Timore di Dio


Dono dello Spirito

Monastero

Nel contesto religioso, il "Timore di Dio” è considerato uno dei sette doni dello Spirito Santo

Il timore di Dio agisce come una bussola morale, guidando le nostre azioni e aiutandoci a distinguere il bene dal male. Un faro che illumina il nostro cammino nelle tenebre, aiutandoci a evitare gli ostacoli del peccato e a navigare verso la retta via.

Il timore di Dio non è solo un sentimento, ma una fonte di saggezza e di guida morale. Il timore di Dio è un pilastro fondamentale della nostra esistenza.

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Timore di Dio

Se desideriamo vivere una vita con una forza inesauribile e con una fede incrollabile, dobbiamo temere Dio. Questa paura è descritta per la prima volta in Genesi 3,6-10: «Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: “Dove sei?”. Rispose: “Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”».

Eppure sia l’uomo sia la donna erano stati avvertiti che se avessero mangiato di quel frutto sarebbero morti, ma hanno deliberatamente ignorato il monito, non credendoci fino in fondo. Ancora oggi sono molti quelli che hanno escluso dalla loro vita il timore di Dio; credono in un Gesù gentile compassionevole e amorevole, e si sono scordati del Gesù furioso che impugnò la frusta e scacciò tutti i mercanti dal tempio: costoro ebbero grande timore quando sperimentarono il Suo sdegno e in Lui videro l’infinita grandezza di Dio.

Il timore di Dio, in sintesi, deriva dall’amore per Dio, e dal rispetto che viene dalla coscienza della sua trascendenza e della sua grandezza, dal comprendere interiormente che Dio è infinito ed è l’Onnipotente, mentre noi siamo un “nulla” nei Suoi confronti. Il timore di Dio ci porta a considerare che Egli è il nostro creatore, la nostra giustizia e la nostra protezione. Quando comprendiamo chi Egli è realmente, nasce in noi il desiderio di conoscerlo di più, di amarlo di più e di accrescere la relazione con Lui in rispettoso riconoscimento della Sua potenza.

Il timore di Dio deriva anche dalla consapevolezza di essere sempre sotto lo sguardo dell’Onnipotente, che sarà alla fine dei tempi il giudice delle nostre azioni; per questo coltivare un “sano” timore di Dio può diventare il sentimento che ci tiene lontano dal male e ci spinge a servirLo compiendo la Sua volontà.

«Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie» (Sal 127, 1) e, come riporta Salomone nei Proverbi, «se appunto invocherai l'intelligenza e chiamerai la saggezza, se la ricercherai come l'argento e per essa scaverai come per i tesori, allora comprenderai il timore del Signore e troverai la scienza di Dio, perché il Signore dà la sapienza, dalla sua bocca esce scienza e prudenza»
(Pro 2,3-6).

Solo così si perviene al timore di Dio attraverso il dono della sapienza, badando bene di non confondere il timore di Dio con lo spavento naturale: si impara a conoscerlo e riconoscerlo con l’osservare i comandamenti, con il condurre una vita innocente e con il ricercare sempre la verità.

Il timore di Dio ci porta ad ascoltare i Suoi ammonimenti, ad obbedire ai Suoi comandamenti e a fidarsi delle Sue promesse. Ascoltiamo, dunque, la Scrittura che dice: «Ora Israele, che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se non che tu tema il Signore tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu ami e serva il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima, che tu osservi i comandi del Signore e le sue leggi, perché ne venga bene a te?»
(Dt 10,12).

Senza il dono del timore di Dio si cade nell’insicurezza, nell’arroganza, nella tristezza e ci ritroviamo persi, come un piccolo atomo nell’universo. Dipendere da Dio invece ci dà un senso di fiducia; e fare la volontà di questo Padre non è un’utopia, ma una possibilità concreta, perché siamo figli suoi: lo Spirito di Cristo è anche in noi.

Il timore di Dio ci rende umili dinanzi alla Sua grandezza, poiché l’umiltà non nasce dal pensiero e dalla sola consapevolezza dei nostri peccati, ma dal confronto con l’immensità e l’onnipotenza di Dio. Per questo, nel salmo 49, Dio-Padre rimprovera il figlio-peccatore, mettendolo prudentemente in guardia: «tu vai con gli adulteri, tu rubi, tu menti; e poi: te la ridi di me, ma credi che io sia come te, che io ti approvi? Ti sbagli, io non sono come te e allora rientra in te stesso, diventa saggio e impara di nuovo a non essere tanto disinvolto con la mia legge, obbedisci come ha fatto mio Figlio».