L'ALLEVAMENTO DEI BACHI DA SETA

 

L’allevamento del baco da seta, la cui origine sui libri viene collocata intorno al VI secolo, si diffuse in Italia nel XII secolo. Noi non conosciamo quando sia stata introdotta a Fontaneto, ma possiamo immaginare che il merito vada ai monaci Benedettini che qui si stabilirono nei primissimi anni del X secolo che, fra alterne vicende e per diversi secoli, fecero sentire la loro presenza sul territorio di Fontaneto. I primissima dati in nostro possesso risalgono ai primi anni del 1813 (A. Rizzi – Aspetti economici di Novara e del Novarese 1750-1870). Inoltre possiamo ricavare altre notizie dalla tabella “Rochis” del bestiame e dei prodotti alimentari – Provincia di Novara (1824-25) che ci informa sulla situazione della produzione dei bozzoli. Fontaneto, un paese con la popolazione complessiva di 2410 abitanti, aveva come prodotto totale 5323 rubbi, superato nella provincia di Novara solamente da:

  • Castelletto Ticino 44935 rubbi
  • Agrate 40370 rubbi
  • Divignano 10780 rubbi

Notizie più recenti, informazioni ricavate dalle interviste ai nostri nonni, o dai loro libri, ci mettono al corrente che il baco da seta (filugello o bombice del gelso) è chiamato in dialetto Fontanetese “bugat” ed è la larva di una farfalla notturna. 
La signora Maria Teruggi raccontava che fino a 50 anni fa quasi in tutte le cascine, le donne allevavano il baco, provvedendo alla cura, all’alimentazione dei “bugat”. Ciò che interessava era il bozzolo, quindi l’allevamento aveva inizio con l’acquisto del seme e termine con la vendita dei bozzoli.
L’acquisto dei piccoli bruchi dipendeva dall’ampiezza del locale a disposizione. Normalmente nei cascinali si acquistavano una o due once, ma nella grande tenuta del signor Dulio, l’acquisto era in rapporto alle piante di gelso che venivano coltivate. La nascita dei bugatti avveniva quando le foglie di gelso ricominciavano a divenire più ampie e le once di seme erano circa 131.
Le nostre nonne ricordano che il baco da seta compiva quattro mute (dormie) alternate a periodi dove mangiavano molto (mangia). Durante le mute il baco si riposava e cambiava la pelle.
La prima muta serviva come indicazione perché dopo otto giorni avveniva la seconda che durava quattro giorni. Dopo la seconda il baco compiva altre due mute. La prima, chiamata terza, durava quattro giorni e la seconda, chiamata quarta durava da 5 a 7 giorni.
Dopo ogni muta i bachi erano sempre più grossi e avevano molta più fame, ne abbiamo un esempio anche da alcune righe di una poesia di Don Modesto Platini “Quanta mangia e dormia di bugat!”
“Quanto mangiare e dormire di bachi!”.
Dopo la quarta muta il baco è pronto per salire al bosco, cioè per andare su alcuni scopettoni d’erica secca (stram). Il bosco doveva essere ben fatto per una buona riuscita del bozzolo. Il loro numero variava in rapporto alla quantità di bachi da allevare. Questo momento era il più bello, così dicevano le nonne, perché si vedevano tanti bachi che si arrampicavano assieme per tessersi il bozzolo. Il bozzolo era la parte finale e lo scopo dell’allevamento. Esso poteva essere: giallo, bianco o verde; rotondo, ovale o bislungo.
Per allevare il baco ci voleva tanta pazienza perché occorrevano sempre foglie fresche e sane. Le foglie con le quali si nutrivano erano quelle di gelso (gelso = muron).
Quando i bachi erano ancora piccoli si doveva tritare la foglia molto finemente con un coltello apposito (tritaro) man mano che i bachi crescevano, la foglia veniva tritata sempre più spessa, fino a quando non si tritava più.
Gli allevatori cercavano di farli sviluppare in fretta dandogli 3 o 4 volte al giorno le porzioni, sempre abbondanti di foglie.
Alcune volte i gelsi si ammalavano: o marcivano le radici o venivano attaccati da parassiti. Per cacciare i parassiti si usava lo zolfo. Per avere delle piante rigogliose bisognava potarle e concimarle. La potatura avveniva in autunno o in primavera, mentre la concimazione avveniva quando si concimavano i campi, perché i gelsi erano disposti in filari lungo i campi. Le more dei gelsi venivano mangiate dai ragazzi, solo raramente si usavano per fare la marmellata.
I rami potati servivano per il riscaldamento. Gli allevatori acquistavano i piccoli bruchi a S. Giovanni (una località del comune di Cressa ma molto vicina al nostro paese).
Il locale dedito alla bachicoltura veniva disinfettato con la calce e doveva essere ben areato e poco umido. I bachi per tutto il periodo della crescita venivano messi su dei graticci (cardisci). Su di essi veniva stessa della carta da pacchi sulla quale erano messe le foglie.
Al momento della quarta muta si metteva della carta forata sulla quale si appoggiavano foglie più grandi. I bachi precoci salivano attraverso i fori e si attaccavano alle foglie.
Per dividere i bachi precoci dagli altri si spostavano quelli attaccati alle foglie finché tutti avevano compiuto la quarta muta.
Il locale doveva essere ben areato, ma anche caldo e, dove no esistevano i vetri sulle finestre si mettevano delle carte oleate al posto delle finestre.
Quando in casa si allevavano i bachi bisognava continuamente curarli e aspettare, cambiandogli sempre il letto, le quattro mute.
Inoltre la signora Luigina Albertinazzi ricorda che con un’oncia di semi si riempivano dieci letti.
Ma l’allevamento del baco da seta non era sempre rigoglioso, perché i bachi venivano colpiti dal calcino (caucin) e quando le donne si accorgevano che gran parte dei bachi erano colpiti da questa malattia non li curavano più.
Oltre al calcino i bachi, alcune volte, non riuscivano a tessere il bozzolo intero e così, ricorda Maria Teruggi, lo bollivano, la asciugavano e ne ricavavano le fibre che, di conseguenza lavoravano.
Dopo una lunga attesa e attente cure, i bozzoli erano pronti per essere venduti a S.Giovanni dove c’erano forni e telai. Con il ricavato dalla vendita dei bozzoli si comprava qualche scatola di tonno e si faceva il pranzo “regalato dai bachi”.

 

Grafici Bachicoltura

Grafico 1
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Grafico 2
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Grafico 3
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VARIAZIONE DEL PRODOTTO MEDIO PER ONCIA NEGLI ANNI 1894 –1904. Dati desunti dal registro di gestione della proprietà Dulio – Archivio di Stato

VARIAZIONE DALLA QUANTITA’ DI SEMI DI BACHI COLTIVATE (ONCE) NELL’ARCO DI 15 ANNI.
Dati desunti dal registro di gestione della proprietà Dulio – Archivio di Stato

VARIAZIONE DEL PRODOTTO, IN KG, NELL’ARCO DI 15 ANNI. (1890-1904). Dati desunti dal registro di gestione della proprietà Dulio – Archivio di Stato

 

 

 

 



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