Sacre Scritture
Verbo fatto carne parla le Parole di Dio
Nel Vangelo si afferma che il Verbo è Dio stesso. Questa Parola è la manifestazione di Dio nella creazione e nella storia.
(Gv 1.1).
Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, in modo che il servo di Dio possa essere ben preparato per ogni opera buona".
(2 Timoteo 3:16-17).
La Parola di Dio è la rivelazione di Dio, della sua vita, del suo amore e della sua azione, e Gesù è il Verbo incarnato che ha rivelato all'uomo Dio.
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La parola di Dio
La parola di Dio è viva, efficace ed è più mordente di una spada a doppio taglio. È una parola che realizza ciò che dice e quando ci raggiunge è come una medicina. In effetti il nostro essere è un insieme di luce e di tenebre, di bene e di male, di vero e di falso, di buono e di cattivo, ed è la parola di Dio che opera la rottura, la separazione, divide e cambia. Con la sua potenza penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, ci fa vedere i sentimenti e i pensieri del nostro cuore.
Talvolta non siamo nemmeno coscienti di quali siano i nostri sentimenti, perché non sentiamo nulla, siamo freddi e indifferenti alla voce della coscienza che è l’espressione dell’anima, della nostra parte più profonda, dove risiedono gli affetti, i desideri, le aspettative, le speranze più belle, quella parte che è viva, capace di formulare i pensieri.
Talvolta non abbiamo il tempo, o la voglia di imparare a formulare o di ascoltare questi pensieri, perché siamo distratti o attratti dalle cose di questo mondo; così continuiamo a perdere quell’ordine interiore al quale Dio ci chiama, così arriviamo alla sera che siamo vuoti, circondati dall’aridità del deserto dei sentimenti, smarriti nel nulla interiore.
Abbiamo bisogno della parola di Dio per ricominciare a percepire quell’afflato interiore, che è la voce di Dio che ci parla attraverso la coscienza, che ci ammaestra, ci illumina, ci conferma e talvolta ci rimprovera.
Abbiamo bisogno di sentire la Sua voce per combattere l’intorpidimento della coscienza, che ci impedisce di percepire la verità. In che modo possiamo mettere in discussione le nostre cattive azioni? Come possiamo correggerci, se non sentiamo la voce della coscienza?
La parola di Dio, quando opera, ci parla dei Suoi desideri e ci indica le Sue attese e le Sue aspettative su di noi. Dio ha un progetto per tutti noi, non solo a lungo raggio, ma istante per istante e sta aspettando proprio ora qualcosa da ognuno di noi: alla fine della giornata, se saremo stati capaci di interrogare la nostra coscienza, scopriremo che ci aspettava proprio lì e non siamo andati via, oppure che ci chiedeva questo e non l’abbiamo fatto.
Molti si chiedono se esiste l’inferno e soprattutto come è. Se potessimo vederne anche solo una piccola parte oppure se ci fosse concesso di chiedere ad un dannato come vive in quella realtà, forse non saremmo così scettici; tuttavia, per immaginare quali tormenti attanagliano i dannati, basti pensare cosa provocano i rimorsi e il pungolo della coscienza per i quali si perde il sonno, non si ha pace né riposo per la mente.
Potremmo affermare che l’inferno interiore è l’amore tradito, il non aver corrisposto ad una attesa d’amore, il sapere coscientemente che qualcuno che ci ama ci stava attendendo, si aspettava da noi che lo considerassimo come noi stessi e non l’abbiamo fatto. L’inferno interiori è quel gusto amarissimo che si sente dentro per aver fallito completamente.
E solitamente, quando questo accade dopo aver calpestato i sentimenti altrui, ce la raccontiamo, ce la rigiriamo e ce ne dimentichiamo, perdendoci in altre cose effimere; questa è la formula che spesso adottiamo per narcotizzare la nostra coscienza.
Un giorno però, quando saremo davanti a Dio, non ci saranno più gli svaghi del mondo, ci sarà solo la verità per la quale il Signore ci chiederà e dirà: “di questo amore immenso che ti ho dato, cosa ne hai fatto? Come hai corrisposto a questo amore?” Tutto si giocherà lì e quindi dobbiamo imparare ogni giorno a meditare sul nostro operato e a fare un sincero esame di coscienza.
La Parola di Dio non ha alcuna utilità se non educa e non mette le basi per una vita diversa, se non formula propositi nuovi. Quello che conta è la propria disposizione di voler ascoltare, con il cuore libero e desideroso di dire: "Signore qualunque cosa mi chiedi la farò, fosse anche la cosa più difficile del mondo, io la farò, la devo fare!".
Bisogna considerare quella Parola come una parola detta direttamente a se stessi, voluta per me in quel preciso momento della mia vita, che si deve tradurre in un proposito serio, un punto di non ritorno, altrimenti tutto è inutile.
Come sono inutili le preghiere, se una volta recitate non producono un cambiamento della propria vita, anche solo un piccolo passo ogni giorno. Occorre saper rinunciare alle cose che ci incatenano ai desideri, alle bramosie, alle lussurie.
Siamo molto inclini al compromesso per far assopire la coscienza; così pure nella consapevolezza delle nostre debolezze, dei nostri peccati non facciamo nulla, al massimo andiamo a confessarlo. Ma non basta, anzi questo potrebbe essere un’ulteriore mancanza: il problema è che c’è di mezzo l’amore, il quale non ammette esitazioni.
La parola di Dio è dunque una spada a doppio taglio che dice a ognuno di noi: “ora che tu conosci ciò che è bene e ciò che è male, devi scegliere da che parte stare.” Dobbiamo imparare a scegliere, a saper dire di no, anche se ciò dovesse significare rinunciare a malincuore a qualcosa o a qualcuno. Dobbiamo scegliere se seguire Dio o gli uomini.
Se ci incammineremo alla sequela di Dio, la Sua parola sarà viva, ci aiuterà nel cammino della vita e ci trasformerà.