L'Abkhazia , regione annessa alla
Georigia nel 1930, è fin da allora
stata attraversata da un forte
sentimento separatista, fomentato
anche dalla rivalità etnica tra
abkhazi e russi da una parte e
georgiani dall'altra.
Nel 1989, dopo la caduta del Muro di
Berlino, il separatismo abkhazo si
arma per ottenere l'indipendenza
dalla Georgia (che successivamente,
nel '91, diverrà a sua volta
indipendente dall'URSS).
Fino a quel momento Tiblisi non ha
reagito alla minaccia separatista.
Lo ha fatto solo dopo che le stesse
autorità dell'Abkhazia votarono nel
luglio del '92 a favore
dell'indipendenza. Il neonato
esercito georgiano venne mandato a
presidiare Sukhumi, la capitale
dell'Abkhazia, e iniziò la guerra.
I partigliani abkhazi dei
"Fratelli dei Boschi" e
delle "Legioni Bianche"
massacrarono centinaia di georgiani
residenti nella regione, e centinaia
di migliaia furono costretti ad
abbandonare i loro villaggi per
fuggire in Georgia.
La Russia post-comunista non è
rimasta neutrale in questo
conflitto, parteggiando per i
separatisti abkhazi, al fine di
impedire il progetto di Tiblisi di
costruire - facendolo passare per l'Abkhazia
- un metanodotto per portare sul Mar
Nero il gas naturale del Mar Caspio.
Nel settembre del '93 i guerriglieri
abkhazi appoggiati da mercenari
dell'esercito russo hanno
conquistato Sukhumi, cacciando le
forze georgiane dalla regione ed
espellendo poi tutti i civili
georgiani rimasti.
Nel '94 una forza di pace russa si
stanziò al confine tra Abkhazia e
Georgia per evitare scontri,
sancendo così il dato di fatto.
Alla fine del '94 l'Abkhazia si dotò
di una Costituzione indipendente e
di un Presidente della repubblica,
mai riconosciuto da Tiblisi.
Nel '98 sono riesplosi combattimenti
tra partigiani abkhazi ed esercito
goergiano. A farne le spese, ancora
una volta, i civili georgiani,
uccisi a centinaia.
La situazione è calma da allora, ma
sempre tesissima. Tiblisi è certa
che la Russia, che appoggia l'Abkhazia,
non mancherà di provocare nuovi
scontri per riaccendere il conflitto
con la Georgia, che Mosca, tra
l'altro, ultimamente accusa di dare
asilo ai guerriglieri separtisti
ceceni.