La regione più meridionale del
Messico è teatro dal 1994 di una
rivolta degli indigeni maya,
organizzati nell'Esercito Zapatista
di Liberazione Nazionale (EZLN),
guidato dal Subcomandante Marcos.
Motivi dell'insurrezione, le
drammatiche condizioni di vita della
comunità Maya, messa a rischio di
estinzione materiale e culturale
dalle politiche economico-sociali
del regime priista.
Dopo un breve periodo di vera e
propria guerra civile, sono subito
partiti i negoziati di pace. Ma il
governo non ha mai voluto
riconoscere le rivendicazioni degli
indigeni, che da allora hanno
iniziato a subire una "guerra a
bassa intensità" perpetrata da
bande paramilitari priiste
appoggiate dall'esercito federale
(finanziato e addestarto dagli Usa).
Oltre a continui episodi di violenza
sulla poplazione civile (migliaia i
rifugiati in seguito alla
distruzione dei villaggi) e di
persecuzione poliziesca degli
attivisti politici (centinaia i
desparecidos), si sono registrati
dei veri e propri massacri come
quello di Acteal nel 1997, costato
la vita a decine di indigeni.