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IRAQ: Scheda
conflitto |
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Iraq:uno stato nel mirino
L'Iraq, un paese mediorientale in
stato di guerra da quasi 12 anni e
da altrettanto tempo sottoposto
all'embargo più stretto che sia mai
stato messo in atto nella storia
moderna.
Una serie di studi internazionali,
compiuti dalle Nazioni Unite e dalle
Università di Harvard e di Bristol
hanno appurato che il blocco ha
portato al degrado la situazione
alimentare, sanitaria ed economica
del paese, ed ha causato un generale
abbassamento delle difese
immunitarie, derivato dalla carente
alimentazione e ha reso endemiche
tutte le malattie infettive.
L'embargo non avrebbe dovuto
riguardare i medicinali, ma senza
gli introiti derivati dalle
esportazioni, l'Iraq non può pagare
le importazioni e le donazioni
umanitarie non sono mai bastate a
contenere il disagio.
Secondo i rapporti di molte
organizzazioni non governative che
operano in aiuto all' Iraq la
popolazione è allo stremo e
continua ad essere tenuta in
ostaggio a causa di avvenimenti su
cui non ha alcun potere di
controllo.
Nel frattempo non sono mai cessati i
bombardamenti nelle cosiddette
"No fly zones" istituite
dagli anglo-americani. Secondo il
Defense Information Centre di New
York, dopo la guerra del Golfo sono
state effettuate 209.000 incursioni
nello spazio aereo iracheno, con un
costo stimato in 7 miliardi di
dollari, più del PIL iracheno di un
anno. Durante questi attacchi, che
continuano tuttora, sono stati
colpiti anche obiettivi civili come
depositi di cibo, raffinerie e
impianti di depurazione delle acque,
e uccise centinaia di persone.
In questo tetro scenario è di
dominio pubblico l'intenzione di
estendere la guerra dell'America
contro il terrorismo anche all'Iraq,
per spodestare Saddam Hussein. La
decisione di attaccare
unilateralmente uno Stato membro
delle Nazioni Unite, senza che
questo abbia compiuto atti ostili,
sulla sola base della presunzione
che potrebbe compierne in futuro e
con l'intento esplicito di
rovesciarne il Governo viene vista
con preoccupazione da molti
autorevoli osservatori.
Approfondimenti
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Risorse aggiuntive su questo articolo:
LA STRATEGIA
DIFENSIVA DI SADDAM |
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Il progetto di
regolare una volta per tutte il
conto in sospeso con Saddam va
avanti concretamente dall’ultimo
giorno di ottobre del 1998. Proprio
in tale data il presidente Clinton
firmò l'Iraq Liberation Act,
adottato dal Congresso il 28
settembre 1998. L'obiettivo primario
di questo atto era di
"allontanare dal potere il
regime diretto da Saddam Hussein e
promuovere l'emergere di un governo
democratico". La contemporanea
nomina di un "coordinatore
statunitense per la transizione in
Iraq", Frank Ricciardone; la
riconciliazione, ancora molto
fragile, tra il Pdk e l'Upk, a
Washington, nel settembre 1998; la
rinascita del Congresso nazionale
iracheno (Cni), che doveva
raggruppare le diverse opposizioni,
costituivano chiari e forti
segnali che mostravano la volontà
della Casa bianca ad andare fino in
fondo.
Da quel giorno Washington ha
continuato a perseguire la
realizzazione del suo intento, ma
l’Iraq non rappresentava una
priorità in confronto alle
“questioni più serie”: Russia,
Cina, allargamento della Nato, un
nuovo rapporto con l’India e più
avanti con l’Africa. Dopo i fatti
dell’11 settembre e le rapide
vittorie in Afghanistan, però la
situazione è cambiata.
L’amministrazione Bush ha compreso
che la deterrenza, sino a quel
momento esercitata attraverso il
monitoraggio delle zone
d’interdizione aerea e il
bombardamento occasionale di
obbiettivi militari, non sarebbe più
bastata e prontamente ha posto al
centro del mirino il regime di
Bagdad.
L’Iraq, accusato dal governo
americano di praticare e coltivare
il terrorismo, deve essere attaccato
al fine di rovesciare il dispotico
regime che governa il paese dal
1968. Ma stavolta l’offensiva
anti-Saddam non può essere portata
a termine nello stesso modo e con
gli stessi mezzi di 11 anni fa e su
questo punto sono concordi tutti gli
analisti e i strateghi militari
statunitensi, in special modo coloro
che presero parte direttamente o
indirettamente alle operazioni di
guerra nel 1991. A loro parere un
ammasso di truppe verrebbe visto da
Saddam come una minaccia diretta a sé
stesso, e per reazione sarebbe
pronto ad attaccare preventivamente
con le armi chimiche le prime unità
americane in arrivo. Per questo
motivo sono convinti che bisognerà
colpire con un attacco aereo a
sorpresa contro obiettivi mirati.
Secondo le stime di Iraq Watch, che
pubblica rapporti sugli armamenti
iracheni, Baghdad dispone di bombe e
testate di missili in grado di
lanciare gas nervino. E nel suo
arsenale vi sarebbero 157 bombe e 25
testate di missili da utilizzare per
diffondere germi di antrace e
botulino. Questa valutazione è una
conferma alla tesi che i
bombardamenti anglo-americani nella
regione non sembrano essere riusciti
a raggiungere l'obiettivo previsto,
che era di "ridurre" (degrading)
le capacità di fabbricazione di
armi irachene di distruzione di
massa e neanche a scatenare una
ribellione nei ranghi dell'esercito.
Il colonnello John Warden, uno degli
strateghi di Desert storm, ritiene
invece che una delle chiavi della
prossima guerra sarà spingere i
militari a liberarsi di Saddam. A
suo parere è necessario far capire
che Washington non è contro l'Iraq,
ma contro Saddam. Questa volta
la strategia giusta consiste
nell’impiego di massicci attacchi
aerei, accompagnati da una
insurrezione, e niente attacco di
terra. Ma deposto il rais non sarà
facile trovare su due piedi un
sostituto: un Karzai iracheno, che
dovrebbe riuscire a raccogliere il
consenso di tutte le forze
all’interno dell’Iraq. Dovrebbe
essere un figlio dell’apparato
politico e militare dei Baath al
potere che goda anche del rispetto
di curdi e sciiti, senza appartenere
a nessuna delle due fazioni. In
ultima ipotesi, il sostituto di
Saddam Hussein potrebbe anche essere
un generale dell’esercito
iracheno, attualmente al comando di
un’importante unità della Guardia
repubblicana, ma questo candidato
ideale non è ancora stato trovato,
né ci sono molte possibilità che
emerga nel blindato stato di polizia
di Saddam.
Quindi non è possibile risolvere la
situazione con la stessa strategia
attuata in Afghanistan e il campo
d’azione degli Usa si restringe a
due sole possibilità:
un’operazione militare che punti
su un leader militare incaricato
temporaneamente
dell’amministrazione, fino alla
riorganizzazione dell’Iraq o il
tentativo di provocare un
cambiamento nella leadership
all’interno dello stesso partito
di governo. In nessuna delle due
eventualità l’opposizione sarebbe
disposta a dare il proprio appoggio.
Saddam Hussein ha intanto adottato
una propria strategia di difesa
anti-americana. Una difesa, che
seconda il columnist del Times di
Londra, si dovrebbe articolare su
tre piani: militare,diplomatico ed
economico.
Sul piano militare il presidente
iracheno ha dato istruzioni ai
comandanti regionali per trasformare
in guarnigioni i principali centri
urbani, con una rafforzata presenza
di truppe. I comandanti di tali
guarnigioni potranno dichiarare lo
stato d'emergenza e decidere in
autonomia se attaccati. In tal modo,
in caso di attacco di terra, gli
americani e i loro alleati
britannici sarebbero costretti ad
attaccare delle città e non più
truppe stazionate nel deserto. Si
calcola tuttavia che l'Iraq abbia un
terzo della capacità militare del
1991.
Il secondo aspetto della strategia
irachena è quello diplomatico,
condotto dall'intraprendente
ministro degli Esteri Naji al-Sabri,
legato a Qusay Hussein, uno dei
figli di Saddam.
L'Iraq ha ricucito con molti paesi
arabi e presto potrebbe riaprire
relazioni diplomatiche con l'Arabia
Saudita, che dieci anni fa Baghdad
bombardò con i suoi Scud, in quanto
era la principale base delle forze
alleate. Il regime iracheno sostiene
inoltre i palestinesi inviando
denaro alle famiglie degli
attentatori suicidi.
Infine l'Iraq, come è noto paese
ricco di petrolio, lavora molto
sull'aspetto economico. In una
recente intervista sul Times, il
ministro del commercio Muhammad
Mehdi Saleh, ha spiegato che Bagdad
intrattiene relazioni con 75 paesi,
dando la priorità ai
contratti commerciali con i paesi
che sostengono l'Iraq e alzano la
voce a sua difesa.
Visita : http://pietramelarairaq.supereva.it |
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