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REPUBBLICA
CENTRAFRICANA: Scheda conflitto
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Dal 25 ottobre 2002 la Repubblica
Centrafricana è dilaniata da una
guerra civile che oppone i ribelli
di François Bozizé, ex- capo delle
forze armate, al presidente Félix
Patassé, in carica dal 1993,
rieletto sei anni dopo non senza
polemiche. È il sesto tentato colpo
di stato nei primi 9 anni di governo
parlamentare.
L'ultima insurrezione centrafricana
rispecchia tanti conflitti che
strangolano il continente dalla
decolonizzazione: nasce come
ammutinamento di parte dell'esercito
senza paga e degenera repentinamente
in colpo di stato; dopo il
fallimento della presa del potere si
instaura il caos in tutto il Paese
riaccendendo rivalse etniche,
nazionaliste e politiche.
I ribelli di Bozizé, all'alba del
25 ottobre, hanno messo a ferro e
fuoco la capitale Bangui per sei
giorni fino all'arrivo delle forze
del Movimento di Liberazione del
Congo (Mlc), chiamate in soccorso
dal presidente Patassé.
L'Mlc, formazione ribelle in patria,
ha cacciato con l'aiuto di un
contingente libico, di stanza per
proteggere Patassé dal maggio 2001,
i fedelissimi di Bozizé nella
regione nord occidentale del Paese
al confine con il Chad. Verso N'djambena,
capitale chadiana, partono gli
strali del governo centrafricano che
accusa i vicini di fomentare la
rivolta ( Bozizé soggiornò a
lungo nel Chad come ospite gradito
).
Nei primi giorni di novembre la
situazione sembrava ristabilita e si
parlava già di riconciliazione, ma
seppure sporadicamente i
combattimenti sono ripresi nel nord
ovest.
La Repubblica centrafricana diviene
ostaggio dei nemici del governo e
degli amici pericolosi venuti in
aiuto al capezzale di Patassé: i
3000 ribelli dell'Mlc si sono
macchiati di ruberie e stupri ai
danni della stessa popolazione per
cui si sono battuti; i militari di
Tripoli devono partire in attesa del
dispiegamento della forza di
interposizione della Comunità
economica degli Stati dell'Africa
centrale, guidata dal Gabon. In
questi giorni (3 gennaio 2003) 250
dei 350 militari previsti presidiano
Bangui.
Il Faca, le forze armate
centrafricane regolari, è a pezzi,
diviso al suo interno dalla
ribellione e male equipaggiato,
sembra non sia in grado di
difendersi dagli attacchi nemici e
di fatto controlla solo la capitale.
A causa dell'instabilità politica e
militare il territorio centrafricano
resta un'immensa no-man's land dove
numerosi saccheggi testimoniano la
libertà di movimento dei ribelli,
per nulla isolati nel quartiere
generale di Bossangoa.
Patassé ha richiesto l'aiuto della
Francia che però è già
invischiata con i suoi militari nel
pantano della Costa d'Avorio dal 19
settembre 2002.
Nessuno pare dedicare troppo interesse
alla Cenerentola d'Africa, ex-
colonia francese chiamata
Ubangui-Chari, uno dei Paesi più
poveri del mondo. 3 milioni e
mezzo di persone abitano 622.982
chilometri quadrati di altipiano,
situato proprio al centro del
continente senza sbocchi sul mare;
l'aspettativa di vita è bassa,
circa 45 anni e il 15 per cento
della popolazione ha contratto il
virus dell'Hiv.
Un territorio a forma
triangolo, ricco di foreste, e di
una fauna unica al mondo non ancora
sfruttato dall'inattiva
industria del turismo: in CAR si
vive di agricoltura e di
esportazione di legname e di
diamanti (di origine alluvionare,
perfetti per le gioiellerie
occidentali). Non a caso il 62 per
cento delle esportazioni volano
verso il Belgio, dove ad
Anversa si lavorano da secoli i
preziosi minerali.
La turbolenta situazione della
Repubblica Centrafrica mette ancora
più in ginocchio la fragile
economia, che viaggiava intorno al
1,8 per cento di crescita secondo
gli osservatori internazionali. Il
Paese non ha mai conosciuto una vera
democrazia essendo cresciuto sotto
l'ombra del dispotismo dei tiranni
di turno dall'indipendenza dalla
Francia (1960). Ripercussioni di mal
governo costellano la storia
nazionale: come l'abrogazione
della costituzione e la bancarotta
del 1962, durante il regime di David
Dacko, seguite all'instaurazione
del tristemente celebre dittatore
Bokassa (1965), autoproclamatosi
imperatore nel 1972. Deposto il
nuovo dissanguatore delle
finanze pubbliche nel 1977 torna in
sella al potere David Dacko,
sostenuto dai commandos francesi,
fino al golpe del generale Andrée
Kolingba (1981). Il primo
governo civile formato da Patassé,
tornato da 10 anni di esilio in
Togo, vincitore delle elezioni
indette da Kolingba nel 1993, nasce
sotto altri auspici, ma nonostante
l'esistenza del multipartitismo la
vocazione autoritaria del presidente
in carica ha impedito una svolta
nelle tanto agognata riconciliazione
nazionale.
Le elezioni del 1999 sono state
viziate da brogli e da intimidazioni
che hanno ricompattato i frondisti
di Kolingba e Bozizé, entrambi in
esilio. Dopo due mesi di crisi la
posizione di Patassé è sempre più
precaria assediato dalle proteste
dell'opposizione, della popolazione
di Bangui, dai ribelli di Bozizé,
dalle malefatte degli alleati del
Mlc e dal silenzio internazionale.
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