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CECENIA: Scheda conflitto

 

 

Con l'indipendenza della Cecenia nel 1991 la Russia aveva perso il controllo su un'area di enorme importanza strategica, in quanto ricca di giacimenti petroliferi e di gas naturale e soprattutto attraversata da importanitissimi oleodotti e gasodotti. La sua riconquista, anche per non perdere un importante avamposto nell'Asia centrale (sempre più in mano a leadership mususlmane filoccidentali), era un imperativo per Mosca. Le sue truppe invasero la Cecnia nel 1994, ma la resistenza delle milizie guidate da Basayef non venne piegata. Nel 1996 i russi presero atto della sconfitta, costata loro migliaia di vittime, e si ritirarono. 100mila i morti ceceni.
Il nuovo premier russo Putin, voglioso di rivincita, reinvade la Cecenia nell'ottobre del 1999. Il pretesto è che i ceceni appoggiano gli indipendentisti islamici in Dagestan, altra repubblica strategica ancora sotto il controllo di Mosca. Gli attacchi russi sono questa volta violentissimi. La capitale Grozny viene bombardata fino alla distruzione. L'aviazione russa utilizza anche armi chimiche e le truppe di terra commettono atroci violenze contro la popolazione civile. I ribelli ceceni resistono nella parte meridionale del Paese, dove ora si concentrano le operazioni belliche delle forze armate russe.

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Risorse aggiuntive su questo articolo:

La politica del terrore
04/07/02 - 19:38:08 
 
I russi in Cecenia conducono una comprovata politica dell'orrore e la situazione si fa ogni giorno più tragica.

Nella repubblica cecena, l'esercito russo prosegue le azioni di repressione  nei confronti dei separatisti da due anni. I militari dichiarano di avere il controllo di quasi tutta la regione, ma le sacche di resistenza dei ribelli continuano quotidianamente a contrastare le forze federali e gli scontri sono volutamente sigillati per non alimentare l'opposizione dell'opinione pubblica. Tre anni dopo il ritiro dalla regione, il Cremlino ha lanciato la seconda campagna in Cecenia conseguente alla guerra con i separatisti del 1994-96.

Sono migliaia le persone scomparse in questo conflitto e la difficoltà degli operatori umanitari e delle ONG ad operare in Caucaso è notevole. Ci sono prove che fanno pensare all'utilizzo di armi chimiche e ci sono oltre settemila mutilati da mina in luoghi dove non esistono strutture ed infrastrutture per interventi di emergenza.

In questa situazione di anarchia vivono migliaia di feriti che aspettano solo di morire. Gli sfollati incontrano i mitra spianati dell'esercito quando tentano di valicare le frontiere per mettersi al riparo lontano dai campi di battaglia. In questa drammatica situazione è lodevole l'impegno profuso dall'organizzazione Human Rights Watch che a metà aprile riferiva gravi e documentate violazioni di diritti umani nella repubblica ribelle: la detenzione arbitraria di migliaia di uomini, la tortura di dozzine di persone, in alcuni casi poi giustiziate senza processo e la scomparsa di 87 persone, nella sola Grozny, dall'inizio dell'anno.

Le forze militari russe detengono, torturano e uccidono i civili ceceni, con lo scopo ultimo di terrorizzare e sottomettere questo popolo che ha già conosciuto un calvario: 150 mila vittime dall'ultima offensiva del 1999, quando nel paese abitavano ancora circa 400 mila ceceni, molti dei quali sono stati costretti all'esilio nelle repubbliche vicine. I militari russi, per rispondere alle ostilità dei ribelli ceceni, spesso invadono un villaggio e catturano i civili e, dal luglio 2001, hanno condotto dozzine di queste operazioni in tutta la Cecenia.  Molti di questi detenuti,  rilasciati dietro il pagamento di un riscatto da parte dei familiari, hanno dichiarato di essere stati ripetutamente torturati, altri invece scompaiono o vengono trovati morti e, secondo Human Rights Watch, la situazione si sta velocemente deteriorando.

Durante gli ultimi 10 mesi, le persone sono 'scomparse' al ritmo di una a settimana. Solo nel dicembre 2001 sono stati registrati più di 20 "desaparecidos". La mancanza di legge in Cecenia è il risultato del fallimento delle autorità russe nel punire i colpevoli. Le violazioni commesse durante alcune operazioni militari non sono neanche sotto investigazione.

È sconcertante che la Commissione dell'Onu per i diritti umani, perfettamente a conoscenza di questi fatti, continui a rifiutarsi di denunciare questa tragedia permanente, basando la propria condotta sul principio che la sovranità degli Stati non si tocca. Dopo l'11 Settembre, con l'adesione alla coalizione internazionale contro il terrorismo, la Russia ha ottenuto il silenzio dei governi occidentali in Cecenia. A causa di ciò i civili ceceni hanno perso ogni fiducia in Mosca, facendo fallire il processo di pace. Senza l'impegno e la pressione della comunità internazionale, la Russia potrà continuare a fare false promesse.










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