Perseverare nella fede
Chiesa Cattolica romana
La fede, secondo la Chiesa Cattolica roamna, è una virtù teologale.
La fede è basata sulla verità divina e induce a credere in Dio e di accettare tutto ciò che Egli ha rivelato.
La fede è un dono di Dio che ci aiuta a vivere secondo la sua volontà.
La vita cristiana è una vita di fede e perseveranza, senza non c’è salvezza.
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Saldi nella fede
Già nelle prime comunità cristiane non mancavano le persecuzioni come riportano gli Atti degli apostoli: «Alcuni Giudei, persuasero la folla. Essi presero Paolo a sassate e quindi lo trascinarono fuori della città, credendolo morto […]. Il giorno dopo Paolo partì con Barnaba alla volta di Derbe. Dopo aver annunziato il Vangelo a quella città e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icòno e Antiochia, rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio»
[1 Atti 14,19-22].
Questi avvertimenti del Vangelo, sia da parte degli apostoli che da parte di Gesù, ci possono servire anche oggi perché, seppur non siamo perseguitati, siamo tuttavia in un tempo di grande tribolazione.
Oggi nel mondo si stimano in circa ottomila i cristiani che vengono uccisi all’anno, e noi pensiamo di essere dispensati da queste storie terribili, da questo genocidio cristiano, che costantemente è sotto i nostri occhi, che passa sotto silenzio e indifferenza perché non interessa niente a nessuno che queste persone vengano massacrate, persone che non meritavano di vivere perché cristiane.
E se dovesse capitare anche a noi saremo pronti? Saremo saldi nella fede in quel giorno? Chissà se veramente abbiamo la fede? Da certi cristiani oggi si sentono fare certi discorsi di conformismo, di perbenismo, di interesse. Siamo in una società dalla dilagante dittatura del pensiero unico, se non costringe i corpi, costringe le anime e le menti a parlare e a comportarsi in un certo modo, mentre altre cose non si possono nominare, non si possono scrivere, non possono essere discusse.
Nei tempi passati si bruciavano i libri e li bruciavano per fanatismo ideologico, ora in questa nostra società si preferisce fare altri tipi di falò: si brucia il pensiero, si brucia la libertà di parola, la libertà di poter manifestare il proprio dissenso.
Tuttavia nel passato quanti avvertimenti avevamo ricevuto? I veri seguaci di Cristo ci ammonivano di fare attenzione a questo o a quello, di non allontanarci e non abbandonare Dio, di fare attenzione a non scendere a compromessi sui principii che non erano negoziabili. Non abbiamo voluto ascoltare e seguire questi insegnamenti, abbiamo invece negoziato sui principii sui quali non bisognava negoziare e su quelli che bisognava discutere siamo stati zitti. Proprio perché ognuno pensava per la propria vita, pensava a salvare la propria pelle, a non avere problemi.
Di questi tempi, scorrendo le notizie sui mezzi di informazione, ci si imbatte in una carrellata di cose terribili: ma dove è finita la speranza? La speranza non è sicuramente un raggio di sole che arriva chissà da dove, la speranza siamo noi, noi che crediamo e preghiamo nel Dio vivente: è lì la speranza, Gesù si serve di noi per portare la speranza a questo mondo.
Il problema è capire se siamo saldi e se sappiamo reggere alle molte tribolazioni che incontriamo. E allora diventa assolutamente necessario andare oltre, scoprire la nostra vita di fede. La fede non è una abitudine o una superstizione, altrimenti è fideismo; la fede è un’altra cosa, altrimenti come potrà reggere il confronto con le false verità che ci circondano? Se è labile, subito si accascia, cede il passo al compromesso su tutto, accetta qualunque cosa, anche perché non conosce le verità di Dio. Cosa sappiamo della nostra fede? Quanto tempo dedichiamo ad approfondirla?
Il punto fondamentale di tutta la questione è uno solo, la vita eterna. Qui sulla terra possiamo disquisire quanto vogliamo, possiamo non essere d’accordo, pensarla in un altro modo, o ritenere che questo è troppo difficile o arduo. Ma arriverà il giorno in cui moriremo e lì cosa diremo a Dio? Quel Giudizio sarà “per sempre” e quali ragioni porteremo? Che scuse addurremmo per sostenere le nostre inerzie, le nostre pigrizie, i nostri ritardi? Che cosa diremo al nostro Signore che è morto in croce per noi e che costantemente ci ha chiamati?
Forse la pandemia che flagella il mondo e gli altri eventi che stanno accadendo, sono un aiuto provvidenziale, un invito a fare un esame di coscienza profondo sulla nostra vita per prepararci a questo incontro e a chiederci: se io fosse stato al posto di questi sfortunati fratelli, sarei stato pronto a questo incontro con Dio?.