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COLOMBIA: Scheda
conflitto
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Colombia, guerra infinita
8 Giugno 2002
Il 26 maggio i colombiani hanno
eletto un nuovo presidente per dare
una speranza a una democrazia sotto
attacco, impoverita da una guerra
civile che a ritmo alterno va avanti
ormai da 38 anni
Dopo tre anni di negoziati, il 20
febbraio, il presidente colombiano
Andrea Pastrana ha interrotto senza
preavviso il processo di pace con le
Farc, Fuerzas armadas
revolucionarias de Colombia. Il
fallimento degli accordi di pace è
stato in gran parte causato dalla
cattiva impostazione iniziale del
dialogo tra le parti in conflitto.
Ben due anni se ne sono andati per
parlare della zona smilitarizzata da
assegnare ai guerriglieri, che poco
aveva a che fare con il processo di
pace. In questo modo si è perso
tempo prezioso in questioni formali
e la fiducia della gente è venuta
meno.
La dichiarazione di guerra alle Farc
ha soltanto reso ufficiale un
conflitto che da decenni non si è
mai interrotto: nel paese si
susseguono sequestri, attacchi
armati, esecuzioni, e l'angoscia è
diventata la compagna costante dei
colombiani. Subito dopo l'improvvisa
interruzione del processo di pace lo
scontro aperto tra Stato e Farc è
degenerato nella violenza: il 21
febbraio l'aviazione colombiana ha
bombardato l'area denominata
"zona di distensione"
sotto controllo delle Farc; in
quest'occasione gli obiettivi da
colpire sono stati localizzati, con
l'appoggio del Pentagono, da
Washington. Il 23 febbraio la
guerriglia ha rapito Ingrid
Betancourt, candidata dei Verdi alle
elezioni presidenziali, per
barattare la sua liberazione con
rilascio di alcuni ribelli
prigionieri. La leader dei Verdi, va
ad aggiungersi ai circa 800 ostaggi
ancora nelle mani delle Farc. Pochi
giorni dopo è stata trovata morta
la senatrice Martha Catalina Daniels,
torturata e uccisa mentre tentava di
negoziare la liberazione dei due
sequestrati. Il 17 marzo, ancora un
altro omicidio eccellente: due
sicari in moto colpiscono a morte,
Monsignor Isaias Duarte Cancino,
arcivescovo di Càli, da sempre
schierato contro i loschi affari che
fanno da contorno ai protagonisti
della guerra civile, primo tra tutti
il coinvolgimento nelle attività
dei narcotrafficanti, con i quali,
sia l'esercito che la guerriglia
hanno connivenze.
E' risaputo che sui fiumi dell'Amazzonia
scivolano barconi carichi di cemento
e benzina, destinati ai laboratori
di trasformazione della coca
nascosti nella selva, eppure
riescono a passare i controlli
militari indenni: è sufficiente
pagare. In questo modo i militari
rimediano le loro tangenti anche
sulla cocaina. Il giro di pesos è
così vorticoso e tentatore da dar
le vertigini anche a ufficiali senza
macchia. I comandi delle piazzaforti
calde sono sostituiti a ogni cambio
di stagione; la miglior cosa è
fissare un tetto: tre, quattro mesi
sono più che sufficienti per
accumulare fortune. Dalla parte
della guerriglia, le Farc e l'Eln (i
ribelli guevaristi dell'Esercito di
liberazione nazionale), si dividono
il campo. Assieme, il loro
insediamento ricopre fedelmente la
mappa delle piantagioni di coca. In
questa allarmante situazione, lo
scorso 2 maggio nella chiesa di
Bojayà è stato perpetrato il
peggior massacro della nuova fase di
guerra civile: il lancio all'interno
della chiesa di un cilindro
imbottito con esplosivo ad alto
potenziale che ha provocato una
strage. Il bilancio ufficiale parla
di 104 morti, di cui almeno 37 sono
bambini, ma altre 40 persone, per la
maggior parte guerriglieri,
sarebbero state sepolte anonimamente
nelle foreste che circondano il
paese. Nella chiesa avevano trovato
rifugio oltre 100 civili, mentre
erano in corso furiosi combattimenti
tra le formazioni paramilitari di
destra dell'Auc (Autodefensas unidas
de Colombia) e le Farc. I militari
hanno attribuito l'attentato alle
Farc, perché compiuto in linea con
la loro strategia di
"distruzione totale" con
l'intento di esasperare l'oligarchia
al potere. Nell'attesa di conoscere
le vere responsabilità è opportuno
riscontrare che quest'ultimo grave
episodio rappresenta la diretta
conseguenza di uno scontro
accelerato dalla rottura delle
trattative tra guerriglia e governo
centrale e ad aumentare la tensione
giunge da Londra una notizia che se
trovasse conferma comproverebbe i
legami internazionali dei
guerriglieri colombiani: secondo il
quotidiano britannico The Daily
Telegraph uno dei leader dell'Ira
Padraig Wilson, molto vicino a Gerry
Adams, si è recato in Colombia, con
un passaporto falso, per incontrare
terroristi addestrati dal movimento
indipendentista irlandese in cambio
di soldi provenienti dal
narcotraffico.
In questo clima incandescente, il 26
maggio i colombiani chiamati alle
urne hanno eletto al primo turno il
nuovo presidente, il candidato
antiguerriglia Alvaro Uribe Vélez,
49 anni, liberale, ex governatore
della provincia di Antiochia, la
roccaforte industriale del paese. Le
principali proposte di Uribe, che ha
avuto il padre assassinato dalle
Farc, comprendono l'intervento
militare dall'esterno (per esempio
dei caschi blu dell'Onu),
l'annullamento del servizio militare
obbligatorio e la distribuzione a un
milione di colombiani di strumenti
di comunicazione collegati alle reti
delle forze armate per la
trasmissione di informazioni
relative alla sicurezza. La
maggioranza della popolazione
civile, esasperata dalle barbarie di
una guerra che dura da quasi
cinquanta anni, condivide queste
soluzioni con la speranza di porre
fine una volta per tutte al
conflitto. A loro volta i detrattori
accomunano Uribe ai paramilitari
delle Auc, che si distinguono nel
conflitto per la ferocia: secondo il
rapporto di Human Right Watch nel
2001 i paramilitari hanno compiuto
oltre mille omicidi, un numero
cinque volte maggiore di quello
degli assassinii attribuiti alle
Farc, e inoltre si sono resi
responsabili del 50 per cento degli
attentati ad esponenti politici. Ma
gli effetti di tutto ciò non si
limitano soltanto al campo
umanitario, nel Paese
latino-americano anche la situazione
finanziaria è in piena emergenza.
L'economia colombiana dissestata
dalla guerra infinita è al
collasso: fino a venti anni fa 39
persone su cento guadagnavano meno
di due dollari al giorno, nel 1999
erano 49 e oggi secondo la Banca
mondiale, sono 64. Di questi 27
milioni di poveri, uno su tre non ha
entrate sufficienti per coprire il
fabbisogno calorico per la
sopravvivenza.
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Un paese in
stato d'assedio |
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Gli attacchi della
guerriglia avvenuti lo scorso 7
agosto durante l'insediamento alla
presidenza della Colombia del duro
Alvaro Uribe Velez, che provocarono
21 morti e più di una sessantina di
feriti nel centro di Bogotà, hanno
precipitato l'intero paese
nell'emergenza nazionale. Infatti,
dopo le bombe delle Forze armate
rivoluzionarie della Colombia (Farc),
esplose vicino al palazzo
presidenziale mentre il
neopresidente pronunciava la formula
del giuramento di fedeltà alla
Repubblica, e dopo ripetuti scontri
in cui hanno perso la vita più di
cento persone, il nuovo governo ha
decretato, alla mezzanotte di
domenica 11 agosto, lo stato di
commociòn interior per 90 giorni,
una sorta di stato di emergenza,
annunciando, contemporaneamente, la
formazione di una rete di
informatori civili dell'esercito.
La misura d'emergenza sarà in
vigore per 90 giorni, al termine dei
quali l'esecutivo potrà prorogarla
per altri due periodi della stessa
durata, con l'accordo del Congresso.
Secondo la Costituzione, mentre il
provvedimento è in vigore, il
governo non potrà censurare la
stampa, né sciogliere il Congresso
o un altro organo pubblico e neanche
processare i civili nei tribunali
militari.
In pochi giorni si è registrata una
consistente crescita delle forze
armate voluta dal ministro della
Difesa Marta Lucia Ramirez, che
conta di procedere all'addestramento
di circa diecimila soldati e
poliziotti da utilizzare in fase di
copertura e di creare due brigate
mobili dell'esercito, ognuna di
tremila soldati, oltre ad aumentare
di centomila unità il numero degli
ausiliari della polizia. Il tutto
sarà finanziato da una tassa di
guerra, la cosiddetta "imposta
sul reddito", prevista dalla
Costituzione del 1991, in caso di
commociòn interior, che già è
stata applicata e con la quale il
governo valuta di raccogliere 800
milioni di dollari. L'"imposta
sul reddito", che diventerà
effettiva da ottobre, ammonterà
all'1,2 per cento e riguarderà
tutti coloro che hanno un reddito
superiore a sessantamila dollari.
Il "duro" Uribe, in ultima
misura, ha convocato un Consiglio
nazionale per la sicurezza in cui
"saranno esaminati eventuali
decreti per affrontare il terrorismo
nel Paese" e ha invocato
l'eventuale ricorso alla legge,
prevista dall'articolo 213 della
costituzione colombiana, la quale
autorizza il capo dello Stato a
sospendere le leggi incompatibili
con "lo stato d'emergenza in
caso di alterazione dell'ordine
pubblico suscettibile di minacciare
direttamente la stabilità
istituzionale e la sicurezza dello
Stato". Ad aggravare il clima
di repressione che si è diffuso in
tutto il paese c'è il recentissimo
progetto di distribuire armi alla
popolazione per l'autodifesa, al
fine di creare le "ronde
contadine".
Il neopresidente, che aveva promesso
in campagna elettorale una lotta
dura contro gli estremisti di
sinistra, subito dopo gli attentati
ha cercato anche di riabilitare le
forze paramilitari di destra che da
anni si oppongono ai guerriglieri
delle Farc e per realizzare il suo
intento ha presentato al parlamento
un referendum per proporre una
rappresentanza politica della
guerriglia nel Congresso. Il
suo progetto concedeva al governo la
facoltà di creare circoscrizioni
speciali di pace o nominare
direttamente un numero di
parlamentari incaricati di
rappresentare i gruppi coinvolti nei
negoziati, ma alla fine tutto si è
rivelato vano e perfino la Chiesa,
che si era offerta come mediatrice
proprio per avviare il dialogo del
governo con i gruppi paramilitari di
estrema destra, sembra aver fallito
la propria missione.
Il giorno prima della messa del
paese in stato d'assedio le Farc
erano state inserite nella lista
nera delle Organizzazioni
terroristiche straniere (Fto),
redatta dall’Ufficio
Antiterrorismo del Dipartimento di
Stato americano, che dall’1°
ottobre 1997, identifica i gruppi
terroristici stranieri ritenuti più
pericolosi, sulla decisione potrebbe
aver influito il sospetto degli
inquirenti colombiani che dietro
questi "spettacolari"
attacchi ci sarebbe l'Ira. Tale
ipotesi si basa sugli arresti di tre
presunti militanti dell'Esercito
Repubblicano Irlandese, effettuati
l'anno scorso nel Paese
sudamericano. Si pensa che i tre
adempissero una sorta di
"accordo di cooperazione"
con le Farc, un legame sui cui le
autorità stanno indagando da molto
tempo.
Le ultime notizie di uccisioni e
rastrellamenti di guerriglieri che
arrivano da Bogotà, sono la
conferma del fatto che in un paese
dell'America Latina è tornata la
"sinistra" sospensione
delle garanzie costituzionali che
giustificò diversi abusi nei
decenni passati. Ma nonostante il
ricorso "al pugno di
ferro" la crisi diventa sempre
più grave e la sua risoluzione
sempre più remota. La nuova tragica
escalation dello scontro getta
un'altra ombra sul poco luminoso
avvenire dei colombiani, poiché ora
incombe il pericolo
dell'internazionalizzazione del
conflitto, che potrebbe portare il
paese alla rovina totale.
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