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COSTA D'AVORIO: Scheda conflitto

 

 


GUERRA NEL PAESE DEL CACAO

La Costa d'Avorio, ex colonia francese, conquistò l'indipendenza il 7 agosto 1960 e il 27 novembre dello stesso anno venne eletto presidente Felix Huophouet-Boigny, ex parlamentare ed ex Ministro del governo francese . Huophouet-Boigny governò lo stato africano per sette mandati consecutivi rimanendo in carica sino alla sua morte avvenuta nel dicembre 1993. Durante questo lungo periodo resse in maniera efficace le sorti del suo paese, portandolo ad un invidiabile sviluppo economico. Boigny ottenne buoni risultati economici soprattutto grazie al gran numero di francesi rimasti nella ex colonia,anche se alcune sue iniziative  procurano danni all'economia e all'immagine del paese come, ad esempio, la deforestazione sistematica per vendere il legname e la costruzione di un enorme basilica nel suo paese natale Yamoussoukro (seconda per dimensioni solo a San Pietro) che provocò l'indignazione del Papa.

Ma l'errore più grande commesso da Huophouet-Boigny fu quello di non riuscire a scegliersi un successore. Resosi conto della stagnazione politica a cui si avviava il paese, nel 1990 tentò di  aprire la scena politica ivoriana al multipartitismo.Purtroppo tale apertura rappresentò  uno degli elementi dirompenti della situazione interna poichè, invece di portare il paese verso la democrazia, fu all'origine di frequenti lotte di potere.

Il 24 dicembre 1999 un ammutinamento dei militari si trasformò in colpo di stato e minacciò di far precipitare il paese in una guerra a sfondo etnico. In quell'occasione il generale Robrt Guei depose il presidente Konan Bedie. Alla fine di ottobre del 2000 Laurent Gbagbo viene eletto presidente con elezioni regolari e promette di portare la pace nel paese; ma l'insurrezione del settembre 2002 ha gelato le speranze.
La Costa d'Avorio è tornata nel caos, sono iniziati gli scontri in quello che fino a pochi anni fa era considerato uno dei pochi paesi africani politicamente stabili e con condizioni economiche relativamente buone.

La ribellione è iniziata il 19 settembre 2002 con lo scoppio di violenti combattimenti nella capitale commerciale Abidjan, a cui hanno fatto seguito le uccisioni di alcuni responsabili della sicurezza, del Ministro dell'interno, della famiglia,di quello della difesa e del comandante militare della città di Bouaké, anch'essa teatro di scontri tra l'esercito governativo ed i rivoltosi che hanno tentato di rovesciare il governo di Laurent Gbagbo.
All'origine di questi drammatici eventi ci sarebbero lo scontento di una parte delle Forze armate nazionali  e le ambizioni di rivalsa dei protagonisti del precedente tentativo di golpe, oggi esiliati. In seguito ad un'ordinanza emessa dal governo due guarnigioni stavano per essere smobilitate e i militari si sono rivolti ai loro predecessori in esilio perché li aiutassero a organizzare la loro protesta.  

La protesta è immediatamente degenerata in un tentativo di golpe, i ribelli, che hanno iniziato a farsi chiamare  "Movimento patriottico della Costa d'Avorio", hanno attaccato simultaneamente caserme e armerie in tre città e si sono dimostrati ben attrezzati, disciplinati ed organizzati; inoltre dispongono di armamenti pesanti, prelevati dai magazzini dell'esercito ivoriano.Secondo alcuni osservatori i rivoltosi dispongono anche di armamenti molto moderni che non sono normalmente in dotazione alle truppe governative.

Dopo tre settimane di scontri e di tentativi di mediazione falliti, i ribelli mantenevano il controllo di buona parte del nord del Paese, compresa l'importante città di Bouakè.
Secondo gli osservatori presenti i rivoltosi possono contare su un certo appoggio da parte della popolazione locale del nord, in maggioranza musulmana (al sud invece la religione più diffusa è il cristianesimo).

Il presidente Laurent Gbagbo  ha accusato il vicino Burkina Faso di essere coinvolto nell'organizzazione del tentativo di  golpe ma finora nulla conferma la fondatezza di queste accuse. Dal canto suo il Burkina Faso , come anche il Mali, rimprovera alla Costa d' Avorio di avere espulso e perseguitato migliaia di suoi cittadini immigrati, presi come capri ispiratori della crisi economica.
Da una prima analisi dei fatti, oltre che dalla debolezza istituzionale del presidente Laurent Gbagbo, la rivolta potrebbe essere giustificata con la crisi politica, economica e di identità che da quattro anni interessa la Costa d'Avorio. Il paese è il primo produttore mondiale di cacao, ma la caduta dei prezzi di questo prodotto lo ha fortemente colpito. Non ha grossi giacimenti di petrolio ma occupa una posizione strategica di fronte al golfo di Guinea, i cui giacimenti  offshore rappresentano una fonte prioritaria di approvvigionamento per gli Stati Uniti.L'industria petrolifera non ha però finora inciso significativamente sulla bilancia commerciale dela Costa d'Avorio, così dal 1999 l'economia del "Paese del cacao" è in recessione.Le ricette economiche consigliate dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale non hanno fatto altro che aggravare l'indebitamento estero del Paese.

In questo momento (14 ottobre 2002) il Presidente Gbagbo sta conducendo una durissima repressione della rivolta, peraltro con esiti incerti. Tutti i tentativi di mediazione operati dai diplomatici della comunità africana dell' ECOWAS sono falliti dimostrando che il governo non ha alcuna intenzione di scendere a patti coi ribelli.

Già dai giorni immediatamente seguenti la rivolta un contingente di circa 900 uomini dell'esercito francese è presente sul territorio ivoriano; ufficialmente i soldati francesi non partecipano alle ostilità ma offrono supporto logistico ed organizzativo alle truppe governative.
La Francia, ex "padrone coloniale", è da sempre partner privilegiato per la Costa d'Avorio. A tutt'oggi il governo ivoriano non ha sovranità sulla moneta nazionale le cui fluttuazioni sono decise da Parigi.

Se gli amici francesi riusciranno nell'impresa di riappacificare la Costa d'Avorio dovranno poi supportare il Paese nella conduzione di un'altra battaglia: quella sul mercato mondiale contro la diminuzione del prezzo del caffè e del cacao, le due principali fonti di reddito del Paese.

 
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