LE OCHE

 

Dopo un matrimonio, se nasceva una femmina, si compravano due oche, le quali, anno dopo anno, aumentavano di numero fino a quando avrebbero potuto fornire quei quaranta- cinquanta Kg di piumino, sufficienti per confezionare i materassi e i cuscini da dare in dote alla nuova sposa. Se l’allevamento procedeva bene e nascevano tante paperelle, “con la testa rivolta a Oleggio”, dopo un mese le si portava a vendere ai mercati. Le oche erano facili da condurre, tanto che i bambini stessi le guidavano nei prati vicini alla Pieve, che la toponomastica ricorda come “prati delle oche”. Poi c’era a disposizione la Meja per farle sguazzare, prima di riportarle a casa. Molti ammazzavano le oche per Natale. Le parti piu’ grosse, come le cosce e il petto, venivano conservate con lo stesso grasso d’oca che si separava con la bollitura. 
Le parti piu’ piccole si tagliuzzavano ulteriormente per fare Ciccioli (gratuign) .
Sia questi che i pezzi grossi si conservavano a lungo e spesse volte si mangiava carne per tutto l’inverno, ma solo una volta alla settimana, e si faceva il risotto con il grasso avanzato.

 



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