Dopo una trentennale guerra
d'indipendenza (1961-1991) l'Eritrea
è fromalmente diventata
indipendente dall'Etiopia nel 1993.
Da allora, mentre l'Etiopa è
diventato un super-feudo americano
(solo nel 1995 gli Usa hanno
destinato a questo paese il 48% di
tutti gli aiuti finanziari alle
nazioni africane, in cambio della
svendita dell'economia nazionale
alle multinazionali americane),
l'Eritrea ha imboccato con decisione
la strada dell'indipendenza
economica dal gigante americano e
dagli istituti finanziari
internazionali quali FMI e Banca
Mondiale, dando vita ad un inedito
quanto coraggioso modello di
sviluppo, basato sulle risorse e le
tradizioni locali, invece che sui
capitali e gli interessi stranieri.
Gli Usa, interessatissimi a
penetrare in un paese collocato in
una posizione geo-politicamente
strategica, hanno provato in tutti i
modi a "riportare alla
ragione" la ribelle Eritrea,
che però ha continuato ad opporre
una fiera resistenza, culminata nel
"no" di Asmara alla
concessione di basi militari agli
Usa.
Pochi mesi dopo, nel maggio del
1998, le truppe della
"fida" Etiopia, finanziate
da Usa e Israele, invadono
l'Eritrea, con il pretesto di
rivendicazioni di confine, un
argomento che in effetti ha sempre
contribuito a tenere alta la
tensione tra i due paesi.
Lo scopo, reso evidente dalle
offensive in profondità
dell'esercito etiope, assistito
dall'altro dai satelliti Usa, è
l'invasione e l'assogettamento
dell'Eritrea. Ma l'impresa non
riesce, e il conflitto si trasforma
in una logorante "guerra di
posizione", che ha causato
fin'ora almento 40mila morti e mezzo
miglioni di profughi.
Solo quando le truppe di Addis Abeba
si sono rese conto dell'impossibilità
di raggiiungere l'obiettivo, il
governo etiope si è mostrato
disponibile al dialogo, chiesto più
volte da Asmara, resa comunque ormai
capitale di un paese messo in
ginocchio da bombardamenti che hanno
distrutto tutte le più importanti
infrastrutture.