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ITINERARIO GASTRONOMICO NEL NOSTRO TERRITORIO

 

 

 

A proposito di specialità culinarie proponiamo un possibile itinerario gastronomico. Partiamo dalla Paniscia che ci fermiamo a mangiare a Novara. Tutti sanno che si tratta di un risotto cucinato con un soffritto di lardo, verdure e salame della “Duja”. Non esiste una vera ricetta codificata; ogni cuoco Novarese possiede un suo metodo, più o meno segreto. Se poi ci fermiamo in qualche trattoria fra le risaie che circondano la città, possiamo gustare le rane fritte ripiene o “in guazzetto” che costituiscono una pietanza decisamente originale. Qualcuno sostiene anche che, con il riso (“riss e rani”), facciano un piatto delicato e raffinatissimo.
Ovunque ci si trovi in provincia di Novara è, però, d’obbligo terminare il pasto con un pezzo di formaggio: è il momento del gorgonzola. È questo un prodotto nato dalla distrazione di un pastore, almeno così vuole la leggenda: questi, dimenticata la cagliata in cascina, la ritrovò tempo dopo trasformata in gorgonzola. Altri, invece, raccontano che questo formaggio sarebbe stato prodotto per la prima volta il latte delle mucche stanche ( “stracche” ): ne derivò un formaggio chiamato stracchino.
Prima di lasciare Novara, però, merita un assaggio il biscottino preparato con farina, zucchero e uova. È davvero ottimo. La maschera del capoluogo si ispira proprio a questo prodotto dolciario.
Allontanandosi da Novara, nella zona tra Momo e Oleggio, possiamo gustare il saporito piatto di cui, un tempo, i contadini si cibavano solo una volta all’anno: l’anatra arrosto, farcita con salsiccia o lardo, carni varie, riso e profumi.
Altro piatto del posto è la “Rustida”, succulento intingolo con lombata di maiale tagliata a pezzi, ideale accompagnata da una polenta. E poi, come non chiedere un bel “Salam d’la duja”, cioè un salamino sotto grasso da mangiare in compagnia, innaffiato da un vino rosso invecchiato. 
Se a questo punto qualcuno arriverà a Borgomanero, riuscirà ad assaggiare il “Tapulon” piatto a base di carne d’asino. Racconta la leggenda che, attorno all’anno mille, un gruppo di 13 pellegrini, di ritorno all’isola di S. Giulio, non avendo altro da mangiare, decisero di mangiarsi l’asino. La sua carne, però, era dura e fu necessario sminuzzarla. Leggenda storia che sia, il “Tapulon” si presenta come un saporito stufato di carne tritata speziata con aromi e annaffiato con un buon vino di Ghemme.

 

 

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