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AFGHANISTAN:
Scheda conflitto
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Osama bin Laden capo del Majlis al
Shura, il Consiglio consultivo di Al
Qaeda, nel giugno del 1998, in una
remota località alla frontiera tra
l'Afghanistan e il Pakistan,
annuncia di fronte a 150 militanti
islamici la costituzione del Fronte
internazionale islamico per la
guerra santa contro gli ebrei e i
crociati. A questa dichiarazione di
guerra fanno seguito, il 7 agosto
dello stesso anno, gli attentati
alle ambasciate americane di Nairobi
e Dar es-Salaam e il 12 ottobre
2000, l'attacco alla nave da guerra
Uss Cole all'ancora nel porto di
Aden. Il culmine della campagna in
atto contro gli Usa viene raggiunto
la mattina dell'11 settembre 2001
con i micidiali attacchi contro le
Twin Towers e il Pentagono.
L'Afghanistan è lo stato che da
tempo ospita bin Laden e le basi
operative di Al Qaeda e per questo
motivo deve essere attaccato se non
consegnerà subito colui che
immediatamente viene considerato
l'artefice degli attentati compiuti
sul suolo americano. I taliban, i
studenti di teologia cranica, che
sotto la guida del mullah Mohammad
Omar, genero di Osama bin Laden,
hanno preso il potere in
Afghanistan, si rifiutano di
consegnare il miliardario saudita.
Così, fallita ogni trattativa con i
taliban domenica 7 ottobre
2001 parte l'operazione "Libertà
duratura". Aerei americani e
inglesi lanciano attacchi contro le
principali città afgane e contro le
postazioni dei taliban. Dieci anni
dopo la guerra del Golfo, una nuova
coalizione internazionale lancia
un'offensiva militare nella regione
più instabile del mondo. Con
l'obiettivo dichiarato di
sconfiggere il terrorismo
internazionale dopo gli attentati
dell'11 settembre a New York e
Washington.
Il 13 novembre un numero limitato di
soldati dell'Alleanza del Nord entra
a Kabul, dopo aver messo in fuga le
truppe dei taliban, che battono in
ritirata anche da Khost e l'Onu
preme per la rapida formazione di un
governo di transizione sotto la
guida di Hamid Karzai, che il 22
dicembre 2001, a Kabul, si insedierà
alla guida del nuovo governo afgano,
per scrivere ufficialmente la fine
del regime dei taliban in
Afghanistan.
Ma la guerra in Afghanistan non è
ancora cessata e mentre le sacche di
resistenza dei superstiti del
vecchio regime continuano, Osama bin
Laden è ancora alla macchia e il
mullah Omar continua a lanciare
minacciose invettive contro
l'America dai suoi nascondigli
inviolabili. A sud di Kabul
centinaia di taliban e di
combattenti di al Qaeda aspettano
solo il momento propizio per
attaccare gli americani, anche se
l'atmosfera è piuttosto tesa e
confusa. Alcuni comandanti afgani
sono stati esclusi dalla battaglia,
altri combattono contro i capi
taleban che un tempo erano loro
amici e alleati militari. In questa
parte del paese si respira ancora
molta simpatia per il vecchio regime
piuttosto che per il nuovo governo
di Kabul e sono in pochi a credere
che in un paese diviso dalla guerra
da più di venti anni sia scoppiata
la pace.
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Risorse aggiuntive su questo articolo:
Afghanistan:
solo terrorismo? |
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L’Afghanistan era
senza dubbio un covo terroristico
internazionale, dove erano al potere
i taliban, gli “studenti del
Corano” che davano rifugio ad
Osama bin Laden, il ricercato numero
dagli Stati Uniti. Quest’ultimo vi
aveva impiantato le basi operative
di Al Qaeda e organizzato i campi di
addestramento, dove trovarono
ospitalità circa 15mila militanti
dell’organizzazione, per ricevere
un’adeguata preparazione
ideologico-militare prima di
essere dislocati in una trentina di
paesi sparsi nel mondo, allo scopo
di portare la jihad, la guerra
santa, in occidente. Alcuni di loro
hanno pianificato, autorizzato ed
eseguito gli attacchi terroristici
dell’11 settembre.
Per questi motivi l’Afghanistan è
ancora oggetto di un azione militare
da parte della coalizione alleata,
voluta e guidata da Washington. Una
guerra che, nonostante i successi
iniziali, sembra destinata a durare
parecchio tempo, come lo stesso capo
del Pentagono Donald Rumsfeld, ha
dichiarato venerdì scorso al
“Washington Times”.
Ma la guerra afgana non è stata
mossa al solo scopo di colpire il
terrorismo, vincerla definitivamente
significherebbe assicurarsi il
controllo di una zona cruciale per
la fornitura di combustibili, in
quanto l’Afghanistan oltre a
fornire il 75 % del raccolto
mondiale di oppio, ha una posizione
geografica strategica (confina con
sei paesi diversi: Iran,
Turkmenistan, Uzbekistan, Tajikistan,
Cina e Pakistan), ideale via di
transito per il petrolio e il gas
naturale dell'Asia centrale, le cui
riserve fanno di questa regione il
secondo deposito energetico mondiale
dopo quello del Golfo Persico.
Da un gruppo di compagnie
petrolifere, tra le quali
comparivano l'americana Unocal (il
cui consulente principale è
nientemeno che Henry Kissinger), la
Gazprom russa, e la Saudi Arabia
Delta Oil (di proprietà della
famiglia reale saudita) avrebbe
dovuto essere realizzato il Centgas:
un gasdotto multimiliardario il cui
progetto risale ai primi anni 90,
lungo circa 1.400 chilometri, che
avrebbe dovuto trasportare 20
miliardi di metri cubi all'anno di
gas dal Turkmenistan (terzo
produttore mondiale) al Pakistan,
via Afghanistan, curiosamente
indicato come “la traccia del
petrolio” caspico-centroasiatico
nella politica afgana degli Usa.
Nell’ambito della messa in opera
di questo ambizioso progetto sia la
californiana Unocal, che la saudita
Delta già nel 1996 avevano invitato
i leader talibani a visitare la West
Coast per discutere con i loro
dirigenti in merito a una
vantaggiosa offerta: la concessione
di una generosa fetta dei profitti
sul petrolio e sul gas che sarebbe
passato attraverso il gasdotto.
Per completare il quadro è
necessario considerare le
recenti stime secondo le quali
l’Afghanistan e' interessante
anche come fornitore: le riserve di
gas naturale potrebbero raggiungere
i 141 miliardi di metri cubi
(l'Algeria ne produce 67,5, il
Canada 156, 8, gli Usa 545, 3),
quindi è un territorio troppo
importante per essere svenduto. Ma
l’Afghanistan non ha mai avuto un
governo solido, fazioni e tribù si
sono sempre spartite i territori con
la violenza e un oleodotto è
qualcosa che non ti puoi permettere
di costruire in un paese instabile e
così Hamid Karzai ha ricevuto il
mandato dai paesi occidentali per
cercare di garantire questa stabilità.
Un capo di governo che non sta né
con gli uomini dell’Alleanza del
Nord, che hanno liberato Kabul dai
taliban, né con il suo popolo
pashtun, presso cui gode di un
prestigio dovuto alla sua integrità.
La sua posizione è chiaramente
filo-occidentale e per questo motivo
sta cercando di formare il primo
gruppo politico non settario del
paese, proprio insieme ad Ahmed Shah
Massud, fratello del leader tagico
assassinato due giorni prima
dell’11 settembre.
Questo binomio insieme all’utile
consenso della Loya Jirga e al
sostegno dei soldi americani forse
riusciranno a dare un solido governo
all’Afghanistan che consentirà al
presidente Bush di affermare che
l’America ha mantenuto la promessa
di portare la democrazia in
Afghanistan e, anche se democrazia
vera non fosse,sarà almeno un
governo amico. Proprio ciò di cui
hanno bisogno le grandi compagnie
petrolifere.
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