Quello kurdo è il popolo senza
terra più numeroso del pianeta: 30
milioni di persone che vivono in
un'area (da loro chiamata Kurdistan)
che si estende in Turchia, Iraq,
Iran, Armenia e Siria. La maggior
parte dei kurdi (12 milioni) è
comunque concentrata nel territorio
della Turchia orientale. Qui essi
combattono dal 1920 per il
riconoscimento del loro diritto di
autodeterminazione. La lotta si è
intensificata da quando, nel 1974, i
kurdi turchi si sono organizzati nel
Partito del Lavoratori del Kurdistan
(PKK). Da allora l'esercito di
Ankara, appoggiato dall'Occidente
(Usa in particolare), ha intrapreso
un vero e proprio genocidio teso
alla eliminazione culturale e fisica
del popolo kurdo. I continui
bombardamenti aerei dei villaggi
kurdi hanno provocato fin'ora 35mila
morti e 3 milioni di rifugiati. La
repressione politica contro il PKK
ha le dimensioni di 10mila
prigionieri politici (compreso il
leader del partito Ocalan). Lo
scorso anno il PKK ha ritirato la
maggiorparte dei suoi combattenti
dalla Turchia annunciando la fine
dei combattimenti nel sud-est del
Paese. Ma il governo di Ankara ha
rifiutato il cessate il fuoco
dicendo di voler continuare a
combattere fino alla resa totale dei
ribelli.
In Iraq i kurdi, organizzati nel
Partito Democratico del Kurdistan (KDP)
portano avanti dal 1961 la stessa
lotta contro il regime di Saddam
Hussein, che contro i villaggi kurdi
dell'Iraq settentrionale ha usato
addirittura le armi chimiche,
causando 100mila morti e 2 milioni e
mezzo di profughi. Dal 1991, con
l'imposizione americana della
"No Fly Zone" sul nord
dell'Iraq, la situazione è
migliorata, ma non di molto.
In Iran, infine, i kurdi dell'Unione
Patriottica del Kurdistan (PUK) sono
combattuti dal regime di Teheran dal
1972, in una guerra che ha causato
fino ad oggi 17mila morti.
Non mancano purtroppo tensioni e
scontri anche tra le diverse fazioni
curde, in primis quelle tra il PUK
guidato da Jalal Talabani (e
sostenuto dalla Turchia) e il PKK.