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ANGOLA: Scheda
conflitto
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1 giugno 2002
Angola: speranze di pace
In Angola, paese dell'Africa
meridionale ricco di petrolio e
materie prime, dal 11 novembre 1975,
giorno della sua indipendenza dai
portoghesi, a neanche un mese fa,
non c'è stato un solo giorno di
pace. Una delle ragioni della quasi
trentennale guerra civile e una
delle principali fonti di
finanziamento dei ribelli dell'Unita
sono stati i diamanti, di cui il
Paese è ricchissimo e il petrolio:
queste risorse dovranno ora trovare
una gestione corretta e trasparente
per garantire la stabilità al
Paese.
I 27 anni di guerra civile in Angola
hanno provocato, secondo stime non
ufficiali, un milione di morti e
quattro milioni di profughi (un
terzo della popolazione totale). Da
una parte il partito di governo
marxista Mpla, sostenuto da Urss e
Cuba; dall'altra i guerriglieri
anticomunisti del movimento di
liberazione Unita (Unione per
l'indipendenza totale dell'Angola)
armati da Stati Uniti, Sudafrica e
dallo Zaire (oggi Congo). Già in
due precedenti occasioni le parti in
conflitto avevano provato a
raggiungere senza successo
un'intesa. Un debole accordo di pace
nel 1991 era stato subito violato
dall'Unita che nelle elezioni del
1992 non aveva accettato i risultati
elettorali. Un secondo accordo di
pace nel 1994 (accordo di Lukasa)
aveva subito la stessa sorte: non
avendo trovato alcun rispetto da
parte dei guerriglieri dell'Unita
che controllavano la maggior parte
dell'est del paese e i suoi
diamanti, tanto che il Consiglio di
sicurezza dell'Onu fu costretto a
votare l'imposizione di alcune
sanzioni.
Finalmente lo scontro ha trovato una
soluzione con il cessate il fuoco,
firmato lo scorso 11 aprile, dopo
quindici giorni di colloqui tra
soldati. Gli sviluppi dell'attuale
processo di pace sono seguiti
all'uccisione, avvenuta il 22
febbraio scorso, da parte dei
militari governativi, del leader
storico dell'Unita, Jonas Savimbi,
il "leone" d'Angola,
fondatore dell'Unita, caduto in
battaglia, all'età di 67 anni,
nella provincia di Moxico, circa 700
chilometri a sud-est della capitale
Luanda, dove fin dall'ottobre scorso
le truppe governative avevano
intensificato la caccia all'uomo.
Savimbi, prima maoista poi
anticomunista , sospettato di essere
al servizio dei portoghesi e poi
eroe dell'indipendenza da Lisbona,
leader nero, ma finanziato dal
Sudafrica bianco e razzista, per
trent'anni, sembrava indomabile,
capace di resistere persino alla
fine della Guerra Fredda e
all'abbandono degli Stati Uniti, i
sostenitori di un tempo. Alla
notizia della sua morte tutti gli
abitanti della capitale Luanda
scesero in strada a festeggiare.
In un Paese straziato e diviso dai
tempi della lotta per l'indipendenza
contro il Portogallo, la scomparsa
di Jonas Savimbi ha posto le basi
per l'apertura di un nuovo dialogo
con i funzionari dell'Unita. A
questo punto in Angola ci sono tutte
le condizioni per la nascita di un
forte partito d'opposizione e
l'Unione per l'indipendenza totale
dell'Angola Renovada (Unita-Renovada),
la formazione politica nata dal
gruppo guerrigliero omonimo, dal
quale si staccò nel 1998 con
l'intento di promuovere la pace nel
Paese, chiede ora l'organizzazione
di un congresso per eleggere una
nuova dirigenza che prenda le redini
dell'opposizione.
La riorganizzazione dell'Unita
appare un elemento essenziale dopo
la svolta avvenuta con la morte di
Savimbi. I moderati che tre anni fa
lasciarono la foresta per approdare
nel Parlamento di Luanda potranno
senza dubbio contribuire a
convincere gli ex commilitoni ancora
alla macchia a scegliere la via del
negoziato.
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