi metto a piangere da solo sotto la doccia. Mi diranno che sono mafioso, mi diranno e faranno di tutto".
In ogni caso i preparativi per il nuovo partito - che non si sa ancora da chi sarà guidato - s'intensificano.
Ad Arcore le riunioni si succedono alle riunioni.
E in prima fila, nell'insistere per la discesa in campo del Cavaliere, ci sono Dell'Utri, il big boss di Programma Italia Ennio Doris, e Cesare Previti.
Fedele Confalonieri e Gianni Letta invece frenano.
La situazione è complicata. Molti uomini Fininvest sono sotto inchiesta (Il 22 luglio il gruppo verrà perquisito dalla Guardia di Finanza). Bisogna per forza muoversi.
Il 4 giugno Berlusconi annuncia anche a Indro Montanelli la sua decisione: il raggruppamento dei moderati si farà e lui ne sarà il capo.
Poi, il 12 luglio, fa inviare alla redazione de Il Giornale un fax sull'atteggiamento (molto critico) che i suoi media devono tenere rispetto a Mani Pulite.
Un particolare sorprende: nel documento si parla pure delle indagini contro Cosa Nostra.
Per Berlusconi è grave che "sulla base di dichiarazioni di pentiti per lo più inattendibili o compiacenti" i giudici "aggiungano al capo di accusa l'ulteriore addebito dell'associazione di stampo mafioso che priva l'inquisito di fondamentali garanzie processuali in materia di libertà personale e di prova".
Ma tant'è. In Fininvest ormai si discute solo di inchieste e di politica.
A fine luglio Berlusconi annuncia a Giuliano Urbani l'intenzione di restare ad Arcore per proseguire con gli incontri.
In realtà poi il Cavaliere a Porto Rotondo ci andrà, eccome.
Quasi ogni week-end, e forse durante il periodo di Ferragosto, Berlusconi è in Sardegna, dove a fine mese, a tavola, ha una lunga discussione con Letta e Confalonieri ("io esposi il mio pensiero in maniera piuttosto vivace" ha raccontato proprio Letta durante il processo Dell'Utri).
E i Graviano, cosa fanno?
Ufficialmente vacanze, ma in realtà preparano l'omicidio di don Pino Puglisi e un nuovo viaggio.
Questa volta la meta è Milano dove resteranno da fine novembre fino al 27 gennaio, quando verranno arrestati.
Dieci giorni prima però, secondo Spatuzza, Giuseppe aveva fatto una puntata a Roma e seduto a un tavolino del bar Doney, era apparso raggiante.
L'accordo con Berlusconi e dell'Utri ("persone serie") per lui era cosa fatta. E ripeteva: "Ci siamo messi il paese nelle mani".
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De Reditu Suo
Il risveglio in un altro tempo e in diverso luogo
08/11/2009
Del Prof. I. Nappini
Nel Belpaese la libertà di pensiero è poco praticata, la maggior parte dei cittadini accetta più o meno passivamente ciò che arriva dalla televisione e dai giornali e riviste "popolari", stavolta però c'è qualcosa di nuovo, l'Italia è cambiata moltissimo in vent'anni, è irriconoscibile.
E' CAMBIATA LA MENTALITA', I COSTUMI E LE LOGICHE, PERFINO LA POLITICA E IL LAVORO.
Quando metto assieme nella mia mente ciò che è vecchio con ciò che è nuovo, osservo qualcosa di strano.
Mi pare che accostando i due tempi si verifichi un passaggio così forte che sembra di risvegliarsi in un altro tempo e in un altro luogo.
E' COME SE VENT'ANNI DA POCO TRASCORSI AVESSERO AVUTO UNA POTENZA TALE DA FAR FARE ALLA SOCIETA' ITALIANA UN SALTO DI OLTRE UN SECOLO, COME SE LE TRASFORMAZIONI PROFONDE DELLA SOCIETA' DEL BELPAESE FOSSERO STATE ACCELERATE.
Così capita che un tranquillissimo signor Mario Rossi si svegli una mattina scopra che la realtà in cui credeva di vivere ha cessato d'essere tanti anni fa; inizia a quel punto la sua personale traversata verso questo presente confuso e inquietante.
Purtroppo chi dovrebbe condurre i pubblici affari per limitare i danni di questa traversata del deserto sono quelle centinaia di migliaia di "italiani" che vivono di politica e sulla politica; costoro sono oramai un grande ceto parassitario che finge di far amministrazione e attività di mediazione fra le parti sociali ma in realtà ha come unico scopo la preservazione del proprio tenore di vita e talvolta di alcuni specifici privilegi.
In realtà le diverse genti d'Italia sono abbandonate al loro destino, a questi tempi scellerati e violenti senza alcun vero conforto o sostegno, la massima che spiega la psicologia profonda degli italiani "ognun per sé e Dio contro tutti" si sta ritorcendo contro tutta la nostra gente a prescindere dalle differenze.
IL SINGOLO ISOLATO NON PUO' CREARE GLI STRUMENTI PER INTERPRETARE E OPERARE IN QUESTA COMPLESSITA', HA BISOGNO DI UN SISTEMA DI VALORI E DI RELAZIONI, DI CAPIRE SE STESSO E DI SALVARSI DALL'INQUINAMENTO PSICOLOGICO DELLA PUBBLICITA' COMMERCIALE E DELLA PROPAGANDA POLITICA CHE LO CONDIZIONANO PESANTEMENTE.
Uno si può dare dei valori se ha una sua intima libertà di pensiero.
NON E' POI DETTO CHE QUESTO BIZZARRO PAESE DEI BALOCCHI COSTITUITO DA UN ROZZO IMPASTO DI PUBBLICITA', PROPAGANDA BELLICISTA, INTERESSI FINANZIARI E PLAGIO DELLE MASSE ANONIME DI CONSUMATORI ABBIA DAVANTI A SE' I DECENNI SU CUI FA CONTO, IL SISTEMA E' PIENO DI CONTRADDIZIONI E FRAGILE: BASTA UNA GRAVE DISGRAZIA A METTERLO IN DISCUSSIONE.
Questo presente italiano che ha usurpato il passato non solo non è sacro ma non ha neppure delle solide basi; sembra un bivacco di affaristi e delinquenti, la sosta oltraggiosa delle orde barbariche sulle rovine di qualche antica città dell'Impero Romano d'Occidente rasa al suolo.
E' MOLTO PROBABILE CHE IL PROSSIMO FUTURO SIA DIVERSO DA QUESTO PRESENTE COSI' MISERABILE E CHIACCHIERATO, POTREBBERO PRENDERE DI NUOVO FORMA QUEI DELIRI IDEOLOGICI E SANGUINARI CHE SEPPELLISCONO I REGIMI SCELLERATI E CORROTTI SOTTO UN FURORE CHE RECLAMA UN RINNOVAMENTO ANCHE A COSTO DI RIDURRE TUTTA LA REALTA' IN UNA DISTESA DI CENERE E DI ROVINE MACCHIATE DI SANGUE E FANGO.
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Leggi la nostra mozione contro l'uranio impoverito!
Cominciano a morire anche i volontari che sono stati in zone contaminate: vedi ex Jugoslavia! Pensa ai poligoni di tiro. Firma senza timore. Al 16 dicembre abbiamo raccolto 92 firme.
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74 - SAGGIO BREVE - La fede in Italia, i crocifissi nelle scuole e il cristianesimo in Europa
73 - Quale immigrazione in tempi di crisi?
72 - Analisi limpida, soluzioni immediate nessuna (di I. Nappini)
71 - SAGGIO BREVE - Elogio del moralismo: Dall'affare Marrazzo alle ingiustizie quotidiane
70 - Ma quanto manca ancora? (di I. Nappini)
69 - Una riflessione su Pier Luigi Bersani e sul PD di oggi.
68 - Dove è finita la storia del Belpaese? (di I. Nappini)
67 - FIABE DAL MONDO DELLA POLITICA: Il discorso di Prometeo Diogene detto Il Solitario
66 - Il possibile formarsi di una civilta italiana (di I. Nappini)
65 - INGIUSTIZIE grandi, medie e piccole: Dalla CINA a un TRIBUNALE per EMPOLI!
64 - FIABE DAL MONDO DELLA POLITICA: L'economia in crisi di Doppio Meridione
63 - FIABE DAL MONDO DELLA POLITICA: Il governo dell'uomo più ricco del paese
62 - L'Italia malata di trapassato remoto (di I. Nappini)
61 - La resurrezione del Belpaese prossima ventura (di I. Nappini)
60 - SCUOLA: Modelli a confronto (sotto la crisi)
59 - FIABE DAL MONDO DELLA POLITICA: Il mondo della politica al tempo della grande crisi
58 - IL FUTURO DEL PANORAMA POLITICO ITALIANO: QUALCHE PREVISIONE
57 - Nelle case popolari, poveri, brutti e cattivi? (di V. Simoni)
56 - Beppe Grillo tra scudo fiscale, lotta alla mafia e rapporti con le altre opposizioni
55 - Non vedo più il Belpaese (di I. Nappini)
54 - FIABE DAL MONDO DELLA POLITICA: Il Partito Del Penultimo Nome
53 - FIABE DAL MONDO DELLA POLITICA: Lo chiamavano Bipolarismo
52 - Tante battaglie per l'acqua
51 - FIABE DAL MONDO DELLA POLITICA: Le cronache di "Doppio Meridione"
50 - Saggio breve sulla corruzione e le sue forme
49 - Lotta alla criminalità organizzata: varie riflessioni
48 - Appunti viennesi: Il potere e il vuoto (di I. Nappini)
47 - Fare politica al tempo della crisi: sulla nuova sinistra e sul MLN
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