LAVORO
E ANTICHI MESTIERI
All’inizio del Novecento e sino alla fine della seconda guerra mondiale il lavoro nei nostri paesi era basato soprattutto sull’agricoltura.
Nell'ambito di un'economia di sussistenza, i mestieri rispondevano anche alla necessità di fornirsi autonomamente di beni indispensabili alla vita, come cibo, indumenti, calzature, attrezzi da lavoro.
Il lavoro nei campi impegnava tutti, uomini, donne e ragazzi, con compiti,
tuttavia, diversificati; Gli uomini aravano, seminavano, potavano, bagnavano la vigna, mentre le donne zappavano e raccoglievano la legna.
Fino agli anni ’50 la terra veniva lavorata seguendo rigorosamente le fasi lunari. I prodotti che non dovevano crescere al di fuori della terra venivano seminati durante la luna vecchia, come cipolle, carote, patate e aglio, mentre in luna nuova si seminavano fagioli, piselli ed altri ortaggi, ovvero tutto quello che cresceva. Nei lavori di campagna si utilizzavano gli attrezzi tradizionali costruiti in legno e in ferro degli
artigiani locali, quali il falegname e il fabbro. Certamente quando si trattava di lavorare il legno per usi quotidiani o creare strumenti per il lavoro agricolo, la famiglia contadina svolgeva autonomamente molte attività artigianali a casa propria e queste incombenze erano affidate, di norma, a chi in un dato periodo si trovava libero dal suo abituale lavoro dei campi.
Per arare il campo si utilizzava l’aratro trainato da due buoi o da due mucche così il solco restava più profondo e il seme aveva maggior umidità. Dopo aver sparso la semenza, ossia parte del raccolto conservato, si livellava il terreno con l’erpice. Erano, questi, tutti lavori pesanti, che richiedevano notevole resistenza alla fatica.
Il grano, prima che arrivassero le trebbiatrici, veniva raccolto a fine Giugno con la falce.
mietitura
Successivamente veniva portato nell’aia e battuto con il “correggiato”: un bastone con cinghie di cuoio. Allo stesso modo si procedeva con gli altri cereali seminati: l’orzo e la biada.
La paglia veniva legata e si ripulivano i semi, mentre una parte veniva conservata per legare quella del taglio successivo. Il fieno veniva tagliato a mano con la ranza e si facevano quattro tagli all'anno.
Dopo aver tagliato il frumento si seminava il granoturco più piccolo la cui farina veniva usata per fare la polenta. Le pannocchie venivano portate nelle stalle dove si tagliavano le brattee e i resti venivano portati sul balcone di casa per farli seccare, dopodichè veniva sgranato e il
“mulon” veniva bruciato nel camino, mentre la malgascia
veniva data alle mucche.
Fino agli anni ’20 nelle nostre zone si coltivava anche la colza, che si piantava in Agosto, si trapiantava in autunno e si raccoglieva a Giugno.
Una fonte di guadagno per la famiglia contadina era garantita dall’allevamento dei
bachi da seta
, che si nutrivano con le foglie di gelso fino a quando non si arrampicavano sul ramo della pianta per formare il bozzolo. Il ricavato della vendita serviva per pagare le spesa di casa. Per arrotondate il magro borsellino, molto diffuso dalle nostre parti era anche la monda del riso e per questo lavoro era costume che ogni famiglia mandasse nelle campagne della bassa novarese almeno un componente del nucleo, spesso le giovinette.
A Febbraio con l’uccisione del maiale, pratica che durava tutto il giorno, si ricavavano i salami della duja, condimento e lardo per tutto l’anno. Il giorno dell’uccisione era una grande festa, specie alla sera quando si mangiava tutti insieme la carne, che viceversa poche volte era presente sul desco.
Per Natale, non essendo ancora pronto il maiale, si uccideva l'oca
e si preparavano i salami d’oca.
I prodotti più comuni dell’alimentazione giornaliera erano il riso, il riso e latte, la minestra di riso. La pasta, invece, era considerata un lusso allora e non faceva parte della dieta alimentare, che ora comunemente si definisce "mediterranea".
A partire dagli anni Trenta parecchi giovani dei nostri paesi, uomini e donne, si recavano a lavorare nel Biellese, dove si stava sviluppando l'industria laniera e tessile. In zona assorbiva forza lavoro il
Molino Saini, un consorzio agricolo situato tra Fontaneto e Cressa, e per un breve periodo, a Fontaneto, un laboratorio di pietre per orologi.
vedi:
Grafici
sull'andamento dei raccolti agricoli
dal 1890 al 1904
|