IL MAIALE

 

A febbraio si uccideva il maiale. Di solito lo si comprava l’anno precedente, in marzo o aprile, in modo che dopo dieci o undici mesi fosse ben cresciuto. Ci si aiutava tra parenti o vicini di casa. Si chiamava il macellaio della frazione e si preparava tanta acqua bollente.
La fase più delicata era quella di condurlo al “patibolo”. Bisognava farlo con calma, in modo che non capisse l’approssimarsi dell’ultimo suo giorno. Era risaputo che se il maiale si ribellava, la carne perdeva di sapore e non si conservava bene. Infatti l’aumento di adrenalina nel sangue, dovuto ad una lunga agonia, influisce sulle qualità delle carni macellate. Si escogitava quindi di ucciderlo con un colpo secco in testa, inferto con un mazzuolo e un punteruolo.
Una volta ucciso lo si appendeva a testa in giù per far colare tutto il sangue e per poterlo ripulire dai peli con l’acqua bollente e con un attrezzo metallico. Nel frattempo veniva don Agapito a benedirlo, poi si iniziava a squartarlo. Le parti migliori venivano conservate, mentre le altre venivano tagliate a misura giusta per essere macinate, mescolate con sale, pepe e aromi, e insaccate nelle stessa budella del maiale dopo averle lavate con acqua e aceto e fatte bene asciugare.
Si facevano anche i salami con una parte di carne e una parte di patate bollite e schiacciate: un salame più leggero, adatto ai bambini.

 



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